Alla Lateranense l'anteprima del film di Susanne Bier "In un mondo migliore"
“In un mondo migliore”, l’ultimo film della regista danese Susanne Bier che ha recentemente
vinto il Gran Premio della Giuria e il Premio del Pubblico al Festival di Roma ed
è il candidato danese all’Oscar, viene presentato in anteprima nazionale oggi pomeriggio
alle ore 16 nell’Aula Magna Benedetto XVI della Pontificia Università Lateranense,
una proiezione organizzata nell’ambito della Pastorale universitaria dell’Ateneo.
Il servizio di Luca Pellegrini.
Vendetta
e perdono, perdono e vendetta: l’Africa e l’Occidente coltivano le stesse pericolose
inclinazioni. Instillare una medicina morale per curare ferite dell’animo e del corpo
diventa una priorità umana e sociale, altrimenti si apre il caos del cuore e della
vita. “In un mondo migliore” è un titolo che rispecchia una speranza e una volontà.
Adolescenti nel contesto danese che sembrano avere tutto e coltivano invece la rabbia
e il dolore, popoli sulla soglia della civiltà, privati di attenzione, sostegno e
regole che disperatamente combattono per una sussistenza semplicemente umana. Tra
tutti loro si apre un varco, rappresentato dalla volontà di Anton, un medico, che
non è capace di reagire con violenza alla violenza, ma coltiva l’utopia della ragione
e dell’amore. Il film di Susanne Bier ha tutte le qualità e le caratteristiche per
essere proiettato in anteprima all’Università Lateranense, come spiega il suo rettore,
mons. Enrico dal Covolo, che ha caldeggiato questa iniziativa:
“‘In
un mondo migliore’, con la sua tematica a carattere educativa, si pone in continuità
con una delle istanze della nostra Università, quella di sollecitare la comunità accademica
e soprattutto gli studenti, a discernere e ad agire nei confronti dell’emergenza educativa.
Intendiamo inoltre, soprattutto in questi giorni di Avvento, favorire con questo momento
di condivisione, il clima di famiglia che sempre più deve caratterizzare l’Università
del Papa. In una parola, si tratta di coltivare un cuore in ascolto dell’altro”.
Susanne
Bier si mantiene fedele all’ispirazione che ha da sempre contrassegnato
il suo cinema, raccontare l’uomo e le sue lacerazioni quando posto dinnanzi a decisioni
ineluttabili, dalle quali dipendono il bene o il male di molti. Il medico Anton combatte
la violenza con la ragione e il cuore: è un eroe del nostro tempo?
R.
– For me, he is very much a contemporary hero, … Per me, è veramente un
eroe del nostro tempo, perché è una persona che vuole fare semplicemente la cosa giusta,
e dal film si percepisce quanto sia difficile essere una persona umana semplicemente
degna di questo nome. E lui vuole essere così, fare semplicemente ciò che è giusto
… ed è per questo che è un vero essere umano, è veramente un eroe del nostro tempo.
D.
– E’ rimasta sorpresa dalla reazione unanime di consenso al film da parte della critica
e del pubblico?
R. – I was happily surprised, because you never know,
… Sono rimasta piacevolmente sorpresa, perché non sai mai se riesci a comunicare
quello che veramente vuoi far passare. A volte, pensi di comunicare una cosa e invece
non ci riesci … Sono stata molto contenta e piacevolmente sorpresa. E’ stato un film
importante, per me, e sono molto contenta del fatto che sia stato accolto in termini
così positivi. (gf)