Plenaria per i 30 anni della Comece: Chiesa sempre attenta all’Europa
Si è aperta ieri pomeriggio a Bruxelles l’assemblea plenaria autunnale della Commissione
episcopati della comunità europea (Comece), di cui quest’anno ricorre il 30.mo anniversario
dalla fondazione. Nel suo intervento introduttivo, del quale alcuni stralci sono riportati
dal Sir, il presidente della Comece e vescovo di Rotterdam, mons. Adrianus van Luyn,
ha richiamato il discorso sulla missione della Chiesa all’interno dell’Europa, pronunciato
nelle scorse settimane da Benedetto XVI in Spagna. “La vera solidarietà è assunzione
di responsabilità – ha detto il presule – le nostre società sono diventate più dure
e in alcuni casi meno tolleranti”. I riferimenti più immediati sono due: le espulsioni
di centinaia di rom dalla Francia e i cattolici uccisi recentemente in Iraq. La prima
questione, nell’estate scorsa, motivata dal governo francese con la “sicurezza interna”,
ha acceso un dibattito tra la Commissione europea e il presidente Sarkozy e ha suscitato
le reazioni della Conferenza episcopale locale: “La gestione della questione rom riguarda
tutta l’Europa – ha aggiunto mons. van Luyn – perché i rom sono cittadini Ue, con
gli stessi diritti e doveri”. Sulla questione dei cattolici uccisi e feriti a Baghdad,
ha precisato: “Le persecuzioni dei cristiani per motivi religiosi non sono limitate
a quel Paese e costituiscono il 70% di tali persecuzioni nel mondo”. “Il cristianesimo
sopravvivrà solo se i cristiani avranno la volontà di svolgere un ruolo attivo in
Europa”, ha concluso il presidente della Comece, che ha indicato come obiettivo da
raggiungere, “pervenire a una società umana e umanizzante, all’interno della quale
persone di diverse origini culturali e religiose possano convivere pacificamente in
Europa”. La Comece ha poi promosso anche la tavola rotonda “Condividere l’Unione europea
del domani”, nel corso della quale mons. Rino Fisichella, presidente del neo Pontificio
Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha parlato del contributo
del cristianesimo all’Europa: “Se l’Europa avrà vergogna di se stessa, delle sue radici
e della sua identità cristiana, non avrà futuro – ha detto – e avanzerà inesorabilmente
verso il suo declino”. Al tempo stesso il presule ha sottolineato la volontà dei cristiani
di dare il proprio contributo nel rispondere alla sfida di “creare un nuovo umanesimo
che sappia fare sintesi tra ciò che abbiamo ricevuto dalla nostra storia e la sensibilità
di oggi”. Mons. Fisichella ha poi messo in guardia dal rischio di marginalizzare in
Europa i cristiani: “L’Europa non potrà essere mai realmente unita se deciderà di
tagliare con il suo passato; non le sarà possibile imporre a cittadini così differenti
un sentimento di appartenenza a una realtà senza radici e senza anima”. Un altro rischio
consiste nella presenza nel Vecchio continente di una “neutralità tentata di anticristianesimo”:
“Senza la presenza significativa dei cattolici l’Europa s’impoverisce – ha ammonito
– ecco perché vogliamo essere ascoltati e messi alla prova, perché possa apparire
ancora una volta la ricchezza della nostra fede di fronte al progresso autentico della
società”. Solo con una “identità forte e condivisa da tutti – ha concluso – l’Europa
sarà capace di vincere ogni forma di fondamentalismo ed estremismo che minaccia i
nostri Paesi”. Dal canto suo l'ex presidente della Commissione Ue negli anni '80-'90,
ha detto che “solo se la dimensione spirituale non verrà posta al di fuori delle riflessioni
culturali e politiche l’Europa avrà un futuro, potrà rispondere cioè alla vocazione
di ‘casa comune’ e di testimonianza di democrazia e di pace nel mondo: l’Europa ha
sempre più bisogno di un’anima.” (A cura di Roberta Barbi)