Il Pontificio Consiglio della Cultura promuove una conferenza sull'origine dell'Universo
Il Pontificio Consiglio della Cultura e il progetto Stoq (Scienza, Teologia e la Questione
Ontologica) - fondato sulla collaborazione tra diverse Università Pontificie di Roma
per promuovere lo sviluppo del dialogo fra scienza, filosofia e teologia - propongono
un nuovo incontro teso ad approfondire, con la sponsorizzazione dell'Agenzia Spaziale
Italiana, il rapporto tra ragione e fede. Si tratta della conferenza intitolata “L’Origine
dell’Universo”, la prima di una serie di incontri di 'Stoq Lecture 2010' dedicati
proprio a questo tema, che si terrà stasera a Roma alle ore 18 presso la Sala Pio
X di via della Conciliazione. Parteciperanno, tra gli altri, il cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e il padre gesuita José
Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana. Su questa conferenza ascoltiamo al
microfono di Amedeo Lomonaco il prof. Piero Benvenuti, astrofisico dell’Agenzia
Spaziale Italiana, che modererà l’incontro:
R. – Si parlerà
proprio dell’Universo, che già sappiamo essere da molto tempo in espansione. Sembra
che sia ipotizzabile anche l’esistenza di molti Universi, che non possono comunicare
tra loro. Quindi siamo arrivati veramente al confine tra scienza, cosmologia e filosofia.
D.
– All’incontro prenderà parte anche il cosmologo John David Barrow, noto per la teoria
del principio antropico…
R. – Il principio antropico, che fu introdotto
appunto da Barrow nel 1988, sarà interessante rianalizzarlo, stasera, alla luce delle
nuove scoperte della cosmologia, che in 20 anni ha modificato di molto il proprio
modello. Nel principio antropico si ipotizza che l’Universo, così come lo conosciamo,
sia proprio quell’Universo che permette lo sviluppo della vita e quindi anche l’emergere
della coscienza. L’ipotesi che di Universi ne possano esistere moltissimi o, addirittura
infiniti, apre la discussione su questo punto e sarà molto interessante ascoltare
cosa pensa John Barrow, - che ha introdotto questo principio - e come lo colloca nell’interfaccia
tra la cosmologia, la filosofia e la teologia.
D. – A proposito di queste
interfacce, qual è nella cosmologia moderna il contributo dato anche dal rapporto
tra scienza e fede, dal confronto tra ricerca e teologia?
R. – Mi sembra
che si sia aperto un grande dialogo, che è fruttuoso per entrambi. Ormai la scienza
non pretende più di occupare tutto lo spazio del ragionamento, sa quali sono i propri
limiti. D’altra parte la filosofia, come la teologia, capisce che deve circoscrivere
anche il proprio ambito. E’ un dialogo fruttuoso dove ognuno deve stare entro i propri
limiti e contribuire al progresso della conoscenza globale, “allargare i confini della
razionalità”, come ama dire il nostro Pontefice.
D. – Contribuire, dunque,
al progresso della conoscenza. La conferenza di questa sera, in particolare, sancisce
anche la collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana e Progetto Stoq. Quali gli orizzonti
futuri, le prospettive di questa cooperazione?
R. – Cercare insieme
un linguaggio comune. Quando, ad esempio, gli scienziati parlano di “vuoto”, intendono
qualcosa di molto preciso, che è diverso dal “nulla” di cui parlano i teologi ed i
filosofi. Trovarsi insieme e trovare il modo di presentare questi concetti al pubblico,
in maniera tale da non generare confusione e dubbi, è molto interessante. Siamo molto
entusiasti di questo accordo, che ci permette di lavorare insieme, ognuno con le proprie
competenze ma con un obiettivo comune: portare alla conoscenza del pubblico queste
scoperte, questi ragionamenti, sia nel campo della filosofia sia in quello della scienza
(vv)