In Pakistan quasi 7 milioni di alluvionati senza aiuti per la cattiva gestione dei
fondi
Mala gestione e un uso improprio delle donazioni ostacolano la ricostruzione nei distretti
del Pakistan colpiti in agosto dalle alluvioni. Oltre 6,8 milioni di persone sono
ancora in rifugi di emergenza e molti di loro rischiano di morire con l’arrivo dell’inverno.
Secondo funzionari del governo gli sforzi fatti in questi mesi sono stati vanificati
dalle lotte intestine tra autorità federali e provinciali per il controllo dei finanziamenti.
A tutt’oggi circa 60 milioni di dollari donati dalla comunità internazionale restano
inutilizzati in un fondo creato in settembre dal Primo ministro Yousuf Raza Gilani.
Un funzionario, anonimo per motivi di sicurezza, afferma all'agenzia AsiaNews: “Una
volta che una decisione è presa dai vertici del governo dovrebbe essere attuata, ma
al momento non è stato fatto nulla". Nella provincia di Sindh, nel sud Paese, la maggior
parte dei villaggi e dei campi coltivati sono allagati. Nel villaggio di Gul Mohammad
Chandio (distretto di Dadu), le famiglie vivono ancora sotto tende di fortuna e da
mesi attendono gli aiuti promessi dal governo. "Siamo molto preoccupati per la nostra
situazione – afferma Noel John, 45 anni, padre di sette figli - la nostra terra è
sotto l'acqua e nessuno ci sta aiutando ". In questi mesi, i funzionari delle Nazioni
Unite hanno lamentato più volte lo scarso sostegno finanziario della comunità internazionale,
dovuto soprattutto alla cattiva reputazione del governo e ai continui casi di corruzione.
Le donazioni inviate hanno raggiunto solo metà degli 1,93 miliardi di dollari richiesti
dall’Onu nella sua campagna di raccolta. Nonostante i debiti, il governo federale
continua a chiedere ai donatori di versare denaro contante, invece di infrastrutture
e mano d’opera. I responsabili della ricostruzione hanno proposto di caricare i soldi
su delle carte prepagate da distribuire alle famiglie che provvederanno da sole a
riparare le proprie abitazioni. L’iniziativa è stata appoggiata dagli Stati Uniti,
ma non dalla Banca Mondiale, che ha richiesto maggiori garanzie di trasparenza e affidabilità.
Amil Khan, portavoce dell’Ong Oxfam afferma: “Abbiamo segnalazioni di persone che
non sapendo come utilizzare il bancomat, non possono ritirare i soldi”. Khan sottolinea
che nel Paese mancano le infrastrutture per un sistema di questo tipo e nei pochi
luoghi attrezzati vi sono continui problemi di accesso e gestione dei macchinari.
Anche Nadeem Ahmed, responsabile del National Disaster Manangment Authority, ha espresso
le sue riserve sul sistema elettronico di donazioni, che non dà garanzie sui criteri
di ricostruzione. Egli ha affermato che delle 1,6 milioni di abitazioni distrutte
oltre 400mila devono essere spostate in altre aree per evitare che vengano distrutte
da alluvioni e terremoti. (R.P.)