Congo: mons. Sikuli in difesa delle popolazioni dell’est del Paese
Si fa sentire mons. Melchisedech Sikuli Paluku, vescovo di Butembo-Beni, dopo gli
innumerevoli episodi di violenze sulle strade, nell’est della Repubblica Democratica
del Congo. A conclusione di una novena di preghiera per la pace, organizzata in tutte
le parrocchie diocesane in seguito all’assassinio del sacerdote Christian Mbusa Bakulene
lo scorso 8 novembre, il presule ha letto un messaggio intitolato “Guai a te, che
uccidi gli innocenti e i profeti”. L’obiettivo della pace e della sicurezza è per
tutti, ha ribadito il governo in occasioni ufficiali, tuttavia il presule sottolinea
che “le popolazioni dell’est sono tuttora sottoposte a un regime di terrore crescente:
insicurezza, violenze, uccisioni e assassinii che avvengono tutti i giorni”. A essere
colpite, secondo Sikuli, sono tutte le categorie sociali e nello stesso tempo “si
assiste a nuove pressioni per l’introduzione forzata di popolazioni di Masis verso
il territorio di Lubero, dopo il rimpatrio di profughi ruandesi del 1994”. Nella nota
dell’agenzia Misna si legge che le popolazioni locali hanno chiesto un dispiegamento
delle truppe militari, ottenendo per tutta risposta “l’indifferenza delle autorità
competenti”. Il messaggio del presule è stato firmato da 11 parroci decani in rappresentanza
del clero locale e da sette esponenti di congregazioni o istituti missionari (Comboniani,
Agostiniani dell’Assunzione, Crocigeri, Francescani, Sacro Cuore, Carmelitani, Benedettini
silvestrini), in rappresentanza dell’Assemblea dei superiori maggiori del Paese. Ieri,
dopo la celebrazione eucaristica a Kanyabayonga, sul posto è stata issata una grande
croce, non distante dal luogo in cui padre Bakulene è stato assassinato. (C.P.)