2010-12-07 13:17:49

Il cardinale Tettamanzi alla città di Milano: immigrato non è uguale a delinquente


Si riconoscano i “diritti che hanno maturato con il loro lavoro”, senza discriminarli genericamente come criminali. E’ uno dei pensieri in favore degli immigrati che ieri sera, in una Basilica di Sant’Ambrogio gremita di autorità, ha espresso il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Nel tradizionale Discorso alla città per la festa di Sant'Ambrogio, il porporato si è riferito agli ultimi tragici fatti di cronaca italiana per esortare a non lasciar prevalere l’odio razziale nei riguardi di chi è straniero. Il servizio, da Milano, di Fabio Brenna:RealAudioMP3

Un invito ad essere come il seminatore della parabola, che “sparge il suo seme” non solo nel terreno buono, che a Milano c’è ed è importante, ma che si cura di non escludere nessuno, per rendere fertili anche gli esclusi e gli emarginati. E’ una sfida rivolta soprattutto agli amministratori, quella che l’arcivescovo di Milano ha rivolto nel tradizionale Discorso alla città, in occasione della festa del patrono Sant’Ambrogio. Il cardinale Tettamanzi tocca tutti i temi a lui cari da sempre: dall’emergenza lavoro a quella educativa; ripete la centralità della famiglia e la questione dell’immigrazione, con una propo sta finale di realizzare quattro “cantieri sociali”, che promuovano il bene che c’è e operino contro l’esclusione sociale. L’invito a seminare anche sulla pietra, fra i rovi o sulla strada significa innanzitutto non discriminare nessuno, a partire dai più deboli. Con evidente riferimento alle tragedie di questi giorni, in provincia di Bergamo come a Lamezia, il cardinale ripete l’invito a non giudicare:

“Prego inoltre, perché non si sovrapponga genericamente a tutti gli immigrati la categoria della delinquenza: ogni persona di origine italiana o straniera deve essere sempre giudicata singolarmente per quella che è, non dimenticando mai che il giudizio più vero e definitivo è quello di Dio”.

Il terreno buono su cui seminare c’è anche a Milano, ma bisogna sostenere adeguatamente il lavoro, le famiglie e tutte quelle realtà impegnate nella difficile sfida educativa. E continuare a seminare per rendere fertili anche le situazioni che appaiono senza speranza:

“L’uomo della parabola prende in considerazione tutto il terreno che gli è affidato, tutto lo ritiene meritevole delle proprie cure: atteggiamento prezioso questo, per dare fiducia ad ogni realtà, per stimolare le diverse esperienze a dare il meglio di sé; atteggiamento che ancora oggi interroga chi ha competenza, vocazione e mandato di rendere migliore ogni tipo di terreno”.(ap)







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