Cile: la morte di mons. Valech "voce dei senza voce" nella dittatura di Pinochet
“Un esempio di vita semplice, molto povera, senza volere nulla per se stesso, un esempio
di cileno; per la riconciliazione della nostra patria è stato sempre a disposizione”:
così il cardinale Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo di Santiago, ha ricordato
mons. Sergio Valech Aldunate, vescovo ausiliare emerito della capitale, deceduto ieri
a 83 anni nella casa sacerdotale Santo Cura de Ars di Providencia. Noto anche a livello
internazionale - riferisce l'agenzia Misna - per aver essere stato un simbolo della
Chiesa cilena che si oppose al regime di Augusto Pinochet (1973-1990), mons. Valech
“è stato la voce dei senza voce durante l’oscura notte della dittatura” ha detto l’ex-presidente
Michelle Bachelet, sopravvissuta agli anni bui della repressione. “Si trasformò in
un difensore dei diritti umani – ha aggiunto - un uomo del bene che salvò la vita
di molti”. Per Lorena Pizarro, presidente dell’associazione dei familiari dei ‘detenidos-desaparecidos’,
“tutto quello che fece durante la dittatura lo fece con forza e coraggio impegnandosi
per la causa”. L’intero mondo politico ha reso omaggio “a una delle figure più importanti
che la causa dei diritti umani ebbe durante il regime militare”, si legge nell’edizione
on-line del quotidiano ‘La Nación’, in particolare per il suo ruolo al ‘Vicariato
della Solidarietà’ tra il 1988 e il 1992, l’organismo pastorale ideato dal cardinale
Raúl Silva Henríquez a difesa delle vittime dei militari. L’impegno di mons. Valech
a favore dei diritti umani lo portò nel 2000 a partecipare al ‘tavolo del Dialogo’
e dal 2003 alla Commissione nazionale sulla prigione politica e la tortura, istituita
dal presidente Ricardo Lagos, e nota come ‘Commissione Valech’ che lo stesso presule
presiedette. La Commissione ebbe “un grande impatto, non solo per il contesto in cui
nacque - i 30 anni dal golpe dell’11 settembre 1973 – ma per le rivelazioni delle
oltre 30.000 persone che accorsero a dare la loro testimonianza” si legge ancora su
‘La Nación’. Alcune fonti di stampa cilene ricordano anche la “vita austera” che mons.
Valech condusse da quando fu ordinato sacerdote nel giugno 1953, rispetto alle sue
origini e all’eredità ricevuta dal padre, imprenditore immobiliare. Nel 2006 fu “il
privato che più contribuì all’istruzione cilena, ma lo fece in silenzio, seguendo
la filosofia di vita che difendeva con fervore” scrive ‘El Mercurio’. I funerali sono
previsti domani nella cattedrale metropolitana di Santiago dove fu consacrato il 18
ottobre 1973 dal cardinale Silva e dove riposano ora le spoglie del porporato. (R.P.)