Tertio Millennio Film Fest dedicato alle frontiere generazionali
E' dedicata alle "Frontiere generazionali" la XIV edizione del Tertio Millennio Film
Fest organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e diretto da mons. Dario E.
Viganò insieme a Marina Sanna. Una pre-inaugurazione con un Convegno il primo dicembre
sul tema “Padri e e figli” organizzato insieme ai Pontifici Consigli della Cultura
e delle Comunicazioni Sociali, mentre dal 7 al 12 dicembre si susseguono anteprime
di film d’altissimo spessore artistico e culturale. Il servizio di Luca Pellegrini:
Un ponte
verso la cultura e il cinema; una Chiesa impegnata a creare dialogo, a instillare
l’interesse profondo e cosciente per la dimensione spirituale attraverso la quale,
con le immagini e sullo schermo, esprimere valori, visioni e contenuti. Il Tertio
Millennio Film Fest si accredita come uno degli appuntamenti più originali e sperimentali
nel mondo del cinema, spesso distratto e teso soltanto alla spettacolarità e al profitto.
Per questo è coinvolto in prima persona il presidente del Pontificio Consiglio della
Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, il quale afferma di
voler impegnare il dicastero in un ancora maggiore riflessione sul rapporto cultura
e cinema, interpellando realtà diverse, anche lontane dal vissuto della fede. Per
approdare a quale riva, eminenza?
R. - L’approdo dovrebbe essere almeno
su due sponde. La prima sponda è sicuramente quella del ritrovare ancora la possibilità
di far conoscere il grande cinema del passato, che - con figure come Dreher, come
Bresson, come Tarkovsky, come Bergman, ma anche come Olmi - cercava in qualche modo
di interrogarsi sui grandi temi e cercava di farlo attraverso narrazioni di straordinaria
intensità ed incisività. Dall’altra parte, l’altro approdo è su un’altra sponda, quella
del tentare in qualche modo di far sì che le nuove espressioni cinematografiche abbiano
ancora al loro interno i grandi simboli, i grandi temi, le grandi narrazioni, i grandi
orizzonti.
D. - Lei cita nomi immortali dell’arte cinematografica. Ma
oggi non ritiene che figure di così alto profilo siano inesistenti?
R.
- Il secondo approdo - direi - è proprio quello di tentare, magari con linguaggi
più nuovi, che sono anche differenti dal punto di vista delle cifre e delle grammatiche
stilistiche, una nuova espressione della spiritualità, della fede, dei grandi temi
culturali con una nuova espressività. E’ un po’ questa la sfida da costruire. Credo,
per esempio, che il Festival del Tertio Millennio così come altri esperimenti che
si stanno facendo vadano in questa linea.
Il Festival ha assunto un
tema davvero interessante su cui riflettere attraverso il cinema: “Frontiere generazionali”.
Il direttore della manifestazione, mons. Dario E. Viganò, spiega
le ragioni di questa scelta:
“Diciamo che il cinema ci aiuta a riflettere
su come le generazioni abbiano problemi diversi, abbiano modalità diverse per affrontare
gli stessi problemi: quindi ci sono le generazioni dei padri e le generazioni dei
figli con problemi diversi, che si sono presentati nelle loro culture, e con gli stessi
problemi affrontati in modo diverso”.
Tra le proposte, generazioni di
cineasti a confronto; sei mediometraggi del regista russo Sokurov sulla Russia post-sovietica;
documentari e anteprime italiane. Insomma, un Festival che tende a creare dialogo
e rapporti tra tutti i protagonisti e i fruitori del cinema, tra credenti e non.
Ancora mons. Viganò:
“Credo proprio di sì. Il nostro lavoro che in fondo
viene inaugurato da Giovanni Paolo II, perché ricordo che è proprio lui che ha voluto
e che ha inaugurato il Festival Tertio Millennio, è proprio quello di creare quella
rete di relazioni di buoni rapporti, di simpatia reciproca che può condurre poi anche
ad una amicizia profonda e a prendere sul serio le ragioni dell’altro”.