2010-11-25 15:21:10

I vescovi filippini in visita ad Limina: la Chiesa impegnata a difesa della vita e contro la povertà


I vescovi filippini hanno iniziato in questi giorni la loro visita ad Limina che si concluderà il prossimo febbraio. Con i suoi 74 milioni di fedeli, le Filippine rappresentano il Paese asiatico con più cattolici. L’episcopato, suddiviso in 16 arcidiocesi e 57 diocesi, ha sempre rappresentato una voce autorevole e rispettata nella società, soprattutto nei momenti difficili della storia recente del Paese. Nell’intervista di Lisa Zengarini, mons. Nereo Odchimar, vescovo di Tandag e presidente della Conferenza episcopale filippina, si sofferma sulle attuali sfide per la Chiesa locale:RealAudioMP3

R. - Le sfide della Chiesa filippina oggi sono diverse a seconda delle singole situazioni in cui ci troviamo. In questo momento, la nostra sfida principale è la proposta di legge sulla salute riproduttiva (il Reproductive Health Bill – RH) presentata al Congresso da alcuni politici e che riguarda il controllo artificiale delle nascite. Questo argomento è oggi al centro della nostra attenzione, anche se esistono altri problemi di cui si sta occupando la Chiesa filippina come la corruzione e le questioni della giustizia sociale e della riforma agraria.

D. - Le Filippine sono un Paese con una grande tradizione cattolica e i vescovi sono sempre stati molto presenti nell’arena pubblica. Questa voce è ancora ascoltata dai leader politici e dalla società filippina nel suo insieme?

R. - In parte siamo ascoltati, ma ci sono anche persone che, soprattutto attraverso i media, appoggiano la promozione del controllo artificiale delle nascite. La nostra Conferenza episcopale è impegnata a fare conoscere la posizione della Chiesa cattolica. Su questa, come su altre questioni, i vescovi stanno lavorando per intavolare un dialogo con il governo e per fare sentire la propria voce sui media. A questo scopo abbiamo deciso di avvalerci della consulenza di laici competenti e impegnati su questo fronte, perché ci sono campi in cui i vescovi non hanno le competenze necessarie per parlare: come la demografia, l’economia, la medicina, in particolare quando si parla di farmaci abortivi. Ci sono forti lobby economiche che premono sul Congresso per l’approvazione della legga sulla salute riproduttiva, quindi abbiamo promosso una vasta campagna di informazione. Quello che si vuole fare passare è l’idea che la sovrappopolazione sia la causa principale della povertà nelle Filippine. In realtà ci sono altre cause come la corruzione o l’iniqua distribuzione delle risorse. Il nostro è un Paese agricolo e non è stata data abbastanza attenzione alla nostra agricoltura con il risultato di una massiccia emigrazione dalle campagne verso le grandi città come Manila e la conseguente nascita di slum e periferie degradate. Questa immagine drammatica della gente negli slum è stata presentata come la conseguenza della sovrappopolazione. Di fatto, la povertà che affligge tanta parte del popolo filippino potrebbe essere alleviata con una maggiore attenzione alle aree rurali.

D. - Sappiamo che la Chiesa Filippina è attivamente impegnata per la pace nella provincia di Mindanao: più in generale quali sono i rapporti con la comunità musulmana?

R. - Nell’insieme ci sono buoni rapporti con la comunità musulmana. A Mindanao è attiva [dal 1996] la Conferenza dei vescovi e degli ulema: ci incontriamo regolarmente per promuovere i valori della pace. Abbiamo poi programmi congiunti che vedono impegnati accademici cristiani e musulmani e in cui cerchiamo di coinvolgere la gente. La nostra Conferenza episcopale ha inoltre una Commissione per il dialogo interreligioso che tiene incontri con altre personalità religiose per promuovere la comprensione reciproca e soprattutto la pace nel nostro Paese.

D. - Ci sono stati dei frutti concreti dell’Anno Sacerdotale nelle Filippine?

R. Quest’anno, abbiamo organizzato un ritiro nazionale per il clero filippino e questo ha molto aiutato nella santificazione dei nostri sacerdoti. In alcune diocesi le vocazioni stanno aumentando. Non meno importanti i ritiri organizzati a livello diocesano che sono serviti a sensibilizzare i sacerdoti sul loro ruolo nella santificazione dei fedeli laici e dei religiosi, delle comunità ecclesiali di base.







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