Ad Astana, in Kazakhstan, i leader dei 56 paesi aderenti all’Osce non hanno raggiunto
un accordo per rilanciare l’organizzazione. Il dibattito, però, si è anche incentrato
sui cosiddetti 'conflitti congelati': quello russo-georgiano per l’Ossezia del Sud,
quello armeno-azerbaigiano per il Nagorno-Karabak e quello moldavo-ucraino per la
Transnistria. In particolare, a suscitare le reazioni dei rappresentanti russi è stato
il concetto di integrità territoriale della Georgia. Sui motivi che hanno portato
alle nuove tensioni tra Mosca e Tbilisi, dopo la guerra dell’estate 2008, Giada
Aquilino ha intervistato Vittorio Strada, storico della cultura russa:
R. – E’ una
questione che è sempre stata sul tappeto, dal momento che l’integrità territoriale
della Georgia non c’è. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, sono stati rispettati
i confini delle Repubbliche che vi facevano parte, al di là di ogni contenzioso. Nel
caso della Georgia, due sue parti – l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud – si sono rese
autonome e dopo lo scontro di due anni fa sono diventate dei protettorati della Russia,
con basi militari russe. Questo è il punto. La Georgia vuole ricostruire l’integralità
del suo territorio e, allo stesso modo, si è comportata la Federazione russa quando
la Cecenia minacciava di staccarsi: la forza con cui la Cecenia è stata ricondotta
all’interno dei confini della Federazione russa ha dato alla Georgia, nonostante il
tentativo fallito, la possibilità di rivendicare la sua sovranità su queste due parti,
che sono appunto parti integranti del suo territorio.
D. – Ci sono
altre ragioni strategiche che spingono questi Paesi ad avere attenzione verso le due
entità, Abkhazia e Ossezia del Sud?
R. – Il problema è quello del rispetto
dell’integrità territoriale. Certamente la Russia ha degli interessi militari molto
forti nel mantenere le proprie basi militari nell’Abkhazia e nell’Ossezia del Sud,
come anche interessi economici e politici, proprio di prestigio, di forza.
D.
– C’è poi la questione del gas e dei gasdotti, peraltro al centro dei dossier rivelati
da Wikileaks. Perché quell’area è così strategica?
R. – Tutta la zona
del Caucaso è piena di tensioni dal punto di vista etnico e nazionale. E’ poi piena
di enormi interessi economici proprio per via di questi gasdotti, che la Russia tende
a tenere sotto il proprio controllo, per mantenere una sorta di monopolio dei rifornimenti
di gas e di petrolio verso l’Europa occidentale. Quindi è contraria ad una diversificazione
di condotti di queste materie prime preziose verso l’Occidente. La Georgia, invece,
rientra in un’altra sfera di politica; fa la sua politica nazionale e quindi il contenzioso
è multiplo. (vv)