2010-11-27 14:01:04

Pakistan: approda in parlamento la proposta di revisione della Legge sulla blasfemia


Una dettagliata proposta di revisione della legge sulla blasfemia è approdata all’Assemblea Nazionale: è quanto l'agenzia Fides apprende da Sherry Rehman, musulmana, parlamentare del “Pakistan People Party”, che ha redatto il documento e lo ha sottoposto alla Segreteria del Parlamento, “nella speranza di discuterlo e di trovare un consenso più ampio possibile in Assemblea”. La Rehman – presidente del prestigioso Istituto di studi politici intitolato ad Ali Jinnah, il fondatore del Pakistan – spiega le ragioni della mozione: “Con il caso di Asia Bibi, la pressione internazionale è cresciuta, il dibattito interno ferve, la questione è fra le priorità a livello politico, sociale e religioso. Per questo oggi abbiamo un’opportunità preziosa per discutere, finalmente, opportune modifiche alla legge sulla blasfemia”. Fra le diverse proposte di modifica contenute nel documento vi sono, ad esempio: cinque anni di carcere al posto della pena di morte, per chi commette il reato di blasfemia; pene severe per chi formula false accuse di blasfemia e per chi incita all’odio religioso; il passaggio dei procedimenti per blasfemia alla competenza dell’Alta Corte; la necessità di precise prove e garanzie prima dell’arresto di un accusato. La prossima sessione dei lavori del Parlamento è prevista per il 20 dicembre: “Auspichiamo che il presidente dell’Assemblea inserisca la mozione nell’ agenda dei lavori. Da 25 anni il Paese sopporta una legislazione che fu introdotta dal generale Zia e non fu approvata da alcun Parlamento. E’ tempo di affrontare questo problema. Nella società civile il consenso cresce, anche se vi sono proteste da gruppi islamici estremisti”, sottolinea la Rehman. Sulla visita del cardinale Tauran in Pakistan, la donna dice: “Siamo felici, gli diamo il benvenuto e accogliamo il sostegno della Santa Sede e della comunità internazionale a questa campagna. La legge è vergognosa, colpisce le minoranze religiose (e non solo quelle), è palesemente ingiusta. E’ grave ed è sbagliato compiere violenze e ingiustizie nel nome del Profeta Maometto”. La Rehman vede “buone speranze” sulla vicenda di Asia Bibi: “Il suo è diventato un caso internazionale, e credo giungerà a buon fine, o attraverso l’iter processuale che ne dimostrerà l’innocenza o con la grazia presidenziale. Ma credo anche che Asia, simbolo di tale campagna anti-blasfemia, non potrà più vivere in Pakistan perché sarà in pericolo di vita. Dovremo metterla al sicuro all’estero”. (R.P.)







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