Documento finale dell’incontro continentale latinoamericano di Pastorale delle
Migrazioni
“Per una migliore pastorale delle migrazioni economiche e forzate in America Latina
e nei Caraibi” è il tema dell'Incontro Continentale Latino-americano di Pastorale
delle Migrazioni, che si è svolto a Bogotá, in Colombia, dal 17 al 20 novembre scorsi,
organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
in collaborazione con la Sezione per la Mobilità Umana del Celam (Consiglio Episcopale
Latino-americano). Oggi ad oltre due settimane dalla conclusione dei lavori è stato
pubblicato il documento finale dell’iniziativa che prende in esame diversi aspetti
del fenomeno migratorio in America Latina, fra cui “l’arrivo di rifugiati, richiedenti
asilo e migranti provenienti dall’Africa e dall’Asia, così come le migrazioni forzate
a causa di disastri ecologici”. Si è osservato poi il crescente fenomeno delle migrazioni
di ritorno. Di fronte a tutto ciò – si legge nel documento citato dall'agenzia Sir
- si è sentita “l’urgenza di aiutare i migranti e tutti quelli che sono spaesati in
questo duro cammino, di modo che si sentano come a casa nella terra che offre loro
il pane per vivere e nella Chiesa dove il Pane della vita alimenta nuove speranze”.
Più in generale nel documento si osserva che “c’è un notevole aumento tanto dell’emigrazione
quanto dell’immigrazione, della femminilizzazione della migrazione, delle deportazioni
massicce e del traffico di migranti e tratta delle persone, frutto anche della globalizzazione,
della crisi del mercato liberale e dell’economia globale, in generale”. Il testo finale
contiene anche delle raccomandazioni. Innanzitutto, l’invito alle comunità cristiane
e a tutte le organizzazioni dei Paesi di destinazione “di sostenere le iniziative
che cercano di costituire organizzazioni di migranti in modo che questi stessi possano
offrire il loro contributo come attori e interlocutori nella società di arrivo”. È
indispensabile, poi, che coloro che lavorano a favore dei migranti imparino ad ascoltarli,
e questo è “di capitale importanza per restituire loro dignità umana”. Una raccomandazione
anche a coinvolgere direttamente gli stessi migranti nelle azioni attive a favore
di altre persone che condividono la loro condizione, in modo da creare “sinergia”.
Importante la formazione dei migranti, “tanto nella vita di fede come in quella professionale
e lavorativa, sforzandosi di aiutarli ad imparare la lingua del Paese di arrivo”.
Ancora più importante “il rispetto dei diritti dei lavoratori migranti e consolidare
l’integrazione tra le strutture delle organizzazioni di lavoratori già esistenti”.
Un invito alle comunità cristiane a “rafforzare le organizzazioni nelle zone di frontiera
costituendo così ponti solidi a favore dei migranti e di quelli che sono costretti
a lasciare le loro case, accompagnando specialmente i deportati o gli espulsi e coloro
che decidono volontariamente di tornare nei loro Paesi di origine”. (M.G.)