Giornata per la solidarietà al popolo palestinese: abbattere i muri dell'inimicizia
“Facciamo in modo che il prossimo anno sia quello in cui si realizzi, finalmente,
una pace giusta e durevole in Medio Oriente”. Così il segretario generale Onu, Ban
Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale per la solidarietà al
popolo palestinese. All’Autorità nazionale palestinese si chiede di “continuare a
sviluppare le istituzioni statali, contrastare gli attacchi terroristici e contenere
gli estremismi”; ad Israele di “ridurre le misure di occupazione, in particolare riguardo
alla libertà di movimento, all’accesso e alla sicurezza”. Rimane alta - aggiunge Ban
Ki-moon - la preoccupazione “per le condizioni di Gaza”, sottolineando come “occorre
che Israele consenta di estendere ricostruzione civile, libertà di circolazione delle
persone e esportazione di merci e di facilitare la rapida attuazione dei progetti”.
Delle condizioni nei Territori palestinesi si è parlato al Convegno organizzato da
Pax Christi lo scorso week end a Fiesole, dedicato al documento ‘Kairos Palestina’.
Il servizio di Giada Aquilino:
Pax Christi
non ha dubbi: è il momento di accelerare la realizzazione della giustizia, della pace
e della riconciliazione in Terra Santa, facendo proprio l’appello delle comunità cristiane
locali. Ecco padre Aktham Saba Hijazin, per anni parroco a Ramallah:
“Noi
siamo stati sempre lì, in questo stato di sofferenza. Le condizioni di vita dei palestinesi
sono terribili. Ci sono i check-point, c’è mancanza di libertà, di giustizia, di lavoro
a Ramallah, Hebron, Jenin, Tulkarem … in tutta la Palestina. A Gaza la gente chiede
giustizia, chiede che siano date la libertà e la dignità ad ogni persona che vive
su questa terra mediorientale, israeliani e palestinesi”.
Una testimonianza
dell’urgente necessità di cambiamento nei Territori palestinesi è la situazione nel
villaggio di At Twani, non lontano da Hebron, come spiega Laura Ciaghi,
del Christian Peacemaker Team:
“Quella di At Twani è una vita legata
profondamente al ritmo delle stagioni. L’anno è scandito dai lavori agricoli. I contadini
sono anche pastori. E’ una vita semplice in cui ancora si cuoce il pane sulla brace
e in cui ci si sposta con l’asino. Questo accade nel 2010, non perché la gente non
voglia vivere in un altro modo ma perché esiste un’occupazione militare che ha congelato
o ha riportato indietro la vita delle persone. A noi può far tenerezza l’idea che
le persone devono andare ancora al pozzo a prendere l’acqua; in realtà, per le donne
che devono farlo tutti i giorni è una situazione molto difficile”.
La
via della pacificazione tra israeliani e palestinesi viene anche dall’impegno di associazioni
come Rete Eco - Ebrei contro l’occupazione. Ce ne parla la coordinatrice, Paola
Canarutto:
R. - I gruppi pacifisti israeliani sono piccoli
e pochi e fanno quel poco che possono. C’è l’Alternative information center, che fa
soprattutto informazione ed è l’unico centro in cui israeliani e palestinesi sono
a pari livello. Ci sono altri gruppi che si oppongono alla demolizione di case palestinesi
e quando possono le ricostruiscono; oppure c’è chi lavora per portare assistenza nei
Territori occupati.
D. - Qual è la situazione oggi?
R.
– La situazione è quella di una Striscia di Gaza sotto assedio, di una Cisgiordania
senz’acqua. Questa è la realtà di oggi.
D. – Qual è il vostro obiettivo?
R.
- Quello che noi cerchiamo di fare nel nostro piccolo è di fare informazione. Secondo
me la possibilità che abbiamo è quella di far avere un minimo di contatto fra israeliani
e palestinesi.
L’eco della realtà di Terra Santa è risuonata al recente
Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Lo ricorda don Nandino Capovilla,
coordinatore nazionale di Pax Christi:
R. - I Padri sinodali ci hanno
detto: non dimenticateci. Allora ecco che dobbiamo veramente non dimenticare le sofferenze
e le aspirazioni di pace dei popoli in Medio Oriente, in particolare del popolo palestinese.
Dobbiamo confessare che la situazione è sempre peggiore, giorno dopo giorno - anche
nella città di Gerusalemme - si deteriora la possibilità di vivere la vita quotidiana.
Le suore dell’asilo di Betania ci comunicano che l’anno scolastico non è iniziato
e per i piccoli, ma anche per gli anziani, per tutti, purtroppo la vita è sempre più
difficile in Terra Santa.
D. – Perché non è iniziato l’anno scolastico?
R.
- Non è iniziato perché il muro che è stato costruito dentro l’asilo delle suore comboniane
a Betania ha separato semplicemente la scuola dal villaggio. Quindi, niente da fare
per i bambini di Betania.
D. – Pax Christi collabora con la società
civile israeliana e palestinese. Che speranze ci sono?
R. – La speranza
è proprio in questa collaborazione, in questi ponti, i ponti gettati che rafforzano
entrambe le sponde: israeliani e palestinesi sempre più uniti. Da questo ritrovarsi,
elevano insieme una denuncia sempre più forte: “Kairos”, cioè ora e non domani è il
kairos della giustizia.