2010-11-27 13:54:35

A Fiesole Convegno di Pax Christi sul dramma quotidiano nei Territori palestinesi


In vista della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese indetta dall’Onu per il 29 novembre di ogni anno, oggi a Fiesole, in provincia di Firenze, è in corso il Convegno organizzato da Pax Christi Italia e dedicato al documento ‘Kairos Palestina’. Il servizio della nostra inviata a Fiesole, Giada Aquilino:RealAudioMP3

"Kairos Palestina - Un momento di verità". Così si intitola il documento scritto dalle comunità cristiane palestinesi a cui il movimento internazionale Pax Christi - che lo ha pubblicato in Italia - dedica oggi il convegno di Fiesole. Un “grido di sofferenza e una profonda testimonianza di fede dei cristiani di Terra Santa” dice Pax Christi, ricordando che il testo è stato lanciato quasi un anno fa, nel dicembre 2009, e si ispira ad un analogo appello, "Kairos Sudafrica", diffuso nel 1985 negli anni dell’apartheid. Ma soprattutto Kairòs Palestina vuole essere “un contributo alla riconciliazione, uno strumento per rafforzare la comunione, una speranza in assenza di ogni speranza”. Qui, alla Badia Fiesolana, lo stanno testimoniando Iyad Twal e Aktham Saba Hijazin, due sacerdoti della Chiesa di Gerusalemme, che raccontano la loro esperienza di cristiani in una terra dove, purtroppo, ancora quotidianamente si consumano tensioni e conflitti.

Padre Iyad, in particolare, ha ricordato gli anni della cosiddetta "prima Intifada" nel villaggio di Birzeit, vicino Ramallah: giorni di coprifuoco, in cui una quindicina di studenti aveva chiesto ospitalità dal parroco e si andava avanti a farina e miele per sopravvivere. Le testimonianze degli ultimi mesi sono state portate al Convegno dalle immagini del dvd "Le Chiavi di Gaza", reportage di don Nandino Capovilla – coordinatore nazionale di Pax Christi – e Piero Fontana, sugli effetti dell’operazione militare israeliana "Piombo Fuso" di fine 2008, sui civili, sugli studenti, sui bambini, sui pescatori, su chi si improvvisa muratore senza avere per esempio il cemento, per effetto del blocco nella Striscia. La quotidianità nei Territori palestinesi qui a Fiesole è arrivata anche con le fotografie di Giovanni Sacchetti e Ruggero Da Ros, che immortalano i check-point, le armi, il muro di separazione tra Israele e Cisgiordania, ma anche le esperienze comunitarie di piccoli israeliani e palestinesi. Su tutto, le parole di una poesia palestinese: “Abbiamo una malattia inguaribile: la speranza”.

Al convegno di Pax Christi partecipa Iyad Twal, sacerdote del patriarcato latino di Gerusalemme, già parroco vicino Ramallah e Jenin. A lui, la nostra inviata a Fiesole, Giada Aquilino, ha chiesto quale sia il significato del documento Kairos Palestina:RealAudioMP3

R. - Potrei dire che il significato viene proprio dal nome del documento: è arrivato il momento giusto per dire a tutta la comunità cristiana del mondo, soprattutto alla Chiesa cattolica, che i vostri confratelli di fede, in Palestina, nei territori palestinesi, in Terra Santa, soffrono ancora.

D. - Girando per i Territori palestinesi, quale vita quotidiana si osserva?

R. - Prima di tutto la paura e la mancanza di speranza. Questo è molto pericoloso, perché significa che un popolo senza speranza non può andare avanti: né educare i propri figli né trovare un lavoro né credere nel sogno di una vita normale. Questa è la preoccupazione quotidiana: non vedere il futuro.

D. - Com’è possibile allora vedere la luce nel futuro?

R. - Nel documento, veniva richiesto l’aiuto della comunità internazionale, per dare la possibilità di vivere tranquillamente – avere una vita normale, la libertà, uno Stato – a questo popolo che sta cercando la liberazione. Alla fine, in fondo, la questione non è quella di essere “pro Israele” o “pro Palestina”, ma si tratta di un progetto per richiedere la giustizia e la pace per entrambi, per i due popoli: gli israeliani e i palestinesi.

D. - Più volte il Papa ha rivolto appelli per le comunità di Terra Santa, come vengono accolti?

R. - Vengono accolti bene. Infatti, per esempio, la visita del Papa a Betlemme nel campo dei rifugiati è andata benissimo e il Papa ha mostrato un bellissimo atteggiamento: ha capito molto bene la sofferenza dei palestinesi, prega per noi e ci aiuta anche, compatibilmente con le possibilità della Chiesa cattolica. Poi, escono sempre nuove iniziative e possibilità di andare avanti.(ma)







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