Profughi africani nel Sinai: per i Gesuiti rischiano di essere venduti ad altri
Potrebbero essere divisi in gruppi più piccoli e venduti ad altri trafficanti della
zona: è questo il rischio che corrono i 300 profughi eritrei, somali e sudanesi, da
quasi un mese nelle mani di trafficanti di esseri umani attivi nell’area del Sinai,
in Egitto. Lo riferisce il webmagazine internazionale dei Gesuiti “Popoli”, citato
dall’agenzia Sir. Il periodico on line ripercorre la vicenda dei profughi che quotidianamente
affidano il proprio viaggio della speranza a trafficanti senza scrupoli che li accompagnano
fino a metà tragitto verso Israele e poi chiedono loro altri soldi per completare
il viaggio, minacciandoli di morte. A chi non ha il denaro per pagare viene offerta
la possibilità di vendere un organo, che poi i trafficanti “ricicleranno” sul mercato
nero. “I 300 profughi sono ancora insieme – si legge sul sito – ma si teme che i trafficati
li dividano per evitare colpi di mano da parte delle forze di sicurezza egiziane”.
La polizia, intanto, ha preso contatti con i capi delle tribù della penisola affinché
interpretino il ruolo di mediatori con i rapitori e ha rafforzato i controlli all’ingresso
del tunnel El Shahid Ahmed Hamdi, che passa sotto il canale di Suez e approda al Sinai.
(R.B.)