2010-12-07 15:35:51

Rischio di guerra civile sempre più elevato in Costa d’Avorio


L’ultimo grave ostacolo alla pacificazione in Costa d’Avorio viene dal capo di Stato uscente, Laurent Gbagbo, che ha nuovamente rifiutato di riconoscere la vittoria del candidato dell’opposizione, Alassane Ouattara, al ballottaggio per le presidenziali del 28 novembre scorso. Secondo fonti di Ong sul posto, almeno 20 persone avrebbero perso la vita nel corso delle violenze scaturite dal contestato voto. A causa del clima tesissimo, l’Onu ha invitato il proprio personale non essenziale a lasciare il Paese. Cresce, intanto, la preoccupazione nella comunità internazionale. Il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha esortato Gbagbo a riconoscere la legittimità dell’affermazione di Ouattara. E anche da parte dell’Unione Africana c’è stato un tentativo, purtroppo fallito, di mediazione. Sugli sviluppi della situazione in Costa d’Avorio, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente nel Paese africano un missionario, di cui non facciamo il nome per motivi di sicurezza:RealAudioMP3

R. – La situazione è difficile ed è un po’ bloccata. Adesso speriamo che si trovi una soluzione, una via d’uscita, che dipende in larga parte dai protagonisti. Bisogna riconoscere quello che dice la legge. Noi stiamo pregando dall’inizio di questo processo di pace, perché tutti accettino la decisione finale.

D. - Per raggiungere questo obiettivo è importante che ci sia una mediazione forte a livello internazionale a questo punto?

R. – E’ una possibilità, un’opportunità, però la decisione finale dipende anche dalle forti pressioni che verranno dall’estero, per il bene della Costa d’Avorio che ha tanto sofferto.

D. – Come fare per incarnare all’interno delle istituzioni del Paese - e in questo i missionari hanno un ruolo importante - quelle che sono le regole fondamentali della democrazia, cioè il rispetto delle regole, innanzitutto?

R. - Ci sono stati molti miglioramenti, c’è stata una grande evoluzione, però c’è ancora molto da fare e c’è da lavorare per formare, per rendere cosciente la gente, affinché si possa accettare la volontà del popolo.(bf)

Noto miliziano jihadista ucciso a Mogadiscio
Un noto miliziano jihadista nato nello Yemen, fedele ai ribelli al Shabaab legati ad al Qaeda, è stato ucciso in recenti scontri avvenuti a Mogadiscio dai soldati del governo di transizione somalo (Tfg). Secondo quanto stimano fonti di intelligence, i combattenti stranieri che si sono uniti ai ribelli al Shabaab in Somalia, sono tra i 300 e i 1.200. Molti di loro provengono dai Paesi vicini come Kenya, Sudan, Tanzania e Yemen. Sempre nella giornata di domenica, almeno 22 persone, in maggioranza ribelli, hanno perso la vita in altri combattimenti con i soldati di Mogadiscio nelle regioni centrali del Paese del Corno d'Africa, a circa 330 chilometri a nord ovest della capitale.

Nucleare iraniano: appuntamento per un nuovo incontro a gennaio
L'Alta rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, ha definito oggi “dettagliate e sostanziali” le discussioni di Ginevra sul nucleare iraniano ed ha confermato la decisione di tenere un nuovo incontro a Istanbul, a fine gennaio. L'obiettivo sarà di trovare idee pratiche e modi di cooperare, ha detto Ashton in una dichiarazione alla stampa al termine di due giorni di colloqui tra l'Iran ed il gruppo 5+1. Le discussioni - ha detto Ashton - sono state “incentrate sul programma nucleare iranano ed il bisogno per l'Iran di rispettare gli obblighi internazionali”.

Non si ferma l’emergenza colera ad Haiti. Tensioni in attesa del risultato del voto
Nulla sembra riuscire a fermare il colera ad Haiti dove, secondo gli ultimi dati, l'epidemia ha ormai superato la soglia dei 2.000 morti. In questa drammatica emergenza, crescono le tensioni in attesa dei primi risultati delle presidenziali del 28 novembre. Da Port-au-Prince, Sara Milanese:RealAudioMP3

Oggi Haiti si sveglia sospesa tra la tensione per l’attesa dei risultati, almeno parziali, e le richieste sempre più pressanti di annullamento del voto. La denuncia di brogli, lanciata da 12 dei 18 candidati presidenziali, a voto non ancora chiuso, ha avuto un effetto immediato. In particolare, a Port-au-Prince, nel quartiere centrale di Delmas, ci sono state continue proteste contro Jules Celestin, il candidato espressione del governo in carica, accusato di avere manipolato il voto. Nella bidonville di Martisan, una delle zone più violente della capitale, si sono intensificate le violenze tra bande: una chiara reazione agli scontri politici in corso. La vera preoccupazione della gente continua però ad essere il colera. Sono almeno duemila le vittime ufficiali, finora: un dato molto sottostimato, perché in alcuni dei punti di trattamento della malaria il lavoro è così pressante, che è impossibile tenere il conto di malati e morti.(ap)

