Quando il movimento antirazzista italiano guardava alla lotta anti-apartheid del Sudafrica
Pochi lo sanno, ma l’Italia degli anni Settanta e il Sudafrica di Mandela hanno un
vissuto comune. Pochi sanno che alcuni rappresentanti dell’ANC – African National
Congress si sono stabiliti in Italia e in Europa, allo scopo di far conoscere la lotta
anti-apartheid nel mondo. Pochi sanno che il governo italiano è stato il secondo
partner commerciale del regime segregazionista e che in quegli stessi anni la BNL
ha perso parte dei consensi, in quanto accusata di finanziare Johannesburg. Benny
Nato era il portavoce dell’ANC a Roma e a lui si deve buona parte del sostegno che
il movimento anti-razzista italiano ha dato ai fratelli del Sudafrica. Il Centro
Antirazzista e sui rapporti tra Italia e Sudafrica - Benny Nato, che ha sede a
Roma nello storico quartiere di San Lorenzo, lo ricorda. Questo "luogo della memoria"
nasce proprio allo scopo di raccogliere e divulgare la documentazione relativa alla
mobilitazione antiapartheid, che è diventata il simbolo d’eccellenza delle lotte anti-razziste
di tutto il mondo e di ogni le epoche.
È ancora fondamentale che le persone
riflettano sul significato della lotta anti-apartheid. Lo è nella nostra Italia, sempre
più tendente al conservatorismo culturale e che rifiuta di riconoscere la sua cittadinanza
multiculturale e multietnica. E lo è nel Sudafrica, dove le nuove generazioni si ispirano
oggi a modelli esogeni, come risultato di quel sottile colonialismo culturale di matrice
soprattutto americana, che li rende inconsapevoli e in molti casi non orgogliosi della
propria “africanità”. È il monito lanciato al microfono di Silvia Koch dall’Ambasciatore
del Sudafrica in Italia, Thenjiwe Mtintso, in una testimonianza raccolta in
occasione del presentazione dell’ultima pubblicazione del Centro Benny Nato, "Il
Sudafrica e il sostegno italiano alla lotta all'apartheid":