Presentato alla Radio Vaticana l'Evangeliario con la nuova traduzione della Bibbia
Cei
Presentato ieri, nella sede della nostra emittente, un nuovo Evangeliario a cura delle
“Edizioni Messaggero Padova”. L’opera, realizzata con la collaborazione della Conferenza
Episcopale Piemontese è il primo Evangeliario espressamente pensato per la Liturgia
con la nuova traduzione della Bibbia Cei approvata nel 2007. Un’occasione anche per
riflettere sull’importanza di “vedere” la Parola di Dio durante le celebrazioni sacre.
Michele Raviart ne ha parlato con Enzo Bianchi, priore della Comunità
Monastica di Bose.
R. – Già
la Bibbia ci testimonia quest’espressione: “Il popolo vide la Parola” e “Il profeta
vide la Parola”; perché non c’è solo una ricezione acustica della Parola di Dio come
potrebbe sembrare, ma c’è anche una ricezione visiva, che deve essere poi presente
anche nella Chiesa, soprattutto a livello della liturgia. L’aprire le Scritture -
come ci dice il Vangelo - il portare il rotolo delle Scritture sull’ambone sono operazioni
che si facevano nella liturgia sinagogale, che si continuano a fare nella Chiesa e
che hanno una capacità sacramentale, simbolica.
D. – Quando cominciano
ad apparire i primi Evangeliari?
R. – L’Evangeliario è sempre stato
presente nella Chiesa: lo incontriamo, in una forma solenne, con il Concilio di Efeso,
quando fu inaugurato. Nel Concilio Vaticano I e nel Concilio Vaticano II, ogni sessione
conciliare è inaugurata attraverso questa intronizzazione della Parola di Dio. Quindi,
nelle liturgie papali, nelle liturgie delle cattedrali, in quelle monastiche, la Parola
di Dio, che è sul trono, che è sul leggio, che viene mostrata e con la quale si benedice
il popolo di Dio, ha un chiaro valore anche per il popolo, per la gente che capisce
una presenza del Signore e una sua Parola, contenuta proprio nella Scrittura.
D.
– Una tradizione portata avanti anche da Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del
Duemila...
R. – Credo sia stato molto importante che in quella liturgia
dell’apertura dell’Anno Santo e della Porta, il Papa non sia entrato semplicemente,
ma sia entrato portando e mostrando l’Evangeliario. Questo mostra come l’Evangelo
sia passato da millennio a millennio e come anche il Papa sia stato al seguito di
quel Vangelo nell’entrare.
D. – Alla luce di questo, che valore hanno
le parole di Benedetto XVI sulla sacramentalità della Parola?
R. – Straordinarie!
Benedetto XVI con l'ultima esortazione apostolica postsinodale ha portato ad un vero
accrescimento della dottrina della Parola di Dio, anche rispetto alla Dei Verbum del
Concilio Vaticano II. E di questo dobbiamo ringraziarlo. Perché parlare di sacramentalità
della Parola significa dire che la Parola va inscritta all’interno dell’economia sacramentale,
in cui c’è un libro, c’è una scrittura, ma che contiene veramente la Parola di Dio.
(ap)