La Croce della Giornata Mondiale della Gioventù nel carcere di Paliano
Prosegue in Italia il pellegrinaggio della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù.
Tra una celebrazione e l'altra della Gmg, la Croce è protagonista di significativi
pellegrinaggi nel mondo. Sabato scorso ha fatto visita ai detenuti del carcere di
Paliano, in provincia di Frosinone. Ha seguito per noi l’evento Davide Dionisi.
Il pellegrinaggio
della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù non conosce soste e sabato mattina
ha fatto tappa a Paliano, nella Casa di reclusione che ospita per lo più collaboratori
di giustizia. L’iniziativa è stata promossa dalla diocesi di Palestrina, in collaborazione
con la Direzione del Carcere, le suore Canossiane e i ragazzi del Centro internazionale
San Lorenzo, i custodi della croce di legno che è diventata il simbolo delle Gmg.
Tanto calore e tanta commozione tra i ragazzi nel vedere quel simbolo che ha toccato
ogni angolo del mondo e, nell’occasione, è riuscita con la sua forza ad abbattere
il massiccio muro di cinta della Fortezza Colonna. A Nadia Cersosimo,
direttore della Casa di Reclusione di Paliano, abbiamo chiesto quale significato assumono
iniziative come queste in un luogo come il carcere:
R. – Hanno un’importanza
fondamentale. Intanto, perché la detenzione ha un valore particolare, sia per gli
operatori ma in particolare per gli utenti, perché i nostri detenuti scontano una
pena, sono stati già giudicati, ma il valore del giudizio e il valore della pena devono
passare attraverso il cambiamento del cuore, oltre che attraverso il cambiamento –
ovviamente – della vita. Ed è importante per loro avere questi momenti di riflessione
e anche di confronto con Cristo, ma di confronto con gente che segue Cristo e che
ha potuto cambiare la propria vita come stanno facendo loro.
D. – Il
problema che accomuna gli istituti di pena è il reinserimento dei suoi ospiti nella
società. Paliano come risponde a questa esigenza?
R. – Paliano risponde
bene. L’utenza, ovviamente, è particolare ma sicuramente i nostri utenti seguono,
all’interno, un percorso che li aiuta intanto a ritrovare una dignità perduta e poi
a riscoprire anche i valori e quello che significa il lavoro. C'è la possibilità –
attraverso la formazione – di lavorare all’interno dell’istituto e quindi di reinserirsi
e risocializzarsi con la dignità che è necessaria per poter essere parte integrante
della comunità civile.
Il pellegrinaggio e la liturgia nella cappella
del Carcere è stata presieduta da mons. Domenico Sigalini, vescovo
della diocesi di Palestrina:
R. – La Croce parla all’umanità. Parla
alla coscienza. Qui c’è gente che ha le sue colpe e non le nasconde, e dice anche
di essere contenta di poterle riparare, per quanto possibile. E quindi, avere anche
da parte della fede il conforto di un perdono che ti da la pace interiore: una cosa
grandissima, molto bella!
D. – Che figura è il Cappellano per una donna,
per un uomo che vivono in carcere, secondo lei?
R. – Il Cappellano è
la simpatia di Dio nei confronti del carcerato. E’ colui che, in pratica, gli fa vedere
che, al di là delle leggi, dei controlli, dei dialoghi con il giudice, con l’avvocato,
c’è qualcuno che ti vuole simpaticamente bene e ti fa vedere che Dio è dalla tua parte,
sempre. (gf)