Berlusconi prova ad allargare la maggioranza. Il commento del prof. Baggio
Dopo aver ottenuto la fiducia, con la maggioranza assoluta al Senato e un vantaggio
di soli tre voti alla Camera, Berlusconi allontana l’ipotesi di elezioni anticipate,
parlando di allargamento della sua coalizione a singoli deputati di Udc e Futuro e
Libertà. Gli sviluppi della situazione sono al centro del pranzo al Quirinale tra
il premier e il capo dello Stato, che si sono incontrati sul Colle anche ieri pomeriggio.
Intanto Il governo riferirà in Parlamento sulla guerriglia urbana scatenata ieri nel
centro storico della Capitale dai black bloc. Il servizio di Giampiero Guadagni.
Berlusconi
ha dunque vinto in Parlamento la sfida dei numeri. Ma ora è consapevole di dover trasformare
questo risultato in una prospettiva politica per portare a termine la legislatura
ed evitare il ritorno alle urne che, afferma, ora sarebbe irresponsabile. Il premier,
con il via libera della Lega, punta a far entrare l’Udc nel governo. E a tale scopo,
ieri si è detto disponibile ad una crisi pilotata. Ma per ora l’invito è respinto
da Casini, che insiste a chiedere le dimissioni del premier come condizione per aprire
una fase nuova. E allora questa mattina Berlusconi ha ipotizzato un allargamento della
maggioranza attraverso singoli deputati che militano nei partiti di cui non condividono
più la linea. Riferimento all’Udc ma soprattutto a Futuro e Libertà, il partito del
presidente della Camera Fini, che ha pagato il voto di ieri con una evidente spaccatura.
Per il premier è stata sconfitta la manovra di palazzo che si proponeva di rovesciare
il governo scelto dagli elettori. Da oggi comunque Futuro e Libertà è formalmente
un partito di opposizione, con l’obiettivo di costruire il Terzo Polo insieme all’Udc
e ad Alleanza per l’Italia di Rutelli. A questo schieramento guarda il Pd per una
possibile intesa programmatica ed elettorale. Per Pd e Italia dei valori, la maggioranza
ormai di fatto non esiste più. Il primo banco di prova è in programma già oggi pomeriggio
proprio alla Camera, dove cominciano le votazioni sul decreto legge per fronteggiare
l’emergenza rifiuti in Campania. Da parte loro, le parti sociali sollecitano la ripresa
del confronto per dare risposte alla crisi economica. Che sta creando forte tensione
sociale, come dimostrano le proteste di studenti e precari. Spesso strumentalizzate
da provocatori, come quelli che ieri hanno messo a ferro e fuoco il centro storico
di Roma. Sulla vicenda, che ha provocato un centinaio di feriti tra forze dell’ordine
e manifestanti, il governo riferirà in Parlamento.
Per un commento sulla
giornata di ieri e sulle prospettive che si aprono, ascoltiamo il prof. Antonio
Maria Baggio, docente di filosofia politica presso l’Istituto universitario “Sophia”
di Loppiano, fondato dal Movimento dei Focolari. L’intervista è di Luca Collodi:
R.- L’impressione
per me più forte di tutta la vicenda di ieri è stata che la politica, il Parlamento,
conduceva una battaglia tutta interna e scarsamente influente sulla battaglia reale
che la società sta conducendo fuori. In altri termini il nostro strumento politico
non è ancora adeguato a risolvere i problemi del Paese.
D. - La fiducia
del Parlamento è un risultato politico o frutto di contingenze del momento?
R.
- La cosa fondamentale è che non abbiamo una maggioranza politica sufficientemente
ampia per affrontare i problemi del Paese. Il risultato politico era già maturato
prima, poi la casualità di chi va, di chi viene, di chi ha dubbi, questo sempre si
accompagna alle vicende del potere. Ma il fatto grosso era che noi non abbiamo in
Italia oggi una maggioranza, perché quella che è stata votata è semplicemente crollata.
E adesso la prospettiva non è né automatica né facile. E’ da adesso che cominciano
le preoccupazioni vere perché la politica deve domandarsi che fare per il Paese.
D.
– Si guarda all’Udc per un governo allargato. Ma l’Udc, nella situazione attuale,
può risolvere il problema della politica italiana?
R. - Negli ultimi
anni l’Udc ha avuto una posizione molto coerente, ponendo delle condizioni al centrodestra
che stava governando. Potrebbe entrare in un governo politico perché di questo c’è
bisogno adesso in Italia, quindi di un governo nella pienezza delle sue capacità.
Credo, però, che per coerenza dovrebbe veder rispettate tutte le condizioni che ha
posto. E queste condizioni non sono state soddisfatte dal centrodestra. Tanti provvedimenti,
tante scelte non sono state condivise. Allora è possibile trovare un compromesso tra
Berlusconi e Casini, tale da fare un elenco delle cose da fare tra le quali c’è sicuramente
anche la legge elettorale? Cose urgenti per affrontare la crisi. Se sono in grado
di fare una cosa così solida, si può andare avanti, altrimenti, necessariamente, si
deve andare alle urne .
D. - Prof. Baggio, non pensa che l’attuale
legge elettorale sia in qualche modo responsabile dell’incerta situazione politica
italiana, dal momento che non rappresenta le varie anime che compongono l’identità
sociale dell’Italia?
R. - Questo sicuramente. Se noi guardiamo alle
culture politiche italiane o a quel che ne resta, noi vediamo che ci sono 4 o 5 grandi
aree che dovrebbero avere la possibilità di esprimersi. Poi la legge elettorale può
essere fatta in modo che pur dando espressione a questi diversi raggruppamenti, uno
di tipo centrale, due di sinistra, due di destra, si può ottenere un effetto maggioritario
e quindi dare solidità ad un esecutivo. Le soluzioni tecniche sono tante. Il problema
è la qualità della classe politica, perché in questi ultimi anni, poiché i parlamentari
sono cooptati e chiunque può diventare parlamentare purché nelle grazie di coloro
che li scelgono, ebbene questa cooptazione ha quasi distrutto la capacità politica
della classe dirigente. Quindi il Paese ha bisogno di una riforma elettorale profonda,
ma ha bisogno anche di risvegliarsi perché si è perso il senso di cosa è la politica.
Allora, in questo momento in cui tante decisioni devono essere prese, se la società
civile, le sue forze si fanno sentire con decisione possono mandare un messaggio che
così non si può andare avanti.
D. - Una riflessione sul centrosinistra,
compatto nella sfiducia al governo ma con un dibattito interno ancora irrisolto…
R.
- E’ positivo che ci sia il dibattito interno, ma è un dibattito che a me sembra rimescoli
le carte all’interno con una lotta per esprimere una leadership. Non mi sembra che
gli argomenti che stanno venendo fuori, dentro la sinistra, siano tali da creare un’espansione.
Non vedo una capacità di rivolgersi a tutti quelli che hanno abbandonato il voto,
che si sono allontanati, all’astensionismo che sarà sempre più forte anche alle prossime
elezioni, né di rivolgersi a quei ceti che hanno votato per il centrodestra ma senza
convinzione. Quindi non c’è una strategia. Ci sono argomenti che ritornano e che si
ridistribuiscono, ma anche lì come nel centrodestra, sono impegnati di nuovo in una
battaglia interna. Per concludere, diciamo che l’Italia è indietro proprio nella formazione
degli strumenti politici. Ci siamo bloccati, dopo il dopoguerra, al periodo dei partiti
di massa, e non siamo ancora riusciti ad elaborare delle forme partito ed un assetto
istituzionale che non sia il problema ma che sia invece una soluzione per il Paese.