Abusi sui minori, il Consiglio d’Europa chiede ai governi di ratificare la Convenzione
per la difesa dell’infanzia
In Europa, un bimbo su cinque è vittima di una qualche forma di violenza sessuale.
E’ il drammatico dato emerso dalla conferenza promossa oggi a Roma dal Consiglio d’Europa,
alla presenza del capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano. A Strasburgo, nel
luglio scorso, è stata votata la Convenzione (detta di Lanzarote) sulla protezione
dei bambini dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali, che attende però di essere
ratificata da tutti gli Stati membri. L’Italia ha promesso di farlo entro dicembre.
Sugli obiettivi della campagna, Fausta Speranza ha intervistato Maud de
Boer-Buquicchio, vicesegretario generale del Consiglio d’Europa:
R. – Una
delle soluzioni per combattere il problema della violenza sessuale è avere dei dati
precisi, ma questa precisione, purtroppo, non la avremo fin quando tutti gli Stati
membri del Consiglio d’Europa avranno ratificato la nostra Convenzione di Lanzarote.
Per ora, ci basiamo solo sulle prospettive dei casi che vengono portati alla luce
e proprio su queste basi siamo arrivati alla conclusione che un bambino su cinque
subisce abusi e violenze sessuali.
D. – Il Consiglio d’Europa, dunque,
si impegna in una campagna per sensibilizzare le opinioni pubbliche alla prevenzione
e anche per fare pressione sui governi perché ratifichino questa Convenzione…
R.
– Sì. E’ assolutamente indispensabile, perché questa Convenzione offre ai governi
gli strumenti per prevenire questi abusi sui bambini e anche per proteggere le vittime
quando, purtroppo, hanno già subito questi crimini. Offre anche gli strumenti per
perseguire penalmente i criminali. L’altro scopo della nostra campagna è la sensibilizzazione
dell’opinione pubblica: ho detto che un bambino su cinque è vittima di violenze, ma
c’è da aggiungere che nell’80 per cento dei casi gli abusi e le violenze avvengono
nell’ambito familiare, proprio ad opera di quelle persone di cui i bambini si fidano.
Spesso, sono proprio i familiari a commettere questi atti e reati nei confronti dei
bambini. Inoltre, vogliamo offrire ai genitori una sorta di vademecum per il dialogo
con i figli, anche quando sono ancora molto piccoli, per prevenire violenze. Abbiamo
perciò preparato e messo a disposizione del materiale molto semplice, che permette
ai genitori di parlare con i bambini, sin dall’età di quattro anni, di questa tematica
che finora è stata un tabù. Abbiamo voluto rompere il silenzio intorno a un fenomeno
che è molto frequente e molto grave. L’unica maniera per combatterlo veramente è discuterne
apertamente, consentire ai bambini di parlare.
D. – E’ essenziale, quindi,
rendere accorti questi bambini ma senza pesare troppo su di loro…
R.
– Assolutamente sì. Noi non vogliamo che gli adulti trasferiscano tutta la responsabilità
sui bambini, perché è in primis nostro dovere proteggerli. Dobbiamo però dar loro
la capacità di potersi difendere, far capire che il loro corpo appartiene solo a loro
e sono solo loro a stabilire il limite dei contatti fisici. Queste che abbiamo sviluppato
sono regole molto semplici, in modo tale da poter spiegare ai più piccoli che quando
non vogliono essere toccati devono reagire, devono resistere. Devono sapere che questo
tipo di pressione da parte di un adulto è un atto grave: dobbiamo farglielo capire
perché spesso è un qualcosa d’insidioso, che si sviluppa pian piano, gradualmente,
e che il bambino finisce per accettare perché crede sia normale essere toccato nelle
sue parti più intime. Bisogna perciò spiegare loro che queste parti non devono essere
toccate.
D. – Quali sono i Paesi che hanno già ratificato la Convenzione?
R.
– Sono dieci. Sono tutti Paesi sparsi nell’Europa, non c’è una distinzione geografica.
Il primo Paese è stato l’Albania, poi a seguire la Grecia, la Francia, la Spagna,
la Turchia. L’ultimo Paese in ordine di tempo è stato il Montenegro e per quanto riguarda
gli altri parlamenti, il lavoro procede in questo senso. (vv)