Pakistan: approda in parlamento la proposta di revisione della Legge sulla blasfemia
Una dettagliata proposta di revisione della legge sulla blasfemia è approdata all’Assemblea
Nazionale: è quanto l'agenzia Fides apprende da Sherry Rehman, musulmana, parlamentare
del “Pakistan People Party”, che ha redatto il documento e lo ha sottoposto alla Segreteria
del Parlamento, “nella speranza di discuterlo e di trovare un consenso più ampio possibile
in Assemblea”. La Rehman – presidente del prestigioso Istituto di studi politici intitolato
ad Ali Jinnah, il fondatore del Pakistan – spiega le ragioni della mozione: “Con il
caso di Asia Bibi, la pressione internazionale è cresciuta, il dibattito interno ferve,
la questione è fra le priorità a livello politico, sociale e religioso. Per questo
oggi abbiamo un’opportunità preziosa per discutere, finalmente, opportune modifiche
alla legge sulla blasfemia”. Fra le diverse proposte di modifica contenute nel documento
vi sono, ad esempio: cinque anni di carcere al posto della pena di morte, per chi
commette il reato di blasfemia; pene severe per chi formula false accuse di blasfemia
e per chi incita all’odio religioso; il passaggio dei procedimenti per blasfemia alla
competenza dell’Alta Corte; la necessità di precise prove e garanzie prima dell’arresto
di un accusato. La prossima sessione dei lavori del Parlamento è prevista per il 20
dicembre: “Auspichiamo che il presidente dell’Assemblea inserisca la mozione nell’
agenda dei lavori. Da 25 anni il Paese sopporta una legislazione che fu introdotta
dal generale Zia e non fu approvata da alcun Parlamento. E’ tempo di affrontare questo
problema. Nella società civile il consenso cresce, anche se vi sono proteste da gruppi
islamici estremisti”, sottolinea la Rehman. Sulla visita del cardinale Tauran in Pakistan,
la donna dice: “Siamo felici, gli diamo il benvenuto e accogliamo il sostegno della
Santa Sede e della comunità internazionale a questa campagna. La legge è vergognosa,
colpisce le minoranze religiose (e non solo quelle), è palesemente ingiusta. E’ grave
ed è sbagliato compiere violenze e ingiustizie nel nome del Profeta Maometto”. La
Rehman vede “buone speranze” sulla vicenda di Asia Bibi: “Il suo è diventato un caso
internazionale, e credo giungerà a buon fine, o attraverso l’iter processuale che
ne dimostrerà l’innocenza o con la grazia presidenziale. Ma credo anche che Asia,
simbolo di tale campagna anti-blasfemia, non potrà più vivere in Pakistan perché sarà
in pericolo di vita. Dovremo metterla al sicuro all’estero”. (R.P.)