2010-12-11 14:55:20

Congresso internazionale a Roma sui circensi e fieranti: la Chiesa al servizio di un mondo dimenticato


"Circhi e Luna Park ‘Cattedrali di fede e tradizione, segni di speranza in un mondo globalizzato’" è il tema scelto per l’VIII Congresso Internazionale della Pastorale dei circensi e dei fieranti, che si terrà a Roma da domani fino al 16 dicembre. Organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’incontro vuole dare nuovo impulso alla missione degli operatori pastorali della "grande famiglia dello spettacolo viaggiante", composta da circensi, fieranti e lunaparchisti. All'evento parteciperanno circa 70 persone tra vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Presenti imprenditori e lavoratori del settore con alcuni artisti. Ma in che senso Circhi e Luna Park sono in una visione pastorale ‘segni di speranza’ nell’era della globalizzazione? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero organizzatore:RealAudioMP3

R. - In questo mondo globalizzato, i Circhi e i Luna Park rappresentano occasioni di sana evasione, opportunità per dare valore al tempo libero, allo svago e al divertimento. La loro presenza nelle nostre città ci dà l'opportunità di gustare la bellezza di giochi, esibizioni ed esercizi atletici in un'atmosfera di festa che si fa contagiosa e può abbattere le barriere che ci separano dal nostro prossimo. Si stima che soltanto nell’Unione Europea ci siano tra 600 e 1000 circhi, mentre nel mondo intero milioni di persone lavorano nello spettacolo viaggiante e nei parchi di divertimento, stagionali e fissi. Il meraviglioso dei Circhi e Luna Park libera energie positive e predispone alla cordialità e alla generosità di cui tutti siamo portatori. Circhi e Luna Park costituiscono quindi dei segni di speranza per un mondo più armonico, caratterizzato da rispetto e comprensione. Da un punto di vista cristiano, poi, i continui spostamenti dello spettacolo viaggiante ci rammentano che tutti siamo pellegrini in questo mondo e la nostra meta finale è la gioia piena che si realizza in Dio.

D. - Quali sono oggi le sfide maggiori nella pastorale dello spettacolo viaggiante?

R. - Un problema che ci preoccupa è certamente il numero limitato degli operatori pastorali per questo specifico ministero. Ciò richiede un'opera di sensibilizzazione delle Chiese locali. Infatti, il modo di vivere itinerante di circensi e fieranti, caratterizzato da frequenti spostamenti da una città all'altra, non favorisce l'ordinaria appartenenza a una comunità parrocchiale. Eppure è necessario sostenerli nella fede, offrir loro un'assistenza fatta di dialogo, ascolto, accompagnamento nelle tante difficoltà che incontrano. Fra i problemi maggiori che si ripercuotono su questa categoria di persone, c'è la crisi economica mondiale che ha portato un calo di spettatori e un aumento dei costi delle attrezzature. Ciò genera insicurezza, crisi d'identità e forti timori per i piccoli circhi, a conduzione familiare. Altro sforzo da affrontare è quello di assicurare la continuità della scolarizzazione per i loro figli. Al riguardo è incoraggiante l'iniziativa presa dall'Unione Europea che ha messo in atto una serie di progetti che utilizzano nuove tecnologie, come Internet, per sostenere l'istruzione e la formazione professionale e, anche, per aiutare gli insegnanti nella gestione degli alunni a distanza.

D. - Quali frutti vi attendete dunque da questo VIII Congresso internazionale?

R. - Innanzitutto, c'è da dire che si tratta di una pastorale assai particolare per un mondo al quale, a parte la Chiesa, ben pochi sono sensibili. In questo Congresso, attraverso lo scambio delle esperienze desideriamo trovare insieme nuovi modi e forme di trasmissione della fede nell'ambito dello spettacolo viaggiante. Vorremmo, inoltre, conoscere meglio le loro aspettative, perché possano sentirsi a loro agio nella Chiesa, in quanto comunità di persone in cammino, unite dalla stessa fede e animate dalla speranza. È necessario anche che i circensi e i fieranti diventino essi stessi protagonisti della pastorale nel loro ambiente e che le loro famiglie siano spazio privilegiato per l'evangelizzazione e la trasmissione della fede. Tra gli argomenti affrontati nel mio discorso di apertura, c'è pure il tema della parrocchia, che vorremmo fosse più sensibile e accogliente nei confronti di queste persone.







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