2010-12-07 14:39:15

Sudan: il vescovo Kussala sul ruolo della Chiesa per il dopo-referendum


“I cittadini del Sud-Sudan si aspettano molto dal referendum del 9 gennaio. Pensano che l’indipendenza sarà tutta rose e fiori e che andrà tutto bene, mentre i politici non pensano che al potere e alle ricchezze che esso porta”. È quanto ha affermato mons. Eduard Hilboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi all’agenzia Cns. Secondo il presule, compito fondamentale della Chiesa locale oggi è appunto di fare comprendere ai sudanesi del Sud e del Nord le nuove responsabilità che comporterà l’indipendenza, qualora vincesse il sì: “Dobbiamo aiutare a instillare l’orgoglio di appartenere a una nazione e fare capire alla gente che non si può essere liberi se non insieme e non esclusivamente nel proprio gruppo etnico. Siamo una comunità multiculturale e multireligiosa e dobbiamo rispettarci reciprocamente. Lo stesso – aggiunge - vale per i politici: devono impegnarsi e occorre aiutarli a elaborare una visione del futuro. Nessuno oggi sembra avere questa visione: la maggior parte sembra ignorare in che direzione andiamo. Ma noi abbiamo bisogno di un gruppo dirigente che pensi al futuro, perché non avremo sempre al nostro fianco la comunità internazionale”. Il presule non nasconde in proposito i suoi timori: “La gente in Sud Sudan non ha mai avuto un proprio governo, lo ha avuto solo negli ultimi cinque anni (dopo la firma dell’accordo di pace nel 2005) e abbiamo visto le difficoltà che abbiamo incontrato: la mancanza di vere leggi, lo scarso rispetto della legalità e della dignità della persona. Il rischio, dopo l’indipendenza, è che gli attuali dirigenti in Sud Sudan possano riprendere la lotta tra loro. Non vogliamo vedere dittatori sostituiti da altri dittatori”, dice mons. Kussala. Nell’intervista il vescovo lamenta anche il tentativo di alcuni politici di marginalizzare la Chiesa che pure ha avuto un ruolo importante durante la guerra. Ma a preoccupare il vescovo di Tombura-Yambiuo è anche la reazione negativa del governo di Khartum ai risultati della consultazione elettorale. Le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti governativi sulla sorte dei sud-sudanesi residenti nel Nord qualora vincesse il sì all’indipendenza fanno temere il peggio. Kussala conclude l’intervista invocando la solidarietà della Chiesa degli Stati Uniti: “Abbiamo bisogno che i cattolici americani facciano sentire la loro voce presso l’Amministrazione di Washington”, ha detto il presule ricordando che è stato anche grazie alle pressioni degli Stati Uniti che la pace in Sudan è diventata possibile. (L.Z.)







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