Sud Corea: la Chiesa chiede di mantenere viva la speranza di pace con la Nord Corea
“Oggi nella società coreana parole come riconciliazione e pace sembrano più lontane.
Anche fra i cristiani circolano delusione e indignazione. Ora occorre far calmare
le acque e riprendere, gradualmente, forme di mediazione e dialogo”: è quanto dichiara
all’agenzia Fides un sacerdote sudcoreano, che chiede l’anonimato, commentando l’attuale
situazione di tensione nella penisola coreana, all’indomani del bombardamento della
Nord Corea all’isola di Yeonpyeong. Sulle ragioni dell’attacco, il sacerdote spiega
che : “l’attacco potrebbe essere legato alla successione del potere in corso in Corea
del Nord: il successore designato Kim Jong-un (terzo figlio di Kim Jong Il) nominato
generale, anche senza una carriera militare alle spalle, ha forse voluto affermare,
in questo modo violento, la sua leadership in Corea e sulla scena mondiale. Ma non
credo vi sarà una guerra, che non è interesse di nessuno. Certo – continua la fonte
di Fides – ora bisognerà attendere. Anche il governo di Seul è molto irritato e sarà
difficile cooperare o tenere aperti i canali degli aiuti umanitari verso il Nord.
L’effetto sciagurato di questa crisi è l’isolamento ulteriore della Corea del Nord
e la sofferenza della popolazione nordcoreana, affetta dalla carestia e da una crisi
umanitaria molto grave. Nel Nord non vi sono diritti umani, giustizia, attenzione
alla vita umana e il popolo soffre per la mancanza di questi valori. Ai cristiani
– conclude – spetta il compito di pregare e di mantenere viva la speranza della pace
e di un domani migliore, nonostante la crisi presente”. (R.P.)