Terra Santa: incontro interreligioso presso il Centro internazionale Domus
Galilaeae
Oltre 200 esponenti di diverse confessioni religiose della Terra Santa si sono confrontati
ieri durante l’incontro interreligioso tenutosi presso il Centro internazionale Domus
Galilaeae, a Corazin sul Lago di Tiberiade. Per conoscere lo spirito che ha animato
i colloqui Marco Guerra ha raccolto la testimonianza di don Rino Rossi,
responsabile della Domus Galilaeae:
R. – E’ un
incontro che in Israele si ripete già da alcuni anni: si riuniscono tutti i capi,
tutti i responsabili delle religioni più importanti per creare uno spirito di unità
e anche di collaborazione per una convivenza più facile, più gestibile all’interno
dello Stato di Israele. E’ stato un momento significativo: c’erano i maggiori rabbini
di Israele, i due rabbini capo di Gerusalemme, i più importanti capi musulmani e drusi;
c’erano anche l’arcivescovo greco-cattolico della Galilea e i vescovi latini, mons.
Giacinto-Boulos Marcuzzo e mons. William Shomali … eravamo circa 200 persone. E’ stata
molto interessante l’atmosfera che è venuta a crearsi. Si è parlato nelle varie lingue:
arabo, ebraico, inglese. Negli interventi si è insistito sull’importanza di creare
un ambiente di pace, di comunione, per considerarsi fratelli e rispettarsi ciascuno
nella propria diversità. Penso che l’incontro abbia aiutato molto per una convivenza
più facile e più gestibile qui in Terra Santa.
D. - Incontri come questi
alimentano sicuramente lo spirito di convivenza e fratellanza fra le popolazioni della
Terra Santa. Ma c’è un messaggio in particolare che si è voluto lanciare ai responsabili
politici che reggono le sorti di questa terra?
R. – Non si è voluto
lanciare alcun messaggio. Lo scopo dell’incontro era imparare a conoscersi perché
spesso quando non ci si conosce si rischia di cadere nei pregiudizi. Ad esempio, lo
stare insieme in questo incontro: si sono tenuti diversi circoli minori in diversi
ambienti della casa e lì si è potuto conversare, parlare … La cosa più importante
è vedersi, stare insieme, parlarsi e anche mangiare insieme!
D. - I
cristiani in Medio Oriente continuano a vivere in condizioni di dura marginalità e
di pesantissima discriminazione in alcune terre come l’Iraq. Cosa possono fare i leader
religiosi per far sì che si torni a vivere in pace e favorire la convivenza tra i
fedeli delle diverse religioni?
R. – La Terra Santa è proprio la culla
dell’ebraismo, della nostra fede cristiana e dell’islam. Penso che il fatto che queste
tre religioni si possano incontrare, possano dialogare e condividere la loro esperienza
potrà avere un riflesso non solamente qui in Israele, ma anche in tutto il mondo.
Penso che se ogni religione e, nello specifico, il cristianesimo tornasse veramente
alle sue radici e riprendesse la sua missione - come si è insistito nel Sinodo per
il Medio Oriente - noi potremmo veramente favorire una convivenza fondata sull’amore
e sul rispetto vicendevoli. (bf)