2010-12-08 15:15:16

Disordini ad Haiti dopo il primo turno delle presidenziali. Al ballottaggio Manigat e Celestin


L'ex first lady Mirlande Manigat e Jude Celestin, considerato uomo vicino al presidente uscente Renè Preval, accedono al ballottaggio delle elezioni presidenziali ad Haiti. L’annuncio del Consiglio elettorale, arrivato ieri in serata, ha suscitato le proteste dei sostenitori del popolare cantante Michel Martelly, uscito sconfitto dalle urne, e le perplessità degli Stati Uniti che hanno invitato la popolazione haitiana alla calma. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

L'ex first lady, Mirlande Manigat, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali svoltesi lo scorso 28 novembre con il 31,3% dei voti e se la vedrà al ballottaggio, in programma per il 16 gennaio, con il candidato del governo, Jude Celestin, che ha ottenuto il 22,4% dei consensi. A dieci giorni dal voto arriva, dunque, l’atteso responso delle urne certificato dal Consiglio elettorale haitiano. Dietro di loro il cantante Michel Martelly con il 21,84% dei suffragi. Lo stretto margine di distacco dal candidato del governo, tra l'altro genero del presidente uscente Rene Preval, insieme ai sospetti di frodi elettorali hanno portato a momenti di tensione nella capitale Port-au-Prince, dove, subito dopo l'annuncio dei risultati, i sostenitori di Martelly hanno eretto diverse barricate. Gli Stati Uniti si dicono preoccupati e si sono offerti di analizzare i dati alla ricerca di eventuali brogli. Secondo una nota dell’ambasciata americana i risultati sono incoerenti rispetto a quelli pubblicati dopo il voto dal Consiglio nazionale di osservazione sulle elezioni. Intanto il Paese caraibico resta alle prese con l’epidemia di colera che ha già provocato la morte di circa 2.100 persone e il contagio altre 90 mila. E imperversa la polemica dopo la pubblicazione di un rapporto di un medico francese, secondo il quale il ceppo della malattia è stato portato dai caschi blu dell’Onu nepalesi. Le Nazioni Unite hanno detto di prendere “molto sul serio” le accuse pur ribadendo che non esiste alcuna “prova conclusiva” che dimostri l’origine dell’epidemia.

Wikileaks
All’indomani dell’arresto a Londra del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, il figlio 20enne ha chiesto un trattamento giusto e non condizionato da obiettivi politici. E si registra anche la forte presa di posizione del governo australiano che ha accusato gli Stati Uniti di essere gli unici responsabili della fuga di notizie e non “il signor Assange”. Dal canto suo, il 39enne australiano ha chiarito che si batterà contro l'estradizione in Svezia, dove è accusato di violenza sessuale nei confronti di due donne, mentre Stoccolma e Washington negano che ci siano stati contatti per un accordo in merito alla cessione di Assange agli Usa, nel caso sarà portato in Svezia per affrontare la giustizia. Intanto prosegue la pubblicazione dei file riservati del Dipartimento di Stato Usa che sta causando non pochi incidenti diplomatici all’Amministrazione americana. Ieri il portavoce del Pentagono ha ammesso che la rivelazione dei rapporti ha danneggiato le relazioni statunitensi con i suoi alleati. Gli ultimi file resi noti riguardano diversi Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.

Profughi Europei
Cresce la preoccupazione internazionale per la sorte dei 250 eritrei ostaggio di predoni nel deserto del Sinai dal 20 novembre scorso, in condizioni terribili. E mentre si stringe il cerchio sulla banda dei sequestratori, l’Egitto avvia i primi contatti con i rais dell’area interessata per negoziare la liberazione, ma le persone sotto sequestro sarebbero molte di più, forse 1500. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

''Fate presto, hanno ricominciato a picchiarci, siamo pieni di lividi e qualcuno ha le piaghe per le percosse, con noi ci sono anche donne incinte e bambini''. E’ il nuovo drammatico appello lanciato ieri sera da uno dei 250 profughi eritrei dal 20 novembre nelle mani di una banda di predoni, nel deserto del Sinai. A farsi interprete delle parole di questo uomo è ancora don Mussei Zerai, il sacerdote eritreo che tiene contatti con alcuni degli ostaggi. “Sono in catene - spiega don Zerai, in attesa che qualcuno paghi il riscatto, ora arrivato a 8 mila dollari per ciascuno. 6 di loro sono stati uccisi e ad almeno 4 sembra che stiano per prelevare un rene, come forma di pagamento”. Per alcuni di loro l'odissea è cominciata otto mesi fa, con fuga dall'Eritrea verso l'Italia, la cattura da parte dei soldati libici, la detenzione in Libia poi la fuga attraverso il deserto, per finire nelle mani di trafficanti di esseri umani senza scrupoli. Intanto l’Egitto si muove per la liberazione. I servizi di sicurezza del Cairo stanno trattando già da ieri con i capi tribù della regione al confine con Israele, ma le informazioni raccolte dagli 007 egiziani preoccupano la comunità internazionale. Insieme ai 250 profughi provenienti dall’Asmara, ci sarebbero altri 300 africani. Il gruppo degli eritrei sarebbe in mano ad un solo trafficante in una zona non localizzata, ma gli ostaggi in totale sarebbero circa 1500, provenienti da Sudan, Etiopia, Nigeria e Guinea e detenuti in un’area attorno ad El Hassnah, ma anche a sud di Rafah, pochi chilometri dal confine con Israele. Intanto l’Unhcr punta il dito contro l’Italia e ammonisce: “la situazione è anche frutto della politica italiana dei respingimenti”. E mentre cresce la mobilitazione internazionale per una evacuazione umanitaria e l’asilo ai profughi, dall’Ue i 27 preparano la stretta sui mercanti di uomini, con pene più severe fino a 10 anni di reclusione e la confisca dei beni e più protezione per le vittime.

