Mondiali di calcio in Russia e Qatar: intervista con i nunzi dei due Paesi
Doppia sorpresa ieri a Zurigo per la scelta, da parte della Fifa, delle sedi dei Mondiali
di calcio delle edizioni successive al torneo del 2014, già assegnato al Brasile.
I Mondiali del 2018 si terranno in Russia, quelli del 2022 saranno ospitati dal Qatar.
Per quanto riguarda la Russia, il primo ministro Vladimir Putin ha assicurato che
verranno realizzati, oltre agli stadi, anche strade, aeroporti e infrastrutture. Sarà
dunque un’occasione per dare impulso allo sviluppo di diverse aree del Paese, come
sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il nunzio apostolico nella Federazione
russa mons. Antonio Mennini:
R. – Credo
che per la Russia questo sia stato un obiettivo che certamente stimolerà ancora di
più l’orgoglio nazionale di un Paese che ritorna interprete e protagonista, non solo
sulla scena politica, ma anche sulla scena dello sport. Dal punto di vista economico
e sociale mi sembra che questo contribuirà non poco allo sviluppo di tante regioni.
Questo è molto importante, perché bisogna riconoscere che in tante regioni, tante
infrastrutture, a cominciare dalle strade, non sono nello stato migliore. Questo evento
creerà sicuramente molti posti di lavoro, soprattutto per i giovani, e aiuterà anche
il rafforzamento delle ricerche universitarie.
D. – Quale significato
ha questo evento per la comunità cristiana che vive in Russia?
R. –
Dal punto di vista dei cristiani che vivono in Russia, credo che ci sia la possibilità
di concorrere a questo evento, cercando di sviluppare, di far scoprire i valori morali
insiti nello sport. Il rischio è che in avvenimenti del genere, come abbiamo potuto
constatare in altri Paesi, si rivelino soltanto dei grandi investimenti economici,
senza una proposizione di valori ed ideali. Spero che i cristiani, anche i cattolici,
saranno capaci di indicare, soprattutto alle giovani generazioni, i valori morali
insiti in uno sport, dove sport significa onestà, rispetto delle norme, rispetto dell’avversario.
D.
– E i Mondiali di calcio saranno anche un’occasione per far conoscere meglio la Russia...
R.
– Quest’evento spingerà i governanti russi a presentare una nuova immagine di questo
Paese che rimane per molti, anche in Occidente, un po’ misterioso. Sarà un’occasione
per farlo conoscere con i suoi valori autentici di apertura, di accoglienza e direi
anche di solidarietà, perché le situazioni di povertà oggi vengono rimarginate soprattutto
da un tessuto di solidarietà, che tuttora esiste e resiste alle grandi tentazioni
del consumismo, del materialismo e dell’individualismo.
D. – I Mondiali
di calcio potranno anche avere effetti nei rapporti tra cattolici e ortodossi?
R.
– Io penso proprio di sì anche perché la Chiesa cattolica, insieme a tante Conferenze
episcopali, ha delle commissioni specifiche per lo sport e potrà sicuramente dare
il suo apporto. E poi la Chiesa ortodossa, come in tanti altri settori, chiede il
nostro aiuto. Basti pensare al loro interesse per le Giornate mondiali della gioventù,
alle quali da alcuni anni a questa parte partecipano anche giovani ortodossi che prendono
parte a questo evento non solo con il permesso, ma con la benedizione , con il beneplacito
del Patriarca e delle altre autorità della Chiesa ortodossa. (ap)
Anche
il Qatar, come la Russia, ospiterà per la prima volta un’edizione dei Mondiali di
calcio. Si tratta di un’importante opportunità per tutto il Medio Oriente, come ricorda
il nunzio apostolico in Qatar, mons. Petar Rajič, intervistato da Amedeo
Lomonaco:
R. - E’ una
scelta molto interessante, proprio perché è il primo Paese nella storia del Medio
Oriente ad essere scelto per un evento così grande. E’ una scelta che ha suscitato
grande gioia tra il popolo del Qatar. E non soltanto in Qatar, ma in tutto il Golfo,
perché si considera questo evento non solo come una “vittoria”, ma anche come un riconoscimento
degli sforzi del popolo del Qatar e di tutto il Golfo arabo. Per i cristiani, ma anche
per i musulmani, significherà una maggiore attività, una maggiore opportunità di lavoro
in preparazione a questo grande evento. Il mondo potrà conoscere meglio sia il Qatar
sia gli altri Stati del Golfo d’Arabia.
D. - Dunque i Mondiali di calcio
in Qatar saranno anche un’importante pagina per i rapporti tra mondo arabo ed Occidente?
R.
- Sarà un momento in cui il Qatar si aprirà al mondo e questo permetterà a tutti di
conoscere anche gli aspetti molti belli del Qatar e degli altri Paesi del Golfo. In
Qatar si stanno certamente facendo dei grandi sforzi per aprire anche il mercato e
le autorità di questo Paese vogliono riuscire a dimostrare al mondo che sono capaci
di organizzare un evento così importante come i Mondiali.
D. - Questo
evento potrà essere anche un’occasione in Qatar per una riflessione su temi importanti
come la libertà religiosa?
R. - Potrebbe esserlo, senz’altro! Questo
potrà essere di stimolo per le autorità statali ad aprire ancor di più i loro orizzonti.
Certamente c’è sempre spazio per una maggiore apertura, ma le cose per ora vanno bene.
D.
- Quindi i Mondiali di calcio in Qatar saranno una vetrina per far conoscere meglio
questo Paese: come vive la comunità cristiana in Qatar?
R. - Parliamo
sempre di una piccola comunità. Non è infatti molto grande la comunità dei cattolici
presenti nel Paese: abbiamo una sola parrocchia nella capitale, a Doha. E’ una meravigliosa
chiesa, di recente costruzione. Parte di quel terreno è stato donato alla Chiesa e
di questo siamo sempre molto grati alle autorità statali. Siamo veramente molto grati
per questo segno di benevolenza e di apertura verso i cattolici del Paese. Abbiamo
una “squadra” di Padri cappuccini presente nel Paese; 7-8 sacerdoti che assistono
la comunità cattolica presente, in maggioranza di rito latino, ma ci sono poi anche
i vari gruppi orientali: siro-malabaresi, siro-malankaresi, maroniti. La stragrande
maggioranza dei fedeli cattolici è composta da persone che sono venute dall’estero
in cerca di lavoro e che danno, quindi, un buon contributo nell’organizzazione stessa
del Paese. (mg)