La Pontificia Accademia Romana di Archeologia celebra i suoi 200 anni
La Pontificia Accademia Romana di Archeologia celebra i suoi 200 anni. Una cerimonia
commemorativa, ieri in Roma, ne ha ripercorso la storia e la missione, evidenziando
il contributo prezioso e attuale che essa offre attraverso l’opera di tutela e valorizzazione
dei beni archeologici e artistici di epoca antica e medievale. Tra gli interventi,
il saluto dei cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano e protettore
della Pontifica Accademia, e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:
“Non c’è dubbio
che il mondo contemporaneo abbia sempre più bisogno di memoria storica (…) Se la cultura
dominante è improntata all’immediatezza e al 'carpe diem', nell’animo umano emerge,
prima o poi, insopprimibile, il desiderio di sapere da dove veniamo, su quale strada
stiamo camminando, per capire anche chi siamo e dove andiamo. In una parola, la domanda
di senso”. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone spiega così il valore
e l’attualità del contributo culturale offerto dalla Pontifica Accademia Romana di
Archeologia, che fin dalla fondazione, nel 1810, promuove la tutela e la valorizzazione
dell’archeologia e della storia dell’arte antica e medievale. Un impegno per la promozione
della memoria storica dell’umanità, del senso vivo del passato, che risponde ad un’esigenza
culturale primaria e urgente. Come sottolinea il cardinale Gianfranco Ravasi:
“Un
filologo del secolo scorso di grande rilievo, Giorgio Pasquali, nel 1920 scriveva
che chi non ricorda, non vive. Il ricordo costituisce non soltanto la possibilità
di uno sguardo retroattivo ad un passato che può essere apparentemente ricoperto di
polvere, ma è soprattutto la sostanza per riuscire a comprendere noi stessi che entriamo
nel presente e ci apriamo al futuro. L’uomo smemorato non sa dov’è, né dove andare”.
Un
riferimento irrinunciabile per l’uomo di oggi che nella proposta della Pontificia
Accademia Romana di Archeologia si offre ricco di sfumature e suggestioni. La Prof.ssa
Letizia Pani Ermini, presidente dell’istituto:
“Da noi vengono le
ultime scoperte in campo internazionale. Parliamo di scoperte in Africa, in Turchia,
degli scavi nell’Isola di Malta, studi sulla scultura di Costantinopoli, battisteri
della Spagna a Barcellona, della Francia a Poitiers”.
Un patrimonio
storico e culturale che mostra una sorprendente attualità. Ancora il cardinale
Ravasi:
“L’archeologia è uno degli esempi tipici del recupero della
memoria del passato e anche per riuscire ad affermare, da una parte il valore della
bellezza – perché normalmente i monumenti hanno in sé una loro grandezza, una loro
nobiltà che spesso, oggi, è andata persa con elementi di bruttura e di bruttezza;
dall’altra parte, c’è anche il valore dello spirito: il passato, il più delle volte,
ci offre grandi modelli, grandi esperienze, personaggi, che incarnano in sé valori,
virtù ed esperienze umane profonde. Recuperarle è anche un modo per riuscire ad attualizzarle”.
Un
recupero strutturale che non può prescindere dunque dal recupero di una sensibilità
artistica e culturale, necessaria per cogliere appieno il messaggio che giunge a noi
dalle opere antiche. Ancora il cardinale Ravasi:
“Come diceva
giustamente un poeta tedesco, Wilms, noi abbiamo per esempio grandi monumenti – pensiamo
alle cattedrali – che spesso sono ridotti ad essere soltanto 'gusci vuoti', non solo
perché certe volte – come accade per certi monumenti anche in Italia – la degenerazione
fa sì che questi monumenti non riescano più neppure a vivere, ma anche dall’altra
parte non hanno più al loro interno quel respiro che era il respiro di coloro che
hanno continuato ad usarlo. Visitare un grande monumento non è soltanto vederlo, ma
anche entrare in un’atmosfera. Nel caso, poi, dei grandi templi è anche entrare in
una spiritualità ancora viva”.