Costa d'Avorio nel caos con due presidenti e due premier
La Costa d’Avorio è un Paese sull’orlo di una guerra civile, dopo che ieri sia il
presidente uscente Gbagbo, sia il candidato dell’opposizione Ouattarà si erano dichiarati
vincitori delle presidenziali ed avevano ciascuno nominato un premier. Intanto questa
mattina sono state riaperte le frontiere, che erano rimaste sigillate per una settimana,
in seguito alle violenze scoppiate dopo la tornata elettorale. Da Bruxelles, intanto,
giunge la notizia che l’Unione Europea potrebbe prendere in considerazione l'adozione
di sanzioni se la situazione politica non sarà chiarita al più presto. L'ipotesi è
stata avanzata da un portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera e di
sicurezza Ue Catherine Ashton. Per una testimonianza sulla situazione nel Paese africano,
Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente a Bouakè un missionario
italiano, che per motivi di sicurezza preferisce restare nell’anonimato:
R. – Qui
la situazione è tranquilla, nel senso che tutti sono stati a casa nel fine settimana.
La città è quasi deserta. Ci sono state delle manifestazioni, ma senza violenza. C’è
un clima di attesa, con un po’ di tensione: si attende per sentire come finiranno
le cose.
D. – La gente comune come vive questi momenti di grande confusione
politica?
R. – C’è paura, incertezza e non si sa come andrà a finire.
Comunque, a livello di cristiani, ieri il vescovo di Bouaké ci ha convocati nella
cattedrale, che era molto affollata e ha lanciato un appello soprattutto all’unità,
un appello a tutti i cristiani, affinché continuino a pregare, affinché nella Chiesa
non ci siano divisioni a causa dell’appartenenza etnica, della nazionalità e della
politica. Nella Chiesa cattolica sono tutti fratelli e sorelle e non si devono fare
distinzioni. L’appello del vescovo a questa unità è stato veramente molto forte, come
anche quello a non mescolarsi a questi problemi. Bisogna pregare - ha aggiunto il
vescovo - affinché il corpo diplomatico e la comunità internazionale possano veramente
incontrare le due parti, pacificarle e arrivare finalmente ad avere un solo presidente.
D.
– La sua personale impressione sul futuro della Costa d’Avorio...
R.
– Ho fiducia, nel senso che faccio appello a non mettere davanti l’appartenenza etnica
o politica e a pregare affinché giustamente non si arrivi a manifestazioni violente
e a spargimento inutile di sangue. Faccio un appello a questa fraternità e al fatto
che gli stranieri siano accolti come erano accolti prima. L’Africa è una grande famiglia:
siamo tutti fratelli e sorelle. Quindi, bisogna ritornare a questi vecchi principi,
che erano e che sono buoni ancora oggi. Confido sempre che si possa arrivare ad una
soluzione, che non porti ad uno spargimento di sangue inutile.(ap)