I Primi Vespri d'Avvento e la Veglia per la vita nascente presieduti dal Papa in San
Pietro. Intervista con il cardinale Antonelli
La Veglia segna anche la conclusione del Congresso che il dicastero della Famiglia
ha promosso in questi giorni sul tema della famiglia come soggetto attivo di pastorale
e annuncio missionario. Un appuntamento che ha visto dare ampio risalto alle testimonianze
di vita vissuta di molte famiglie. Fabio Colagrande ha domandato al presidente
del dicastero,il cardinale Ennio Antonelli, il perché di questa specifica
scelta:
R. – Noi
pensiamo che le esperienze parlano con un’eloquenza tutta particolare, hanno una loro
forza di persuasione. Con questo Congresso, noi inauguriamo un processo prolungato
di comunicazione di esperienze: continueremo a raccoglierle, a farne discernimento
e a metterle in circolo.
D. – Aprendo questo incontro, lei ha parlato
anche di una pastorale della misericordia. In ambito di pastorale familiare, come
rivolgersi a chi ha posizioni contrarie o diverse o lontane da quelle della dottrina
cristiana?
R. – Innanzitutto, la prima priorità sono le famiglie cristiane
esemplari. Poi, attraverso queste famiglie, attraverso le dinamiche ecclesiali, mettere
in campo una varietà di iniziative in modo che tutti si sentano amati: amati dalla
Chiesa, amati da Dio. Nessuno si deve sentire non amato, emarginato.
D.
– Che significato ha iniziare l’Avvento con una “Veglia di preghiera per la vita nascente”?
R.
– E’ stato un desiderio del Santo Padre, nella prospettiva della nascita di Gesù,
celebrare anche il valore, la bellezza, la dignità di ogni vita umana che inizia,
sboccia in questo mondo. A questo, quindi, si accompagna anche la cura, il rispetto
incondizionato per la vita sia prima della nascita, nel grembo materno, sia dopo la
nascita. Ma anche la preghiera, perché senza la grazia di Dio è difficile, specialmente
nella cultura, nella mentalità di oggi, tenere desto questo rispetto incondizionato,
questa accoglienza, questa premura per la vita nascente.
D. – Secondo
lei, i cattolici con quale atteggiamento dovrebbero sensibilizzare oggi la società
sul tema della tutela della vita nascente?
R. – Intanto, con il proprio
esempio. Poi, impegnandosi per una cultura rispettosa della persona, rispettosa della
famiglia, rispettosa dei diritti dei bambini… Oggi, tutti rivendicano diritti individuali,
ma in realtà sono gli adulti che spesso trasformano i loro desideri in diritti e non
tengono conto del fatto che anche i bambini che nasceranno hanno dei diritti.
D.
– Questa preghiera può essere un modo per guardare al cammino dell’Avvento e poi al
Natale?
R. – Il Signore è venuto una volta per sempre, ma continua anche
a venire in ogni persona e quindi dobbiamo accoglierlo concretamente nelle persone.
E cominciare, appunto, con i più deboli, con la vita nascente è un modo per dire che
dobbiamo accoglierlo in ogni persona che incontriamo. E questo è il modo concreto
di onorare il Signore stesso. (gf)