A Fiesole Convegno di Pax Christi sul dramma quotidiano nei Territori palestinesi
In vista della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese indetta
dall’Onu per il 29 novembre di ogni anno, oggi a Fiesole, in provincia di Firenze,
è in corso il Convegno organizzato da Pax Christi Italia e dedicato al documento ‘Kairos
Palestina’. Il servizio della nostra inviata a Fiesole, Giada Aquilino:
"Kairos Palestina
- Un momento di verità". Così si intitola il documento scritto dalle comunità cristiane
palestinesi a cui il movimento internazionale Pax Christi - che lo ha pubblicato in
Italia - dedica oggi il convegno di Fiesole. Un “grido di sofferenza e una profonda
testimonianza di fede dei cristiani di Terra Santa” dice Pax Christi, ricordando che
il testo è stato lanciato quasi un anno fa, nel dicembre 2009, e si ispira ad un analogo
appello, "Kairos Sudafrica", diffuso nel 1985 negli anni dell’apartheid. Ma
soprattutto Kairòs Palestina vuole essere “un contributo alla riconciliazione, uno
strumento per rafforzare la comunione, una speranza in assenza di ogni speranza”.
Qui, alla Badia Fiesolana, lo stanno testimoniando Iyad Twal e Aktham Saba Hijazin,
due sacerdoti della Chiesa di Gerusalemme, che raccontano la loro esperienza di cristiani
in una terra dove, purtroppo, ancora quotidianamente si consumano tensioni e conflitti.
Padre Iyad, in particolare, ha ricordato gli anni della cosiddetta
"prima Intifada" nel villaggio di Birzeit, vicino Ramallah: giorni di coprifuoco,
in cui una quindicina di studenti aveva chiesto ospitalità dal parroco e si andava
avanti a farina e miele per sopravvivere. Le testimonianze degli ultimi mesi sono
state portate al Convegno dalle immagini del dvd "Le Chiavi di Gaza", reportage di
don Nandino Capovilla – coordinatore nazionale di Pax Christi – e Piero Fontana, sugli
effetti dell’operazione militare israeliana "Piombo Fuso" di fine 2008, sui civili,
sugli studenti, sui bambini, sui pescatori, su chi si improvvisa muratore senza avere
per esempio il cemento, per effetto del blocco nella Striscia. La quotidianità nei
Territori palestinesi qui a Fiesole è arrivata anche con le fotografie di Giovanni
Sacchetti e Ruggero Da Ros, che immortalano i check-point, le armi, il muro
di separazione tra Israele e Cisgiordania, ma anche le esperienze comunitarie di piccoli
israeliani e palestinesi. Su tutto, le parole di una poesia palestinese: “Abbiamo
una malattia inguaribile: la speranza”.
Al convegno di Pax Christi partecipa
Iyad Twal, sacerdote del patriarcato latino di Gerusalemme, già parroco vicino
Ramallah e Jenin. A lui, la nostra inviata a Fiesole, Giada Aquilino, ha chiesto
quale sia il significato del documento Kairos Palestina:
R. - Potrei
dire che il significato viene proprio dal nome del documento: è arrivato il momento
giusto per dire a tutta la comunità cristiana del mondo, soprattutto alla Chiesa cattolica,
che i vostri confratelli di fede, in Palestina, nei territori palestinesi, in Terra
Santa, soffrono ancora.
D. - Girando per i Territori palestinesi, quale
vita quotidiana si osserva?
R. - Prima di tutto la paura e la mancanza
di speranza. Questo è molto pericoloso, perché significa che un popolo senza speranza
non può andare avanti: né educare i propri figli né trovare un lavoro né credere nel
sogno di una vita normale. Questa è la preoccupazione quotidiana: non vedere il futuro.
D.
- Com’è possibile allora vedere la luce nel futuro?
R. - Nel documento,
veniva richiesto l’aiuto della comunità internazionale, per dare la possibilità di
vivere tranquillamente – avere una vita normale, la libertà, uno Stato – a questo
popolo che sta cercando la liberazione. Alla fine, in fondo, la questione non è quella
di essere “pro Israele” o “pro Palestina”, ma si tratta di un progetto per richiedere
la giustizia e la pace per entrambi, per i due popoli: gli israeliani e i palestinesi.
D.
- Più volte il Papa ha rivolto appelli per le comunità di Terra Santa, come vengono
accolti?
R. - Vengono accolti bene. Infatti, per esempio, la visita
del Papa a Betlemme nel campo dei rifugiati è andata benissimo e il Papa ha mostrato
un bellissimo atteggiamento: ha capito molto bene la sofferenza dei palestinesi, prega
per noi e ci aiuta anche, compatibilmente con le possibilità della Chiesa cattolica.
Poi, escono sempre nuove iniziative e possibilità di andare avanti.(ma)