Mons. Vegliò: sostanziale fallimento della Convenzione internazionale sulla protezione
dei lavoratori
L’arcivescovo Antonio Maria Vegliò interverrà domani al Campidoglio al Convegno “Mattone
su Mattone. Un progetto di cooperazione transnazionale tra Italia, Spagna e Filippine”.
Nella lectio magistralis, che siamo in grado di anticipare, il presidente del
dicastero vaticano per i Migranti e gli Itineranti ribadisce che le politiche migratorie,
a livello nazionale e internazionale, “devono tener conto della centralità della persona
umana e della sua intangibile dignità”. Per questo, sottolinea mons. Vegliò, “l’inviolabilità
dei diritti umani fondamentali” va riaffermata “indipendentemente dalla situazione
migratoria contingente”. L’impegno “nella difesa e nella promozione della dignità
umana – avverte il presule – non può essere sottomesso a interessi economici o di
sicurezza nazionale”. Del resto, il capo dicastero vaticano parla di un “sostanziale
fallimento” della Convenzione internazionale sulla protezione dei lavoratori, giacché
quasi tutti i Paesi di destinazione dei flussi migratori non l’hanno sottoscritta.
Mons. Vegliò mette l’accento sugli aspetti positivi del nesso tra migrazione e sviluppo,
osservando che “le migrazioni internazionali portano trasformazioni economiche positive”.
Al
contempo, prosegue il presule, “bisogna notare che la contraddizione fra tentativo
di arginare gli arrivi e necessità di giovani lavoratori impone costante attenzione
ai temi della sicurezza e della legalità”. Come anche al “contrasto all’immigrazione
irregolare, legata anche al traffico di esseri umani, e del contenimento di eventuali
comportamenti di intolleranza e di xenofobia”. Il diritto degli Stati alla gestione
dell’immigrazione, ribadisce mons. Vegliò, “deve, in ogni caso, prevedere misure chiare
e praticabili per gli ingressi regolari nel Paese, vegliare sul mercato del lavoro
per ostacolare coloro che sfruttano i lavoratori migranti, mettere in atto misure
di integrazione quotidiana”. L’arcivescovo Vegliò chiede agli Stati anche di “contrastare
comportamenti di xenofobia, promuovere quelle forme di convivenza sociale, culturale
e religiosa che ogni società plurale esige e di distinguere, infine, tra il diritto
di emigrare, che non può essere limitato, e il diritto di immigrare, che lo può essere
in vista del bene comune”.