Mons. Tomasi all'Onu: contrastare gli streotipi sugli immigrati, risorsa non minaccia
Si devono rinnovare gli sforzi tesi a contrastare gli stereotipi sugli immigrati e
ad invertire la tendenza che ignora il loro grande contributo. E’ quanto ha affermato
l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Silvano
Maria Tomasi, intervenendo martedì scorso alla 99.ma sessione del Consiglio dell’Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni che si conclude oggi nella città elvetica. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Il perdurare
della crisi economica ha provocato “un impatto negativo in molti settori della società”.
Anche gli immigrati hanno pagato un “prezzo” che ha comportato, ad esempio, l’imposizione
di “limiti nell’immigrazione legale, il rafforzamento dei controlli alle frontiere
e il mancato rinnovo dei permessi di lavoro”. Si tratta di misure – fa notare mons.
Silvano Maria Tomasi – che spesso sono state adottate in risposta a legittime preoccupazioni
legate alla sicurezza ma anche in seguito a pressioni dell’opinione pubblica. In diversi
casi – aggiunge il presule - si è anche venuta a creare “una percezione di rifiuto
e di paura” ritenendo che gli immigrati possano rendere ancora più gravosa la competizione
per il lavoro e diventare anche “una minaccia per la coesione nazionale”. “Un’immagine
distorta degli immigrati – osserva poi l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi - può influenzare
l’azione politica”: una contraddizione evidente è quella che vede, da un lato, il
mercato delle economie sviluppate ed emergenti alimentare una crescente domanda di
lavoratori immigrati e, dall’altro, l’adozione di politiche di respingimento.
Le
politiche pubbliche sul fenomeno dell’immigrazione nella prospettiva dei diritti umani
spesso incontrano grande resistenza. Il presule sottolinea, quindi, che è necessario
“rinnovare gli sforzi tesi a contrastare gli stereotipi”, spesso accentuati nell’attuale
situazione economica. Si deve anche invertire “una tendenza che impedisce riforme
legislative e ignora il grande contributo dei migranti”. La Chiesa – spiega poi mons.
Silvano Maria Tomasi – ha raccolto numerose testimonianze di immigrati che non sono
in grado di tornare nei loro Paesi. Molti di questi immigrati sono ‘intrappolati’
in una prospettiva senza futuro, non hanno “accesso ai diritti sociali di base” e
vivono “nella costante paura di essere arrestati”. Per raggiungere risultati efficaci
nella gestione delle migrazioni si deve dunque rafforzare “la cooperazione tra gli
Stati”. Gravi fenomeni transnazionali, come il traffico di flussi immigratori irregolari,
richiedono una migliore pianificazione globale. Questa collaborazione tra i Paesi
– conclude il presule - diventa urgente per raggiungere l’obiettivo fondamentale di
consentire ai migranti “di essere partner nello sviluppo economico” riconoscendo i
loro diritti umani e il fatto che fanno parte della famiglia umana.
Sottolineando
la centralità della cooperazione, l’osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Ufficio Onu di Ginevra ricorda infine il messaggio di Benedetto XVI per la
Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2011. “La Chiesa – scrive il Papa
- non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo
criterio etico fondamentale sono dati proprio dall’unità della famiglia umana e dal
suo sviluppo nel bene. Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e
popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire
dei beni della terra, la cui destinazione è universale”.