Rapporto Censis: le famiglie pilastro strategico di una società in crisi che stenta
a ripartire
Un’Italia “appiattita, che stenta a ripartire”, bloccata nella morsa della crisi economica,
del debito pubblico elevato, di una “politica troppo litigiosa”. E’ l’istantanea a
tinte scure del 44.mo rapporto Censis presentato oggi a Roma. Secondo i dati il crack
mondiale e la globalizzazione, hanno portato “disinvestimento dal lavoro, despecializzazione
produttiva e risparmi stagnanti”. In questo scenario le famiglie italiane si confermano
un “pilastro strategico del welfare” che “sopperisce ai vuoti del sistema pubblico”.
Massimiliano Menichetti:
Un Paese
che non crolla sotto il peso della crisi economica mondiale, ma che si trova in difficoltà
e con pochi strumenti per reagire. E’ la fotografia scattata dal Censis nel suo 44.mo
Rapporto sulla situazione sociale italiana. Secondo il Censis, gli italiani sono delusi
dei propri politici che giudicano troppo litigiosi e inconcludenti e la nazione vive
una sorta di depressione per mancanza di valori e stimoli. Nonostante la crisi, però,
l'Italia tiene, grazie a intrecci virtuosi come i continui aggiustamenti del welfare
e l'irrobustimento delle reti tra imprese. Ma è proprio la piccola e media impresa,
motore del Belpaese, a soffrire una forte contrazione: in 5 anni sono scomparsi 437
mila imprenditori e lavoratori in proprio; sale anche la disoccupazione tra i giovani:
400 mila posti in meno nei primi due trimestri del 2010. L'Italia è il Paese europeo
con il più basso ricorso a orari flessibili e sono oltre 2 milioni e duecento le
persone, tra i 15 e i 34 anni, che non studiano, non lavorano e neppure cercano un
impiego: per il 55% degli italiani, questo accade perché i giovani non vogliano accettare
lavori faticosi o di scarso prestigio. Giuseppe Roma, direttoregenerale del Censis:
“Reagiamo alla globalizzazione
o rintanandoci nel territorio o con la passività tipica di chi rinuncia al rischio
e alla competizione. Viviamo in un contesto difficile in cui la verticalizzazione
della politica ha tolto ai cittadini molto spazio e loro si sentono deresponsabilizzati.
Poi, i valori della tradizione come il lavoro – che è stato il grande paradigma che
ha fatto andare avanti l’Italia – oggi risulta essere un fattore non più trainante:
non solo perché i giovani hanno meno opportunità, ma anche perché creiamo meno imprenditori,
meno lavoro autonomo e persino nel lavoro dipendente molto spesso gli occupati si
chiamano fuori e non condividono una strategia di sviluppo. In altri termini, siamo
un Paese che si sta appiattendo, che è demotivato e a cui bisogna ridare slancio;
è un Paese in cui le reti familiari devono essere adeguatamente supportate”.
Le
famiglie, nonostante spese sempre più alte (tariffe, multe, parcheggi e gabelle varie)
e budget sempre più bassi si confermano un "pilastro strategico del welfare" caricandosi
di compiti assistenziali particolarmente gravosi per le situazioni più problematiche
di non autosufficienza e disabilità, di fatto "sopperendo ai vuoti del sistema pubblico".
“Buchi” che riguardano anche il sistema dell'istruzione: il 56,5% delle scuole italiane,
dalla materna alle superiori, ha infatti chiesto un contributo volontario alle famiglie,
aggiuntivo alle tasse scolastiche e al costo della mensa; ancora Giuseppe Roma:
“Sappiamo
che in Italia, ancora più che altrove, l’Italia del welfare trova una forte supplenza
della famiglia che si impegna molto nella sanità (pensiamo al 23% della spesa, che
è dei privati), nell’assistenza (abbiamo quattro milioni di disabili, in gran parte
sulle spalle dei coniugi, dei figli o delle madri) e abbiamo un volontariato che continua
ad essere una struttura importante, non solo di umanizzazione del servizio sanitario
e assistenziale, ma talvolta anche di supplenza. Quindi una famiglia che si occupa
a tutto campo del sociale ma rispetto alla quale la tassazione è molto elevata. Ci
sono tasse occulte: le abbiamo valutate in 2.300 euro l’anno. E’ il costo che le famiglie
devono sostenere per cose che in altri Paesi non esistono: dalla dichiarazione dei
redditi, da multe ricevute perché non funzionano i servizi pubblici … Insomma, la
famiglia è gravata da troppi pesi e nessuno l’aiuta! L’auspicio è che proprio questi
intrecci virtuosi, che stanno poi scacciando quelli viziosi come la criminalità organizzata
o l’evasione, possano tornare ad avere lo slancio, e la motivazione per un futuro
che sia adeguato ad un Paese civile ed avanzato come l’Italia”.
Quasi
il 40% degli italiani dice di non avere risparmi da utilizzare: liquidità, polizze
e mercato immobiliare le scelte delle famiglie per resistere alla crisi. Eppure, secondo
il rapporto gli italiani continuano, a comprare oggetti spesso superflui:
“Certo,
sono un po’ succubi delle offerte dei centri commerciali: si comprano cose che poco
servono. E quindi, alla fine, con il credito al consumo, con la carta di credito rischiamo
di riempirci la casa di cose che poco ci servono”.
Tra i mali che affliggono
l’Italia, anche un elevato debito pubblico e un’evasione fiscale stimata in 100 miliardi
di euro all’anno, che drena risorse pari al 4,7% del Pil. Ultimo capitolo, la criminalità
organizzata, fenomeno transnazionale in crescita, che vede ancora presidi per 54%
del territorio in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. (gf)