Guerra di informazioni militari tra le due Coree
La Corea del Nord può schierare una nuova e pericolosa classe di mini-sottomarini capaci di lanciare siluri, facendo ipotizzare la preparazione di altri attacchi dopo quello che a marzo ha causato l'affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan e la morte di 46 marinai. È quanto scrive il quotidiano di Seul, il JoongAng Ilbo, citando fonti secondo cui i servizi di intelligence di Usa e Corea del Sud hanno avuto l'occasione di esaminare le immagini satellitari dalle quali sono emersi “chiaramente” i tubi lanciasiluri di 4 metri sporgere dai 'Daedong-B', i sommergibili nuovi di zecca di 17 metri di lunghezza, 4 metri di larghezza e appena 2,2 metri di altezza. Numeri che fanno dell'ultimo ritrovato bellico di Pyongyang, pronto anche per l'export, uno speciale sottomarino tascabile. La Corea del Nord, secondo le fonti, avrebbe organizzato “intense esercitazioni militari a luglio e di recente (la scorsa settimana, ndr), proprio mentre Corea del Sud e Usa erano impegnati in esercitazioni congiunte”. Sulla base delle prove raccolte, le autorità di intelligence ritengono che la Corea del Nord sia in grado di portare a segno attacchi con i suoi Daedong-B, insieme alla più grande classe Yono, che il governo di Seul ritiene abbia affondato la Cheonan. Pyongyang non ha fatto finora minacce dirette verso il Sud, almeno prima di marzo, ma la preferenza della Corea del Nord per i siluri è nota per essere tra le armi più caldeggiate sia dal fondatore del regime Kim Il-sung, sia da suo figlio, l'attuale 'caro leader' Kim Jong-il.

Slitta il patto di libero scambio tra UE e India
Il patto di libero scambio tra India e Unione Europea non sarà pronto per il summit di venerdì a Bruxelles, secondo una fonte diplomatica citata dall'agenzia di stampa Pti. In base a quanto riferito dall'ambasciatore tedesco a New Delhi, Thomas Matussek, “ci sono ancora delle divergenze e i negoziatori sperano di arrivare presto a un compromesso”. L'intesa, in discussione da tre anni, doveva essere finalizzata nel vertice indo-europeo a cui parteciperà il premier Manmohan Singh. Finora è stato deciso di rimuovere le barriere doganali per il 90% delle merci scambiate, ma rimangono ancora dei nodi da risolvere, tra cui l'inclusione dei diritti di proprietà intellettuale, le normative ambientali e gli standard minimi di lavoro. A questo proposito continuano in India le proteste da parte di Ong e associazioni di malati di Aids che vogliono bloccare le trattative tra i 27 paese europei e il governo di New Delhi. Una manifestazione si è tenuta ieri nello stato nord orientale del Manipur. Alcune clausole inserite nel futuro patto rischiano infatti di ridurre o bloccare l'accesso ai prodotti generici a basso costo, tra cui i farmaci usati per curare l'Hiv.

L’Ecofin licenzia il piano di aiuti da 85 miliardi all’Irlanda
L'Ecofin ha dato il via libera formale al piano di aiuti da 85 miliardi di Euro all'Irlanda, targato Ue-Fmi. Il piano di aiuti ammonta a 85 miliardi di Euro, di cui 35 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche irlandesi (10 miliardi da utilizzare immediatamente) e 50 miliardi per finanziare il bilancio statale. Le misure di sostegno alle banche - secondo quanto prevede l'accordo raggiunto con Dublino - per la metà (17,5 miliardi di euro) sarà finanziato dalla stessa Irlanda, attraverso le sue riserve di liquidità e una parte dei capitali detenuti nel Fondo previdenziale nazionale irlandese. Il resto della somma sarà suddiviso in parti uguali (22,5 miliardi a testa) tra il Fondo salva-Stati (Efsf) di cui sono azionisti i Paesi euro; il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsm) insieme a prestiti bilaterali di Regno Unito, Danimarca e Svezia; il Fondo monetario internazionale. I prestiti saranno erogati (la prima tranche è prevista in gennaio) sulla base del programma negoziato con Dublino, che comporterà innanzitutto una profonda ristrutturazione del sistema bancario irlandese, oltre a riforme per sostenere la crescita e riportare il deficit sotto il 3% entro il 2015.

18 Paesi oltre la Cina non saranno alla cerimonia del Nobel per la Pace
Il Comitato norvegese per il premio Nobel per la Pace ha reso noto che 18 Paesi oltre alla Cina hanno deciso di disertare la cerimonia di premiazione del dissidente cinese Liu Xiaobo, prevista per venerdì a Oslo. Si tratta di Russia, Kazhakstan, Colombia, Tunisia, Arabia Saudita, Pakistan, Serbia, Iraq, Iran, Vietnam, Afghanistan, Venezuela, Filippine, Egitto, Sudan, Ucraina, Cuba e Marocco. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 341

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