Mobilitazione dei vescovi brasiliani per la protezione costituzionale della vita
"La Costituzione federale brasiliana prevede già che la vita non può essere violata,
ma non specifica a che punto. Vogliamo che la Costituzione dello Stato dichiari esplicitamente
che la vita umana inizia dal concepimento e finisce con la morte naturale". I presuli
del Brasile- riferisce L’Osservatore Romano - sollecitano la protezione costituzionale
per il nascituro. Quattro diocesi dello Stato brasiliano di São Paulo hanno annunciato
uno sforzo comune per evitare la legalizzazione dell'aborto. Le diocesi di Taubaté,
Lorena, Caraguatatuba e Guarulhos stanno promuovendo una campagna di sensibilizzazione
in dimensione sociale e istituzionale per modificare la Costituzione. "Tale campagna,
al momento, sta impedendo — ha sottolineato Hermes Nery, il coordinatore della commissione
pro-life per la diocesi di Taubaté — la legalizzazione dell'aborto". L'iniziativa
è stata lanciata il 27 novembre nella cattedrale diocesana di Taubaté. Lo scopo è
quello di raccogliere 300.000 firme necessarie alla formulazione di una proposta di
modifica alla Costituzione dello Stato di São Paulo. Secondo monsignor Carmo João
Rhoden, vescovo di Taubaté «questa iniziativa è importante, considerando che tutti
i sondaggi mostrano che il popolo brasiliano è a favore della vita e quindi contro
l'aborto. La gente è per la tutela della vita umana dal momento del concepimento fino
alla morte naturale». Monsignor Luiz Gonzaga Bergonzini, vescovo di Guarulhos ha
ribadito, in una sua pubblicazione dal titolo "Lo Stato sulla difesa della vita",
che lo "sforzo corale per la promozione di una cultura della vita è il primo, necessario
passo per impedire la legalizzazione dell'aborto nella Costituzione federale". La
vita — ribadisce il presule, il quale più volte e con forza ha criticato quanti spingono
verso la legalizzazione dell'aborto e dell'eutanasia — "è il valore più grande
che abbiamo e che dovrebbe essere difeso, promosso fin dal concepimento in tutte
le condizioni e le fasi temporali, fino alla morte naturale". Mai prima d'oggi in
Brasile la questione bioetica si è trasformata in vero ago della bilancia di una
contesa elettorale. Dopo settimane di polemiche, alla fine della campagna anche, la
neopresidente eletta della Repubblica Dilma Rousseff è venuta incontro alle richieste
della Chiesa brasiliana promettendo di non presentare nessuna legge che legalizzi
l'aborto o il matrimonio tra omosessuali. La Chiesa cattolica brasiliana, che rappresenta
125 milioni di fedeli, durante la campagna per le elezioni presidenziali ha parlato
di valori e di orientamenti. "È nostro diritto e dovere — aveva sottolineato la Conferenza
episcopale — guidare i fedeli, soprattutto nelle scelte che hanno a che vedere con
la fede e la morale cristiana. Ma riaffermiamo che la Conferenza episcopale non indica
nessun candidato, la cui scelta è un atto libero e cosciente di ogni cittadino".