Messico, vertice Onu sul clima “Sono molto preoccupato perchè i nostri sforzi sono ancora insufficienti” in termini di lotta al cambiamento climatico. Così il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, rivolgendosi ai rappresentanti di oltre 190 Paesi che partecipano ai lavori della 16/a Conferenza Onu sul clima in corso a Cancun, in Messico, fino al 10 dicembre. Il passo più significativo al momento è stato fatto dalla Cina che ieri si è detta disponibile a ridurre le emissioni del 40% nei prossimi 10 anni rispetto ai livelli del 2005. La proposta della Cina si accompagna a quella delle altre potenze emergenti - India, Brasile e Sudafrica - che offrono un impegno volontario ma vincolante in cambio del prolungamento del protocollo di Kyoto che scade nel 2012. Contrari al rinnovo di Kyoto il Giappone e gli Stati Uniti, che ritengono l’accordo troppo punitivo nei confronti dei 44 Paesi industrializzati, che al momento producono “solo” 30% delle emissioni, mentre lascia liberi di inquinare quelli emergenti per non minarne lo sviluppo.

Cile, incendio in carcere
81 morti e 14 persone ricoverate con ustioni gravi: è il bilancio confermato in fine mattinata dal ministro della Sanità cileno Jaime Manalich, che si trova nel carcere San Miguel di Santiago dove stamani è scoppiato un incendio di grandi proporzioni. Intanto già si registrano le prime polemiche per i ritardi nei soccorsi: alcuni testimoni denunciano che la gendarmeria ha ritardato l'ingresso dei pompieri nella prigione per poter avere pieno controllo della situazione. L’istituto risulta inoltre sovraffollato, vi si trovavano 1.900 detenuti, quando è stato progettato per ospitarne 700.

Usa e Corea del Sud annunciano nuove esercitazioni congiunte
Gli Stati Uniti e la Corea del Sud effettueranno nuove manovre militari congiunte volte a “dissuadere in modo efficace l'aggressione della Corea del Nord”. Lo hanno annunciato gli stati maggiori dei due Paesi da Seul. L'ammiraglio Usa, Mike Mullen, e la sua controparte sudcoreana, Han Min-koo, hanno poi definito una “azione illegale e deliberata” l’attacco a sorpresa, del 23 novembre scorso, della Corea del Nord contro l'isola sudcoreana di Yeonpyeong. I due hanno inoltre invitato la Cina “a utilizzare tutta la sua influenza” su Pyongyang per stabilizzare la penisola coreana.

Pakistan
Almeno 17 persone sono morte e 25 sono rimaste ferite nel Pakistan nordoccidentale, nella cittadina Kohat, a nord di Peshawar, a seguito di un attacco kamikaze contro un pulmino nei pressi di un mercato molto affollato. Al momento l'atto terroristico non è stato rivendicato, ma spesso in queste zone del Pakistan i Talebani, sunniti, hanno attaccato la comunità sciita.

Cina esplosione miniera
Almeno 26 operai hanno perso la vita in seguito ad una esplosione avvenuta in una miniera di carbone nella provincia dell'Henan, nella Cina centrale. Questo tipo di incidente non è nuovo in Cina dove ogni anno si registrano centinaia di vittime fra i minatori.
Montenegro
Il Montenegro punta ad ottenere lo status ufficiale di Paese candidato all'adesione all'Unione Europea nel corso del vertice dei capi di Stato e di governo, in programma a Bruxelles il 16 e il 17 dicembre prossimi. L’obiettivo è quello di conquistare poi il via libera per l'apertura dei negoziati a dicembre del 2011. E' quanto emerso ieri da un incontro con il ministro montenegrino per gli Affari europei, Gordana Djurovic, organizzato dall'European Policy Centre a Bruxelles. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 341

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