2010-12-10 14:55:40

Il Pontificio Consiglio della Cultura promuove una conferenza sull'origine dell'Universo


Il Pontificio Consiglio della Cultura e il progetto Stoq (Scienza, Teologia e la Questione Ontologica) - fondato sulla collaborazione tra diverse Università Pontificie di Roma per promuovere lo sviluppo del dialogo fra scienza, filosofia e teologia - propongono un nuovo incontro teso ad approfondire, con la sponsorizzazione dell'Agenzia Spaziale Italiana, il rapporto tra ragione e fede. Si tratta della conferenza intitolata “L’Origine dell’Universo”, la prima di una serie di incontri di 'Stoq Lecture 2010' dedicati proprio a questo tema, che si terrà stasera a Roma alle ore 18 presso la Sala Pio X di via della Conciliazione. Parteciperanno, tra gli altri, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e il padre gesuita José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana. Su questa conferenza ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il prof. Piero Benvenuti, astrofisico dell’Agenzia Spaziale Italiana, che modererà l’incontro:RealAudioMP3

R. – Si parlerà proprio dell’Universo, che già sappiamo essere da molto tempo in espansione. Sembra che sia ipotizzabile anche l’esistenza di molti Universi, che non possono comunicare tra loro. Quindi siamo arrivati veramente al confine tra scienza, cosmologia e filosofia.

D. – All’incontro prenderà parte anche il cosmologo John David Barrow, noto per la teoria del principio antropico…

R. – Il principio antropico, che fu introdotto appunto da Barrow nel 1988, sarà interessante rianalizzarlo, stasera, alla luce delle nuove scoperte della cosmologia, che in 20 anni ha modificato di molto il proprio modello. Nel principio antropico si ipotizza che l’Universo, così come lo conosciamo, sia proprio quell’Universo che permette lo sviluppo della vita e quindi anche l’emergere della coscienza. L’ipotesi che di Universi ne possano esistere moltissimi o, addirittura infiniti, apre la discussione su questo punto e sarà molto interessante ascoltare cosa pensa John Barrow, - che ha introdotto questo principio - e come lo colloca nell’interfaccia tra la cosmologia, la filosofia e la teologia.

D. – A proposito di queste interfacce, qual è nella cosmologia moderna il contributo dato anche dal rapporto tra scienza e fede, dal confronto tra ricerca e teologia?

R. – Mi sembra che si sia aperto un grande dialogo, che è fruttuoso per entrambi. Ormai la scienza non pretende più di occupare tutto lo spazio del ragionamento, sa quali sono i propri limiti. D’altra parte la filosofia, come la teologia, capisce che deve circoscrivere anche il proprio ambito. E’ un dialogo fruttuoso dove ognuno deve stare entro i propri limiti e contribuire al progresso della conoscenza globale, “allargare i confini della razionalità”, come ama dire il nostro Pontefice.

D. – Contribuire, dunque, al progresso della conoscenza. La conferenza di questa sera, in particolare, sancisce anche la collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana e Progetto Stoq. Quali gli orizzonti futuri, le prospettive di questa cooperazione?

R. – Cercare insieme un linguaggio comune. Quando, ad esempio, gli scienziati parlano di “vuoto”, intendono qualcosa di molto preciso, che è diverso dal “nulla” di cui parlano i teologi ed i filosofi. Trovarsi insieme e trovare il modo di presentare questi concetti al pubblico, in maniera tale da non generare confusione e dubbi, è molto interessante. Siamo molto entusiasti di questo accordo, che ci permette di lavorare insieme, ognuno con le proprie competenze ma con un obiettivo comune: portare alla conoscenza del pubblico queste scoperte, questi ragionamenti, sia nel campo della filosofia sia in quello della scienza (vv)







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