Iraq: rapita una studentessa cristiana. Aumentate le misure di sicurezza in vista
del Natale
In Iraq, una studentessa cristiana è stata sequestrata da un gruppo di terroristi.
La ragazza è stata rapita ieri e da allora si sono perse le sue tracce. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Una studentessa
cristiana di 21 anni, Rubila Aziz, è stata rapita ieri da uomini armati mentre si
trovava all’interno della propria abitazione a Mosul, nel nord dell’Iraq. Secondo
quanto rivela il sito cristiano iracheno “Ankawa”, i terroristi hanno fatto irruzione
nella casa della ragazza, studentessa dell’Istituto tecnico locale. In Iraq, intanto,
un numero sempre maggiore di cristiani iracheni sta lasciando le proprie abitazioni
per fuggire nel nord del Paese o all'estero a causa di una crescente ondata di violenza
contro la comunità cristiana. Il nuovo esodo di fedeli riguarda numerose famiglie
caldee e migliaia di residenti a Baghdad e Mosul. Dal governo iracheno arrivano
comunque delle risposte per cercare di difendere i cristiani dagli attacchi
degli estremisti. Recentemente, è stata creata una Commissione parlamentare
ed è stata anche istituita una task force della polizia per la protezione della
comunità cristiana irachena. In questi giorni, inoltre, si stanno erigendo
muri intorno alle chiese di Baghdad e Mosul. I punti di accesso alle parrocchie
sono controllati dalla polizia equipaggiata di scanner e metal detector. L’arcivescovo
di Erbil, mons. Bashar Warda, sottolinea che tali barriere protettive, pur dando l’impressione
di “entrare in un campo militare”, sono dei passi compiuti dall’esecutivo iracheno
per migliorare la sicurezza in vista del Natale.
Combattimenti in Afghanistan Ancora
scontri in Afghanistan: almeno 30 talebani sono rimasti uccisi ieri, in seguito ad
un’operazione congiunta compiuta da forze afghane e della Nato nella provincia di
Baghlan, nella parte settentrionale del Paese. Nella stessa zona, oggi è morto un
soldato dell’Isaf per lo scoppio di un ordigno.
Naufragio di un’imbarcazione
al largo delle coste australiane Almeno 30 morti al largo delle coste australiane
per il naufragio di un’imbarcazione carica di migranti. Ignota per il momento la loro
nazionalità ma Christmas Island, a soli 300 chilometri dall’Indonesia, rappresenta
il primo approdo per molti richiedenti asilo iracheni, afghani e cingalesi. Il servizio
di Salvatore Sabatino:
"Eravamo
in tanti a cercare di trarli in salvo, ma è stato tutto inutile". Le testimonianze
dei soccorritori sono drammatiche. Sono gli abitanti di Christmas Island a raccontare
la tragedia del barcone carico di immigrati, che dopo essere stato per 45 minuti in
balia delle onde è andato a cozzare contro uno scoglio, colando a picco in pochi minuti.
Sarebbero una trentina i morti ed almeno 42 i sopravvissuti, tutti feriti e trasportati
in ospedale. Il bilancio, però, potrebbe essere addirittura più drammatico, perché
le ricerche in mare continuano, anche se sono rese difficili dalla tempesta che sta
flagellando le coste di Christmas Island. Quell’isola australiana che si trova a soli
300 chilometri dall’Indonesia e che rappresenta da tempo il punto di approdo per i
migranti e i profughi che salpano su imbarcazioni di fortuna, per presentare domanda
d’asilo in Australia. In genere sono iracheni, afghani, cingalesi. Sfidano il mare
per lasciarsi alle spalle situazioni drammatiche, nella speranza di un futuro migliore;
speranze che, però, come in questo caso, si infrangono sugli scogli. Tra i morti ci
sono anche alcuni bambini.
Europarlamento: regole più dure per arginare
la tratta di esseri umani Il parlamento europeo ha approvato una nuova direttiva
che fissa sanzioni più dure per i trafficanti di esseri umani. Il testo, approvato
con 643 voti a favore, 10 contrari e 14 astensioni, dovrà essere recepito dagli Stati
membri entro due anni. La direttiva prevede anche una maggiore protezione per le vittime
dello sfruttamento della prostituzione, del lavoro forzato, del traffico di organi
e di altre, nuove forme di schiavitù.
