Disordini ad Haiti dopo il primo turno delle presidenziali. Al ballottaggio Manigat
e Celestin
L'ex first lady Mirlande Manigat e Jude Celestin, considerato uomo vicino al presidente
uscente Renè Preval, accedono al ballottaggio delle elezioni presidenziali ad Haiti.
L’annuncio del Consiglio elettorale, arrivato ieri in serata, ha suscitato le proteste
dei sostenitori del popolare cantante Michel Martelly, uscito sconfitto dalle urne,
e le perplessità degli Stati Uniti che hanno invitato la popolazione haitiana alla
calma. Il servizio di Marco Guerra:
L'ex
first lady, Mirlande Manigat, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali
svoltesi lo scorso 28 novembre con il 31,3% dei voti e se la vedrà al ballottaggio,
in programma per il 16 gennaio, con il candidato del governo, Jude Celestin, che ha
ottenuto il 22,4% dei consensi. A dieci giorni dal voto arriva, dunque, l’atteso responso
delle urne certificato dal Consiglio elettorale haitiano. Dietro di loro il cantante
Michel Martelly con il 21,84% dei suffragi. Lo stretto margine di distacco dal candidato
del governo, tra l'altro genero del presidente uscente Rene Preval, insieme ai sospetti
di frodi elettorali hanno portato a momenti di tensione nella capitale Port-au-Prince,
dove, subito dopo l'annuncio dei risultati, i sostenitori di Martelly hanno eretto
diverse barricate. Gli Stati Uniti si dicono preoccupati e si sono offerti di analizzare
i dati alla ricerca di eventuali brogli. Secondo una nota dell’ambasciata americana
i risultati sono incoerenti rispetto a quelli pubblicati dopo il voto dal Consiglio
nazionale di osservazione sulle elezioni. Intanto il Paese caraibico resta alle prese
con l’epidemia di colera che ha già provocato la morte di circa 2.100 persone e il
contagio altre 90 mila. E imperversa la polemica dopo la pubblicazione di un rapporto
di un medico francese, secondo il quale il ceppo della malattia è stato portato dai
caschi blu dell’Onu nepalesi. Le Nazioni Unite hanno detto di prendere “molto sul
serio” le accuse pur ribadendo che non esiste alcuna “prova conclusiva” che dimostri
l’origine dell’epidemia.
Wikileaks All’indomani dell’arresto
a Londra del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, il figlio 20enne ha chiesto un
trattamento giusto e non condizionato da obiettivi politici. E si registra anche la
forte presa di posizione del governo australiano che ha accusato gli Stati Uniti di
essere gli unici responsabili della fuga di notizie e non “il signor Assange”. Dal
canto suo, il 39enne australiano ha chiarito che si batterà contro l'estradizione
in Svezia, dove è accusato di violenza sessuale nei confronti di due donne, mentre
Stoccolma e Washington negano che ci siano stati contatti per un accordo in merito
alla cessione di Assange agli Usa, nel caso sarà portato in Svezia per affrontare
la giustizia. Intanto prosegue la pubblicazione dei file riservati del Dipartimento
di Stato Usa che sta causando non pochi incidenti diplomatici all’Amministrazione
americana. Ieri il portavoce del Pentagono ha ammesso che la rivelazione dei rapporti
ha danneggiato le relazioni statunitensi con i suoi alleati. Gli ultimi file resi
noti riguardano diversi Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.
Profughi
Europei Cresce la preoccupazione internazionale per la sorte dei 250 eritrei
ostaggio di predoni nel deserto del Sinai dal 20 novembre scorso, in condizioni terribili.
E mentre si stringe il cerchio sulla banda dei sequestratori, l’Egitto avvia i primi
contatti con i rais dell’area interessata per negoziare la liberazione, ma le persone
sotto sequestro sarebbero molte di più, forse 1500. Il servizio di Cecilia Seppia:
''Fate
presto, hanno ricominciato a picchiarci, siamo pieni di lividi e qualcuno ha le piaghe
per le percosse, con noi ci sono anche donne incinte e bambini''. E’ il nuovo drammatico
appello lanciato ieri sera da uno dei 250 profughi eritrei dal 20 novembre nelle mani
di una banda di predoni, nel deserto del Sinai. A farsi interprete delle parole di
questo uomo è ancora don Mussei Zerai, il sacerdote eritreo che tiene contatti con
alcuni degli ostaggi. “Sono in catene - spiega don Zerai, in attesa che qualcuno paghi
il riscatto, ora arrivato a 8 mila dollari per ciascuno. 6 di loro sono stati uccisi
e ad almeno 4 sembra che stiano per prelevare un rene, come forma di pagamento”. Per
alcuni di loro l'odissea è cominciata otto mesi fa, con fuga dall'Eritrea verso l'Italia,
la cattura da parte dei soldati libici, la detenzione in Libia poi la fuga attraverso
il deserto, per finire nelle mani di trafficanti di esseri umani senza scrupoli. Intanto
l’Egitto si muove per la liberazione. I servizi di sicurezza del Cairo stanno trattando
già da ieri con i capi tribù della regione al confine con Israele, ma le informazioni
raccolte dagli 007 egiziani preoccupano la comunità internazionale. Insieme ai 250
profughi provenienti dall’Asmara, ci sarebbero altri 300 africani. Il gruppo degli
eritrei sarebbe in mano ad un solo trafficante in una zona non localizzata, ma gli
ostaggi in totale sarebbero circa 1500, provenienti da Sudan, Etiopia, Nigeria e Guinea
e detenuti in un’area attorno ad El Hassnah, ma anche a sud di Rafah, pochi chilometri
dal confine con Israele. Intanto l’Unhcr punta il dito contro l’Italia e ammonisce:
“la situazione è anche frutto della politica italiana dei respingimenti”. E mentre
cresce la mobilitazione internazionale per una evacuazione umanitaria e l’asilo ai
profughi, dall’Ue i 27 preparano la stretta sui mercanti di uomini, con pene più severe
fino a 10 anni di reclusione e la confisca dei beni e più protezione per le vittime.
