Uccisi a Baghdad altri due cristiani. Mons. Sako: siamo sotto attacco
Benedetto XVI all’Angelus ha invitato ieri a pregare per tutte le situazioni di violenza
e di sofferenza nel mondo e, tra queste, ha ricordato i continui attentati che si
verificano in Iraq contro cristiani e musulmani. L’ultimo di una lunga serie di sanguinosi
attacchi contro la comunità cristiana è avvenuto ieri, quando uomini armati hanno
fatto irruzione in una casa uccidendo marito e moglie, entrambi cristiani. Sull’appello
lanciato dal Papa ascoltiamo l’arcivescovo cattolico di Kirkuk, mons. Louis Sako,
intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – Apprezziamo
molto le parole del Santo Padre e la sua solidarietà. E’ veramente un padre che sente
il dolore dei suoi figli e delle sue figlie. La situazione è brutta per i cristiani
e i musulmani.
D. – La situazione è drammatica e alle parole del Santo
Padre di ieri all’Angelus è seguito, poi, un altro drammatico attacco in cui è rimasta
vittima una coppia di anziani a Baghdad …
R. – Si tratta di due cristiani,
Hikmat Sammak e sua moglie Samira, avevano venduto la casa ed erano andati ad abitare
al nord. Erano ritornati a Baghdad due giorni fa per completare le pratiche e vendere
ciò che gli era rimasto. Alcuni criminali sono entrati in casa e li hanno accoltellati.
E’ una cosa che fa paura, non c’è niente né di umano né di religioso. Noi siamo una
minoranza e quando un cristiano viene rapito o assassinato tutta la comunità comincia
ad avere paura. Non sappiamo dove stia andando il Paese.
D. – Ieri il
Papa all’Angelus ha anche detto che la voce di Dio risuona nel deserto del mondo …
R.
– Una voce nel deserto è molto importante perché nel deserto si è soli, quindi una
voce è un grande sostegno e dà speranza, è come un po’ di luce nella notte. Questa
voce, la voce del Santo Padre, la voce di Dio nella preghiera, nel servizio, ci dà
forza ma nel quotidiano ci vuole anche l’aiuto una forza internazionale. C’è bisogno
d’aiuto, l’Iraq ha bisogno di aiuto.
D. – Ieri è stata istituita una
task-force della polizia irachena proprio per proteggere le minoranze cristiane…
R.
– Io non credo che basti per assicurare realmente la sicurezza perché tante volte
quando c’è un attentato non si riesce a sapere, a controllare. C’è confusione, c’è
caos, la gente ha perso la fiducia. Noi cristiani siamo un obiettivo a Baghdad, a
Mossul, e in queste città non c’è sicurezza. (bf)