2010-12-15 14:37:59

Le conclusioni dell'incontro dei giovani di Taizé a Santiago del Cile


Gioia, compassione, perdono: sono le parole che scandiscono la “Lettera dal Cile”, scritta dal priore di Taizé, fratel Alois, in occasione del secondo Incontro internazionale dei giovani in America latina organizzato dalla comunità ecumenica a Santiago del Cile e conclusosi domenica scorsa. Il documento – di cui riferisce “L’Osservatore Romano” ha accompagnato i momenti salienti del “Pellegrinaggio di fiducia per una terra fraterna”, in particolare le preghiere comuni celebrate al Parque Quinta Normal, alle quali hanno partecipato circa 5 mila ragazzi provenienti da tutta l'America latina, dal Nord America e dall'Europa. Presenti anche venticinque giovani haitiani che hanno ricevuto manifestazioni di affetto e solidarietà per le gravi conseguenze che tuttora il loro Paese soffre dopo il catastrofico terremoto del 12 gennaio scorso. “Nella nostra vita - scrive fratel Alois nella Lettera - attraversiamo prove e sofferenze, talvolta per lunghi periodi. Ma vorremmo sempre cercare di ritrovare la gioia di vivere. Essa è risvegliata dalla sorpresa di un incontro, dalla costanza di un'amicizia, dalla creazione artistica, dalla bellezza della natura. Talvolta coloro che conoscono la povertà e la privazione sono capaci di una gioia di vivere del tutto spontanea, una gioia che resiste allo scoraggiamento”. Ma la gioia non dipende solo da circostanze momentanee; essa proviene dalla fiducia in Dio, dalla comunione con Dio. In particolare, spiega il priore di Taizé, “la gioia del Cristo risorto lo Spirito Santo l'ha deposta nel profondo del nostro essere. Essa è presente non solo quando tutto è facile. Quando ci troviamo di fronte a un compito esigente, la fatica può rianimare la gioia, e anche nelle prove essa può essere nascosta come la brace sotto la cenere, senza per questo spegnersi”. L'incontro di Santiago è stato caratterizzato da continui riferimenti alle gioie ma soprattutto ai dolori sofferti dai cileni nel 2010: dal sisma del 27 febbraio alle tensioni con il popolo mapuche, dal dramma a lieto fine dei trentratré minatori di San José fino alla recente tragedia avvenuta nel carcere di San Miguel dove per un incendio sono morti ottantuno detenuti. “Il terremoto di febbraio ha colpito soprattutto i poveri — ha detto fratel Alois — ma lo slancio di generosità che è salito dal profondo dell'anima ha permesso di comprendere quanto i cileni formino una sola famiglia, solidale nelle avversità”. Molti giovani sono andati ad aiutare quelli che avevano perduto casa e lavoro, donando il loro tempo e le loro energie per costruire piccole capanne di legno come alloggio temporaneo. La compassione, dunque, perché “l'opzione per la gioia è inseparabile dall'opzione per l'uomo”. Ma per necessario che sia l'aiuto materiale in certe situazioni d'urgenza, esso non basta. “Ciò che conta - sottolinea il priore di Taizé nella “Lettera dal Cile” - è rendere giustizia alle persone più sprovviste. I cristiani in America latina lo ricordano: la lotta contro la povertà è la lotta per la giustizia. La giustizia nelle relazioni internazionali, non l'assistenza”. Fra i momenti più significativi dell'incontro di Santiago, è da segnalare la concelebrazione ecumenica svoltasi venerdì 10 alla quale hanno partecipato l'arcivescovo di Santiago de Chile, cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, il presidente della Conferenza episcopale del Cile, Alejandro Goic Karmelic, il pastore David Muñoz, presidente della Fraternità ecumenica del Cile, e rappresentanti delle Chiese anglicana, luterana, evangelica, battista, cattolica antica, e della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. (R.G.)







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