Le conclusioni dell'incontro dei giovani di Taizé a Santiago del Cile
Gioia, compassione, perdono: sono le parole che scandiscono la “Lettera dal Cile”,
scritta dal priore di Taizé, fratel Alois, in occasione del secondo Incontro internazionale
dei giovani in America latina organizzato dalla comunità ecumenica a Santiago del
Cile e conclusosi domenica scorsa. Il documento – di cui riferisce “L’Osservatore
Romano” ha accompagnato i momenti salienti del “Pellegrinaggio di fiducia per una
terra fraterna”, in particolare le preghiere comuni celebrate al Parque Quinta Normal,
alle quali hanno partecipato circa 5 mila ragazzi provenienti da tutta l'America latina,
dal Nord America e dall'Europa. Presenti anche venticinque giovani haitiani che hanno
ricevuto manifestazioni di affetto e solidarietà per le gravi conseguenze che tuttora
il loro Paese soffre dopo il catastrofico terremoto del 12 gennaio scorso. “Nella
nostra vita - scrive fratel Alois nella Lettera - attraversiamo prove e sofferenze,
talvolta per lunghi periodi. Ma vorremmo sempre cercare di ritrovare la gioia di vivere.
Essa è risvegliata dalla sorpresa di un incontro, dalla costanza di un'amicizia, dalla
creazione artistica, dalla bellezza della natura. Talvolta coloro che conoscono la
povertà e la privazione sono capaci di una gioia di vivere del tutto spontanea, una
gioia che resiste allo scoraggiamento”. Ma la gioia non dipende solo da circostanze
momentanee; essa proviene dalla fiducia in Dio, dalla comunione con Dio. In particolare,
spiega il priore di Taizé, “la gioia del Cristo risorto lo Spirito Santo l'ha deposta
nel profondo del nostro essere. Essa è presente non solo quando tutto è facile. Quando
ci troviamo di fronte a un compito esigente, la fatica può rianimare la gioia, e anche
nelle prove essa può essere nascosta come la brace sotto la cenere, senza per questo
spegnersi”. L'incontro di Santiago è stato caratterizzato da continui riferimenti
alle gioie ma soprattutto ai dolori sofferti dai cileni nel 2010: dal sisma del 27
febbraio alle tensioni con il popolo mapuche, dal dramma a lieto fine dei trentratré
minatori di San José fino alla recente tragedia avvenuta nel carcere di San Miguel
dove per un incendio sono morti ottantuno detenuti. “Il terremoto di febbraio ha colpito
soprattutto i poveri — ha detto fratel Alois — ma lo slancio di generosità che è salito
dal profondo dell'anima ha permesso di comprendere quanto i cileni formino una sola
famiglia, solidale nelle avversità”. Molti giovani sono andati ad aiutare quelli che
avevano perduto casa e lavoro, donando il loro tempo e le loro energie per costruire
piccole capanne di legno come alloggio temporaneo. La compassione, dunque, perché
“l'opzione per la gioia è inseparabile dall'opzione per l'uomo”. Ma per necessario
che sia l'aiuto materiale in certe situazioni d'urgenza, esso non basta. “Ciò che
conta - sottolinea il priore di Taizé nella “Lettera dal Cile”- è rendere
giustizia alle persone più sprovviste. I cristiani in America latina lo ricordano:
la lotta contro la povertà è la lotta per la giustizia. La giustizia nelle relazioni
internazionali, non l'assistenza”. Fra i momenti più significativi dell'incontro di
Santiago, è da segnalare la concelebrazione ecumenica svoltasi venerdì 10 alla quale
hanno partecipato l'arcivescovo di Santiago de Chile, cardinale Francisco Javier Errázuriz
Ossa, il presidente della Conferenza episcopale del Cile, Alejandro Goic Karmelic,
il pastore David Muñoz, presidente della Fraternità ecumenica del Cile, e rappresentanti
delle Chiese anglicana, luterana, evangelica, battista, cattolica antica, e della
Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. (R.G.)