Messico,
vertice Onu sul clima “Sono molto preoccupato perchè i nostri sforzi sono ancora
insufficienti” in termini di lotta al cambiamento climatico. Così il segretario delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon, rivolgendosi ai rappresentanti di oltre 190 Paesi che
partecipano ai lavori della 16/a Conferenza Onu sul clima in corso a Cancun, in Messico,
fino al 10 dicembre. Il passo più significativo al momento è stato fatto dalla Cina
che ieri si è detta disponibile a ridurre le emissioni del 40% nei prossimi 10 anni
rispetto ai livelli del 2005. La proposta della Cina si accompagna a quella delle
altre potenze emergenti - India, Brasile e Sudafrica - che offrono un impegno volontario
ma vincolante in cambio del prolungamento del protocollo di Kyoto che scade nel 2012.
Contrari al rinnovo di Kyoto il Giappone e gli Stati Uniti, che ritengono l’accordo
troppo punitivo nei confronti dei 44 Paesi industrializzati, che al momento producono
“solo” 30% delle emissioni, mentre lascia liberi di inquinare quelli emergenti per
non minarne lo sviluppo.
Cile, incendio in carcere 81 morti e 14
persone ricoverate con ustioni gravi: è il bilancio confermato in fine mattinata dal
ministro della Sanità cileno Jaime Manalich, che si trova nel carcere San Miguel di
Santiago dove stamani è scoppiato un incendio di grandi proporzioni. Intanto già si
registrano le prime polemiche per i ritardi nei soccorsi: alcuni testimoni denunciano
che la gendarmeria ha ritardato l'ingresso dei pompieri nella prigione per poter avere
pieno controllo della situazione. L’istituto risulta inoltre sovraffollato, vi si
trovavano 1.900 detenuti, quando è stato progettato per ospitarne 700.
Usa
e Corea del Sud annunciano nuove esercitazioni congiunte Gli Stati Uniti e
la Corea del Sud effettueranno nuove manovre militari congiunte volte a “dissuadere
in modo efficace l'aggressione della Corea del Nord”. Lo hanno annunciato gli stati
maggiori dei due Paesi da Seul. L'ammiraglio Usa, Mike Mullen, e la sua controparte
sudcoreana, Han Min-koo, hanno poi definito una “azione illegale e deliberata” l’attacco
a sorpresa, del 23 novembre scorso, della Corea del Nord contro l'isola sudcoreana
di Yeonpyeong. I due hanno inoltre invitato la Cina “a utilizzare tutta la sua influenza”
su Pyongyang per stabilizzare la penisola coreana.
Pakistan Almeno
17 persone sono morte e 25 sono rimaste ferite nel Pakistan nordoccidentale, nella
cittadina Kohat, a nord di Peshawar, a seguito di un attacco kamikaze contro un pulmino
nei pressi di un mercato molto affollato. Al momento l'atto terroristico non è stato
rivendicato, ma spesso in queste zone del Pakistan i Talebani, sunniti, hanno attaccato
la comunità sciita.
Cina esplosione miniera Almeno 26 operai hanno
perso la vita in seguito ad una esplosione avvenuta in una miniera di carbone nella
provincia dell'Henan, nella Cina centrale. Questo tipo di incidente non è nuovo in
Cina dove ogni anno si registrano centinaia di vittime fra i minatori. Montenegro
Il Montenegro punta ad ottenere lo status ufficiale di Paese candidato all'adesione
all'Unione Europea nel corso del vertice dei capi di Stato e di governo, in programma
a Bruxelles il 16 e il 17 dicembre prossimi. L’obiettivo è quello di conquistare poi
il via libera per l'apertura dei negoziati a dicembre del 2011. E' quanto emerso ieri
da un incontro con il ministro montenegrino per gli Affari europei, Gordana Djurovic,
organizzato dall'European Policy Centre a Bruxelles. (Panoramica internazionale
a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIV no. 341
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