Sinodo anglicano: la Regina Elisabetta e Rowan Williams ricordano la recente visita
del Papa
Sono stati la Regina Elisabetta e l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ad
aprire ieri pomeriggio nella Church House a Westminster il Sinodo generale della Chiesa
di Inghilterra ed entrambi nei loro discorsi inaugurali - riferisce l'agenzia Sir
- hanno ricordato con riconoscenza la recente visita di Benedetto XVI nel Regno Unito.
“In un tempo di profonda crisi finanziaria – ha detto Williams – la Chiesa è chiamata
ad essere una presenza cristiana nel mondo e a lavorare per il bene comune”. E a questo
proposito, ha aggiunto: “Stiamo ancora esplorando le conseguenze positive di questa
visita rispetto alla testimonianza del Vangelo in questo Paese”. Nel dare il via ufficiale
ai lavori del Sinodo, la Regina ha aggiunto: “nella nostra società secolarizzata il
ruolo della religione è divenuto questione centrale. E’ ormai riconosciuto il fatto
che le genti di fede sono veicolo di valori e che la prosperità di una nazione dipende
anche dal contributo di individui e gruppi di tutte le religioni. La recente visita
di Sua Santità il Papa ci ha ricordato che le Chiese cristiane e le grandi tradizioni
religiose hanno la grande potenzialità di ispirare sentimenti di grande entusiasmo,
di lealtà e la preoccupazione per il lavoro per il bene comune”. Poi facendo riferimento
alle “importanti decisioni” che dovrà prendere il Sinodo, la Regina ha augurato “saggezza”
per “equilibrare il cambiamento con la continuità”. Tra le questioni messe in programma
per le discussioni sinodali figura la “Anglican communion covenant”, il documento
allo studio ormai da 7 anni che cerca di stabilire un “patto” all’interno della Comunione
anglicana per mantenere vivo il dialogo tra le diverse province che la compongono,
su questioni come le unioni tra gay e l’ordinazione di sacerdoti omosessuali. "E'
un'illusione pensare – ha detto in proposito l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams
nel suo intervento di apertura - che senza alcuni cambiamenti, la Comunione possa
procedere come al solito, ed è una illusione ancora più grande pensare che la Chiesa
d'Inghilterra possa in qualche modo eludere l'intero processo. Il fatto è che certe
decisioni, prese in qualche provincia, riguardano tutti. Possiamo pensare che non
dovrebbe accadere, ma invece semplicemente accade. Se ignoriamo questo, ignoriamo
che siamo già in un pericolo reale, la dissoluzione pezzo per pezzo della Comunione”.
Williams ha quindi ricordato come il Covenant sia un testo al quale hanno lavorato
“teologi” di diverse visioni, “tra cui anche molti del Nord America”. Il testo – ha
tenuto a precisare l’arcivescovo di Canterbury – “non inventa una nuova ortodossia
o un nuovo sistema di politica dottrinale o un'autorità centralizzata”. “Non intende
ignorare alcuna autonomia prevista in modo canonico ad ogni provincia”. Non è quindi
“uno strumento di esclusione e di tirannia". E’ piuttosto un “patto” con il quale
le Province promettono di consultarsi prima di approvare sviluppi teologici o dottrinali
che potrebbero provocare l’opposizione di altre province. E “riconosce che, anche
dopo la consultazione, si può rimanere in disaccordo” ma si assume la responsabilità
che “tale disaccordo potrebbe causare la rottura di alcuni aspetti della comunione,
e che questo necessita di essere gestito con cura e con ordine”. (R.P.)