2010-12-15 19:59:21

Al via il Polo della Nazione di Casini, Fini e Rutelli: "Faremo opposizione responsabile"


All’indomani della fiducia votata dal Parlamento al governo Berlusconi continuano a distanza le polemiche tra il premier, Futuro e Libertà e l’opposizione, mentre già da stasera al via riunioni cruciali. A breve a Palazzo Grazioli lo stato maggiore del Pdl farà il punto sulle prospettive future, mentre novità già emergono dalla riunione di queste ore del cosiddetto Terzo polo di Casini, Fini e Rutelli. Il Pd invece prepara la direzione del partito per giovedì prossimo. Il servizio di Gabriella Ceraso RealAudioMP3



Per un commento sulla giornata di ieri e sulle prospettive che si aprono, ascoltiamo Antonio Maria Baggio, docente di filosofia politica presso l’Istituto universitario “Sophia” di Loppiano, fondato dal Movimento dei Focolari. L’intervista è di Luca Collodi:RealAudioMP3

R.- L’impressione per me più forte di tutta la vicenda di ieri è stata che la politica, il Parlamento, conduceva una battaglia tutta interna e scarsamente influente sulla battaglia reale che la società sta conducendo fuori. In altri termini il nostro strumento politico non è ancora adeguato a risolvere i problemi del Paese.

D. - La fiducia del Parlamento è un risultato politico o frutto di contingenze del momento?

R. - La cosa fondamentale è che non abbiamo una maggioranza politica sufficientemente ampia per affrontare i problemi del Paese. Il risultato politico era già maturato prima, poi la casualità di chi va, di chi viene, di chi ha dubbi, questo sempre si accompagna alle vicende del potere. Ma il fatto grosso era che noi non abbiamo in Italia oggi una maggioranza, perché quella che è stata votata è semplicemente crollata. E adesso la prospettiva non è né automatica né facile. E’ da adesso che cominciano le preoccupazioni vere perché la politica deve domandarsi che fare per il Paese.

D. – Si guarda all’Udc per un governo allargato. Ma l’Udc, nella situazione attuale, può risolvere il problema della politica italiana?

R. - Negli ultimi anni l’Udc ha avuto una posizione molto coerente, ponendo delle condizioni al centrodestra che stava governando. Potrebbe entrare in un governo politico perché di questo c’è bisogno adesso in Italia, quindi di un governo nella pienezza delle sue capacità. Credo, però, che per coerenza dovrebbe veder rispettate tutte le condizioni che ha posto. E queste condizioni non sono state soddisfatte dal centrodestra. Tanti provvedimenti, tante scelte non sono state condivise. Allora è possibile trovare un compromesso tra Berlusconi e Casini, tale da fare un elenco delle cose da fare tra le quali c’è sicuramente anche la legge elettorale? Cose urgenti per affrontare la crisi. Se sono in grado di fare una cosa così solida, si può andare avanti, altrimenti, necessariamente, si deve andare alle urne .

D. - Prof. Baggio, non pensa che l’attuale legge elettorale sia in qualche modo responsabile dell’incerta situazione politica italiana, dal momento che non rappresenta le varie anime che compongono l’identità sociale dell’Italia?

R. - Questo sicuramente. Se noi guardiamo alle culture politiche italiane o a quel che ne resta, noi vediamo che ci sono 4 o 5 grandi aree che dovrebbero avere la possibilità di esprimersi. Poi la legge elettorale può essere fatta in modo che pur dando espressione a questi diversi raggruppamenti, uno di tipo centrale, due di sinistra, due di destra, si può ottenere un effetto maggioritario e quindi dare solidità ad un esecutivo. Le soluzioni tecniche sono tante. Il problema è la qualità della classe politica, perché in questi ultimi anni, poiché i parlamentari sono cooptati e chiunque può diventare parlamentare purché nelle grazie di coloro che li scelgono, ebbene questa cooptazione ha quasi distrutto la capacità politica della classe dirigente. Quindi il Paese ha bisogno di una riforma elettorale profonda, ma ha bisogno anche di risvegliarsi perché si è perso il senso di cosa è la politica. Allora, in questo momento in cui tante decisioni devono essere prese, se la società civile, le sue forze si fanno sentire con decisione possono mandare un messaggio che così non si può andare avanti.

D. - Una riflessione sul centrosinistra, compatto nella sfiducia al governo ma con un dibattito interno ancora irrisolto…

R. - E’ positivo che ci sia il dibattito interno, ma è un dibattito che a me sembra rimescoli le carte all’interno con una lotta per esprimere una leadership. Non mi sembra che gli argomenti che stanno venendo fuori, dentro la sinistra, siano tali da creare un’espansione. Non vedo una capacità di rivolgersi a tutti quelli che hanno abbandonato il voto, che si sono allontanati, all’astensionismo che sarà sempre più forte anche alle prossime elezioni, né di rivolgersi a quei ceti che hanno votato per il centrodestra ma senza convinzione. Quindi non c’è una strategia. Ci sono argomenti che ritornano e che si ridistribuiscono, ma anche lì come nel centrodestra, sono impegnati di nuovo in una battaglia interna. Per concludere, diciamo che l’Italia è indietro proprio nella formazione degli strumenti politici. Ci siamo bloccati, dopo il dopoguerra, al periodo dei partiti di massa, e non siamo ancora riusciti ad elaborare delle forme partito ed un assetto istituzionale che non sia il problema ma che sia invece una soluzione per il Paese.







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