Haiti verso le presidenziali in piena crisi per l'epidemia di colera: oltre 1500 i
morti
In piena epidemia di colera, con un bilancio delle vittime in vertiginoso aumento
– si parla al momento di oltre 1500 morti – Haiti si appresta ad andare, domenica
prossima, al voto per la scelta del prossimo presidente. La situazione è caotica,
con una previsione di oltre 400 mila contagiati. La stessa Commissione elettorale
esorta l’ampia partecipazione di osservatori e giornalisti locali e stranieri, per
evitare frodi e brogli. Favoriti nella corsa alla più alta carica del Paese, la signora
Mirlande Manigat, 70 anni, moglie di un ex presidente deposto nel 1988, e Jude Celestin,
pupillo dell’attuale capo dello Stato, Reneè Preval. Ma in questa situazione si può
parlare di regolarità del voto? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Maurizio
Chierici, esperto di America Latina:
R. – Io non
so come si possa votare perché ogni giorno muoiono circa 40 persone di colera. L’epidemia
è già passata a Cap Haitien e a Santo Domingo. Come si può votare? Parte dei registri
elettorali è stata perduta e alcuni sono stati riscritti. Gli osservatori delle Nazioni
Unite, dell’Europa, degli Stati Uniti, dell’America Latina, non sanno dove guardare.
Mi sembra una forzatura molto grossa.
D. – C’è il rischio che le elezioni
in questo clima possano essere gestite in maniera autoritaria, in maniera non democratica?
R.
– La tradizione di Haiti la conosciamo, fatta eccezione per la parentesi di "père
Aristide" e del suo partito Lavalas, che rappresentava le favelas. Ora Préval - il
presidente attuale e che non si può ricandidare - vuole gestire, come tutti, i capitali
che stanno arrivando per la ricostruzione. Devo dire che Haiti è stata dimenticata:
se non ci fossero le organizzazioni religiose e le organizzazioni umanitarie, Haiti
sarebbe ancora com’era prima. Gran parte di tutto quello che è stato messo in moto
è stato messo in moto dal volontariato e i capitali per la sopravvivenza arrivano
in maniera disordinata. E’ una cattiva regia, una brutta figura che ha fatto l’Occidente.
Ce li siamo dimenticati, è inutile nasconderlo. Un Paese in ginocchio, colpito dalla
fame, dal colera e dall’uragano, perché in mezzo c’è stato un uragano che ha ri-distrutto
tutto quel poco che si era ricostruito … ecco che arrivano i capitali, ed è giusto
che vengano gestiti bene, ma la situazione è molto complicata.
D. –
Per quale motivo, la Comunità internazionale dopo l’impegno iniziale ha abbandonato
Haiti?
R. – Prima di tutto non è un Paese appetibile perché il colonialismo
ha distrutto tutte le foreste. E’ un Paese arido. Ma c’è un altro problema che vorrei
sottolineare, che è molto, molto grave: il commercio dei bambini. Si tratta di un
commercio inarrestabile: ogni giorno passano 30, 40 bambini che vengono venduti, forse
anche dagli stessi genitori disperati che sperano di farli adottare. Ma poi, come
vengono usati?
D. – Tra queste difficoltà come sta procedendo la campagna
elettorale?
R. – Mirlande Manigat è la favorita. Ma Jude Celestin è
convinto di vincere e ha già annunciato cosa farà per quanto riguarda la ricostruzione
e tutto il resto. La "torta" che sta arrivando è grossa! Proprio per questo già succedono
strane cose: per esempio, il pullman elettorale di Jude Celestin è stato aggredito,
assaltato. Poi, anche le voci che vengono diffuse per far credere che il colera non
deriva dal fallimento del governo che non ha assunto alcuna prevenzione, ma che è
colpa dei caschi blu dell’Onu che dai loro Paesi hanno portato questa epidemia. La
situazione è estremamente intricata. Vediamo cosa succederà. (bf)