2010-11-29 14:54:33

Giornata per la solidarietà al popolo palestinese: abbattere i muri dell'inimicizia


“Facciamo in modo che il prossimo anno sia quello in cui si realizzi, finalmente, una pace giusta e durevole in Medio Oriente”. Così il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale per la solidarietà al popolo palestinese. All’Autorità nazionale palestinese si chiede di “continuare a sviluppare le istituzioni statali, contrastare gli attacchi terroristici e contenere gli estremismi”; ad Israele di “ridurre le misure di occupazione, in particolare riguardo alla libertà di movimento, all’accesso e alla sicurezza”. Rimane alta - aggiunge Ban Ki-moon - la preoccupazione “per le condizioni di Gaza”, sottolineando come “occorre che Israele consenta di estendere ricostruzione civile, libertà di circolazione delle persone e esportazione di merci e di facilitare la rapida attuazione dei progetti”. Delle condizioni nei Territori palestinesi si è parlato al Convegno organizzato da Pax Christi lo scorso week end a Fiesole, dedicato al documento ‘Kairos Palestina’. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Pax Christi non ha dubbi: è il momento di accelerare la realizzazione della giustizia, della pace e della riconciliazione in Terra Santa, facendo proprio l’appello delle comunità cristiane locali. Ecco padre Aktham Saba Hijazin, per anni parroco a Ramallah:

“Noi siamo stati sempre lì, in questo stato di sofferenza. Le condizioni di vita dei palestinesi sono terribili. Ci sono i check-point, c’è mancanza di libertà, di giustizia, di lavoro a Ramallah, Hebron, Jenin, Tulkarem … in tutta la Palestina. A Gaza la gente chiede giustizia, chiede che siano date la libertà e la dignità ad ogni persona che vive su questa terra mediorientale, israeliani e palestinesi”.

Una testimonianza dell’urgente necessità di cambiamento nei Territori palestinesi è la situazione nel villaggio di At Twani, non lontano da Hebron, come spiega Laura Ciaghi, del Christian Peacemaker Team:

“Quella di At Twani è una vita legata profondamente al ritmo delle stagioni. L’anno è scandito dai lavori agricoli. I contadini sono anche pastori. E’ una vita semplice in cui ancora si cuoce il pane sulla brace e in cui ci si sposta con l’asino. Questo accade nel 2010, non perché la gente non voglia vivere in un altro modo ma perché esiste un’occupazione militare che ha congelato o ha riportato indietro la vita delle persone. A noi può far tenerezza l’idea che le persone devono andare ancora al pozzo a prendere l’acqua; in realtà, per le donne che devono farlo tutti i giorni è una situazione molto difficile”.

La via della pacificazione tra israeliani e palestinesi viene anche dall’impegno di associazioni come Rete Eco - Ebrei contro l’occupazione. Ce ne parla la coordinatrice, Paola Canarutto:

R. - I gruppi pacifisti israeliani sono piccoli e pochi e fanno quel poco che possono. C’è l’Alternative information center, che fa soprattutto informazione ed è l’unico centro in cui israeliani e palestinesi sono a pari livello. Ci sono altri gruppi che si oppongono alla demolizione di case palestinesi e quando possono le ricostruiscono; oppure c’è chi lavora per portare assistenza nei Territori occupati.

D. - Qual è la situazione oggi?

R. – La situazione è quella di una Striscia di Gaza sotto assedio, di una Cisgiordania senz’acqua. Questa è la realtà di oggi.

D. – Qual è il vostro obiettivo?

R. - Quello che noi cerchiamo di fare nel nostro piccolo è di fare informazione. Secondo me la possibilità che abbiamo è quella di far avere un minimo di contatto fra israeliani e palestinesi.

L’eco della realtà di Terra Santa è risuonata al recente Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Lo ricorda don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi:

R. - I Padri sinodali ci hanno detto: non dimenticateci. Allora ecco che dobbiamo veramente non dimenticare le sofferenze e le aspirazioni di pace dei popoli in Medio Oriente, in particolare del popolo palestinese. Dobbiamo confessare che la situazione è sempre peggiore, giorno dopo giorno - anche nella città di Gerusalemme - si deteriora la possibilità di vivere la vita quotidiana. Le suore dell’asilo di Betania ci comunicano che l’anno scolastico non è iniziato e per i piccoli, ma anche per gli anziani, per tutti, purtroppo la vita è sempre più difficile in Terra Santa.

D. – Perché non è iniziato l’anno scolastico?

R. - Non è iniziato perché il muro che è stato costruito dentro l’asilo delle suore comboniane a Betania ha separato semplicemente la scuola dal villaggio. Quindi, niente da fare per i bambini di Betania.

D. – Pax Christi collabora con la società civile israeliana e palestinese. Che speranze ci sono?

R. – La speranza è proprio in questa collaborazione, in questi ponti, i ponti gettati che rafforzano entrambe le sponde: israeliani e palestinesi sempre più uniti. Da questo ritrovarsi, elevano insieme una denuncia sempre più forte: “Kairos”, cioè ora e non domani è il kairos della giustizia.







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