Wikileaks, libertà su cauzione per
Assange ma la Svezia presenta appello Il fondatore del sito internet Wikileaks,
Julian Assange, ha ottenuto ieri dalla magistratura britannica la libertà su cauzione.
Ma la Svezia ha presentato appello e Assange è stato riportato in carcere. Successivamente,
è stata fissata una nuova udienza sul ricorso svedese. Se dopo l’esame del ricorso
da parte dei giudici, dovesse essere accettata la liberazione su cauzione, il fondatore
di Wikileaks dovrà rispettare una serie di condizioni, tra cui la firma ogni giorno
in commissariato e l’utilizzo del braccialetto elettronico.
Regno Unito,
varata la riforma dell’Università La Camera dei Lord del Regno Unito ha adottato
il progetto di legge che prevede la riforma dell’Università e un aumento delle rette
fino a 9.000 sterline. Il testo è stato approvato con un’ampia maggioranza.
Haiti:
epidemia di colera e crisi politica Ad Haiti l’epidemia di colera continua
a colpire la popolazione e prosegue ancora, tra numerose difficoltà, la fase di ricostruzione
dopo il devastante terremoto del gennaio scorso. Uno dei candidati sconfitti alle
contestate presidenziali del 28 novembre propone, intanto, di tornare alle urne per
risolvere la crisi politica. Da Port Au Prince, Celine Camoin:
Un secondo
turno con i 18 candidati in lizza lo scorso 28 novembre e un rimpasto del Consiglio
elettorale provvisorio: è la proposta avanzata da Michel Martelly, il
candidato arrivato terzo, per uscire dalla crisi. Martelly accusa il
Consiglio elettorale di brogli a favore del candidato governativo, Jude Celestin,
ammesso al ballottaggio insieme con Mirlande Manigat. Intanto, Celestin
ha ufficialmente presentato un ricorso, rivendicando la vittoria al primo turno, con
almeno il 52 per cento dei voti. Dagli Stati Uniti giungono pressioni sul governo
uscente, accusato di non rispettare la volontà popolare, mentre l’organizzazione degli
Stati americani e la comunità caraibica, attivamente coinvolti nel processo elettorale,
avevano giudicato il voto accettabile, nonostante le irregolarità. L’impasse
politica alimenta un clima di incertezza ad Haiti, ma le nuove manifestazioni annunciate
finora non hanno avuto luogo. A favorire la calma è forse l’ondata di maltempo che
investe il Paese, ma che peggiora la situazione dei terremotati e dei malati di colera,
responsabile di 2.323 decessi in circa due mesi.
Ancora critica la situazione
in Costa D’Avorio Rischia di precipitare la situazione in Costa d’Avorio. Il
presidente eletto, Ouattarà, dopo aver tentato la carta del dialogo con il suo rivale
Gbagbo, che resta al potere, ora punta sulla forza. La vittoria di Ouattarà è stata
decretata dalla Commissione elettorale nazionale e avallata dagli osservatori delle
Nazioni Unite.
Kenya: oggi l’annuncio dei nomi dei politici incriminati In
Kenya, si temono scontri dopo la pubblicazione, prevista oggi, dei nomi dei sei politici
keniani sospettati di essere i principali responsabili delle violenze postelettorali
del 2008, costate la vita ad oltre 1300 persone. La crisi venne risolta con la creazione
di una coalizione composta dai due contendenti alle presidenziali del 2007: Mwai Kibaki,
divenuto presidente, e Raila Odinga, nominato primo ministro.
Ghana produttore
di petrolio Il Ghana si aggiunge ai Paesi produttori di petrolio. Oggi, per
la prima volta, è stato estratto greggio dal giacimento offshore Jubilee, scoperto
tre anni fa nel Golfo di Guinea. Inaugurando l’impianto, il presidente John Atta Mills
ha detto che per il Ghana “dovrà essere una benedizione, non una maledizione”. Scoperto
nel 2007 dalla ditta americana Kosmos e sfruttato dalla società anglo-irlandese Tullow
Oil Plc, il giacimento è uno dei pozzi più importanti scoperti negli ultimi anni nell’Africa
Occidentale. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 349
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