Congresso internazionale sulla famiglia come soggetto di evangelizzazione: la testimonianza
delle coppie
Prosegue a Roma il Congresso internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio per
la Famiglia sul tema “La famiglia cristiana come soggetto di evangelizzazione”; giunto
oggi alla seconda giornata di lavori, l'evento culminerà domani pomeriggio con la
“Veglia della vita nascente” presieduta in San Pietro da Benedetto XVI. Stamani sono
state presentate esperienze di famiglie impegnate nell’educazione cristiana di bambini
e di adolescenti e nella preparazione al matrimonio. Michele Raviart ha raccolto
alcune testimonianze.
Provengono
da ogni parte d’Italia e del mondo, per testimoniare la loro esperienza nell’ambito
della pastorale familiare, persone come Eugenio Guggi dell’Azione
Cattolica, nella diocesi di Ferrara-Comacchio, al Convegno per presentare un progetto
di liturgia familiare:
“La famiglia è considerata tante volte oggetto
di evangelizzazione, mentre lo spunto di novità è pensare che la famiglia sia effettivamente
un soggetto. L’evangelizzazione non deve entrare solo dalla porta di casa, ma deve
anche uscire verso le famiglie dei vicini, verso le altre famiglie della parrocchia,
verso l’ambiente di lavoro: questo comporta che la famiglia abbia un modo proprio
di vivere la spiritualità, un modo proprio di vivere la liturgia”.
Una
famiglia che non può prescindere dalla coppia, secondo Giovanna Bagnara
della Fraternità di Emmaus, movimento internazionale di spiritualità coniugale:
“Nel
nostro movimento anzitutto aiutiamo la coppia a riscoprire la coniugalità, attraverso
un percorso di catechesi, che si intreccia anche con quello della liturgia. Noi proponiamo
proprio delle liturgie familiari da vivere in ambito domestico, che accompagnino la
preparazione ai vari sacramenti: che ci sia non solo una preparazione di tipo contenutistico
e catechetico, ma che questi momenti siano accompagnati anche da momenti celebrativi
da vivere all’interno della famiglia. Quindi, liturgie che accompagnino la preparazione
al Battesimo, alla prima Eucarestia del figlio e, perché no, anche al matrimonio,
perché i genitori continuano ad essere tali anche nell’accompagnare i figli verso
il matrimonio. Va ridata alla famiglia quella centralità e quella soggettività che
merita, soprattutto nell’azione pastorale”.
Aldo Rabellino
vive in Francia da sette anni e con la sua Fraternità Cana aiuta molte coppie ad orientarsi
nell’evangelizzazione:
“E fondamentale per noi la missione della famiglia.
Le coppie che accettano di vivere questa formazione con noi vivono un cammino che
varia da tre a cinque anni. Alla fine di questa formazione le famiglie si impegnano
nelle parrocchie, diocesi, comunità o movimenti proprio nell’evangelizzazione. Uno
dei nostri punti è proprio quello del servizio. Non apprendiamo o viviamo la nostra
fede per noi, per la nostra casa, per stare chiusi: la fede è qualcosa che ci apre
e che ci porta all’esterno; è qui che si ha la possibilità di conoscere, di amplificare,
di poter testimoniare. Non siamo solo un gruppo, un movimento, ma c’è veramente la
diversità dei carismi di tutta la Chiesa”.
Giovanna Pauciulo
si occupa di famiglia da oltre 20 anni e pone l’accento sulla situazione italiana:
“La
famiglia italiana ha bisogno di testimoni. Se Giovanni Paolo II ha tanto insistito
sulla santità coniugale, presentandoci dei modelli, noi oggi abbiamo bisogno proprio
di avere persone che attirino e che facciano comprendere che il Vangelo davvero passa
attraverso le vie ordinarie, le vie della quotidianità. C’è bisogno, allora, di irradiare
Cristo e quell’irradiazione attira, dunque. Non importa quante siano le famiglie,
l’importante è che siano delle luci accese. Forse è arrivato davvero il tempo, perché
le famiglie italiane possano essere scosse dal fatto che veramente il Vangelo si può
oggi, in questa società, in questo contesto, ancora vivere". (ap)