Liberato in Pakistan un cristiano condannato a 25 anni di carcere per blasfemia
Munir Masih, cristiano accusato e condannato a 25 anni di carcere per blasfemia, è
stato liberato oggi su cauzione dall’Alta Corte della città pachistana di Lahore.
Munir, operaio del distretto di Kasur, in Punjab, sposato e padre di sei figli, era
stato condannato “per aver toccato il Corano con le mani sporche”. L’uomo ha sempre
dichiarato la sua innocenza, spiegando che le accuse infondate venivano da un vicino
di casa, dopo una lite fra i rispettivi figli. Stessa accusa anche per la moglie dell’uomo,
Riqqiya Bibi, condannata a 25 anni e tuttora in carcere, nonostante i suoi avvocati
sperino nel suo rilascio, dopo quello del marito: l’Alta Corte si pronuncerà per lei
la prossima settimana. La richiesta di rilascio su cauzione per la coppia cristiana
è stata inoltrata per tre volte e i coniugi erano già stati rilasciati a gennaio 2009,
per poi essere arrestati nuovamente dopo le proteste di militanti musulmani. “Il caso
di Munir e Riqqiya – spiega una fonte citata dall’agenzia Fides – conferma il trend
per cui molti dei verdetti iniqui comminati in primo grado per blasfemia, basati su
false accuse, vengono ribaltati dopo nuove indagini dell’Alta Corte: accade nel 95%
dei casi. Speriamo questo accada anche nel caso di Asia Bibi”, la prima donna cristiana
condannata a morte per blasfemia. “Intanto – osserva la fonte - si pone il serio problema
delle condizioni in cui versano i tribunali di primo grado, facilmente influenzati
da pressioni esterne, e dell’urgente revisione della legge sulla blasfemia”. Una proposta
di revisione della norma è stata, infatti, depositata di recente all’Assemblea Nazionale
da Sherry Rehman, parlamentare musulmana e Presidente del prestigioso “Jinnah Institute”.
(L.G.)