2010-12-04 15:25:54

Nei cinema italiani "Il responsabile delle risorse umane" del regista israeliano Eran Riklis


Sugli schermi italiani , da ieri, "Il responsabile delle risorse umane", il film candidato da Israele ai prossimi Oscar, che il regista israeliano Eran Riklis, già noto e apprezzato al pubblico per i precedenti "La sposa siriana" e "Il giardino dei limoni", ha tratto dall'omonimo romanzo di Abraham B. Yehoshua. Una storia profondamente umana in cui il protagonista, e molti altri personaggi con lui, nel corso di un viaggio inaspettato, imparano a conoscere la vita e se stessi, a condividere esperienze e dolori, a guardare il futuro con altra luce. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

(trailer)
Il suo ingegnere è stato vittima di un attentato suicida, al mercato Mahane Yehuda. E' rimasta in obitorio perché nessuno si è accorto della sua sparizione poi le hanno trovato in tasca il cedolino della busta paga e ora scaricano tutte le colpe su di me e sulla vedova e accusano l'azienda di negligenza criminale e mancanza di umanità...

Lui è il responsabile delle risorse umane di un grosso panificio di Gerusalemme e l'accusa che grava sulla sua vita e sull'azienda è la mancanza di umanità nei confronti di una vittima innocente del terrorismo, Yulia, una romena sconosciuta ai più, messa agli angoli come tanti immigrati, dipendente prima e dimenticata poi, da morta, in una cella dell'obitorio. Un petulante giornalista scopre il caso e mette sotto torchio i colpevoli che per pulirsi la coscienza decidono di tributare a Yulia un doveroso funerale nel suo sperduto paese d'origine. Per il protagonista, accompagnato da personaggi surreali e in contatto con realtà inaspettate, inizia un viaggio attraverso un mondo sconosciuto che diventa per lui purificazione e rinnovamento, una nuova fase della vita, un nuovo rapporto col prossimo. "Avevo la sensazione - confessa il regista Eran Riklis - che la sua missione consistesse nello scoprire se stesso, un compito molto vicino a quello del cinema. A poco a poco questa missione gli entra dentro, diventa per lui qualche cosa di intimo e di emotivo, ma la portata di quell'incarico è anche nazionale". Insomma, per il bravo e sensibile regista israeliano, che riesce a tenere perfettamente in equilibrio la tragedia e il sorriso, la realtà e la finzione, mettendo a confronto uomini e donne dalle culture e fedi diverse, il viaggio del "responsabile delle risorse umane" seguito, anzi quasi segnato, dalla presenza ingombrante e determinante della bara di Julia, svela l'animo non soltanto del singolo, ma di una intera società. L'urgenza è quella di trasformare l'autocommiserazione singola e collettiva in umanità riconciliata, nel presente e per il futuro, di sciogliere il cinismo che detta regole e spesso leggi. Un film amaro e dolce insieme, che sente della presenza di una forte origine letteraria come quella del romanzo di Yehoshua, interpretato da attori che sanno esprimere tutta la sgradevolezza iniziale e la dolcezza finale, quando si decide che le spoglie debbano tornare in Terra Santa, a Gerusalemme, la città della sperata e perduta felicità di Yulia, dove lei ha perso per caso la vita, dove molti desiderano, di proposito, ricominciarla.







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