Amare con coraggio e sincerità Cristo e la Chiesa: così il Papa all'udienza generale
dedicata a santa Caterina da Siena
Il Papa ha dedicato l’udienza generale del mercoledì, nell’Aula Paolo VI in Vaticano,
a santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e d’Europa.
Si tratta di una donna – ha detto il Papa – che ci insegna ad amare con coraggio Cristo
e la Chiesa. Il servizio di Sergio Centofanti:
Benedetto
XVI ricorda come santa Caterina visse durante la travagliata epoca del 14.mo secolo,
illuminando un periodo critico “per la vita della Chiesa e dell’intero tessuto sociale
in Italia e in Europa”.
“Anche nei momenti di maggiore difficoltà,
il Signore non cessa di benedire il suo Popolo, suscitando Santi e Sante che scuotano
le menti e i cuori provocando conversione e rinnovamento”.
Caterina,
terziaria domenicana e semi-analfabeta, era una mistica d’azione, tra estasi e missioni
di pace nel continente europeo. E in questo contesto, il Papa rinnova il suo appello
all’Europa a non dimenticare le sue radici cristiane. Con le sue energiche esortazioni
la Santa riuscì a far tornare i Papi a Roma da Avignone. Nello stesso tempo si dedicava
ai più umili, i poveri, i malati, i carcerati. Attorno a Caterina – sottolinea Benedetto
XVI – si andò costituendo una vera e propria famiglia spirituale e in molti la chiamavano
“mamma”. “Anche oggi – ha aggiunto – la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio
della maternità spirituale di tante donne, consacrate e laiche, che alimentano nelle
anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana
verso vette sempre più elevate”.
Come tanti Santi soffrì molto, in
particolare a causa di diffidenze e incomprensioni nella sua stessa comunità. Durante
una visione Gesù le donò un anello, visibile solo a lei, segno della sua intima unione
con il Cristo. Successivamente avvenne il mistico scambio del cuore:
“Il
Signore Gesù le apparve con in mano un cuore umano rosso splendente, le aprì il petto,
ve lo introdusse e disse: ‘Carissima figliola, come l’altro giorno presi il tuo cuore
che tu mi offrivi, ecco che ora ti do il mio, e d’ora innanzi starà al posto che occupava
il tuo’. Caterina ha vissuto veramente le parole di san Paolo, ‘… non vivo io, ma
Cristo vive in me’ (Gal 2,20)”.
“Come la santa senese – afferma
il Papa - ogni credente sente il bisogno di uniformarsi ai sentimenti del Cuore di
Cristo per amare Dio e il prossimo come Cristo stesso ama”. Da questa dimensione cristocentrica
– centro vitale di ogni autentica spiritualità – traeva il suo amore per l’Eucaristia,
“straordinario dono di amore che Dio ci rinnova continuamente per nutrire il nostro
cammino di fede”. Un altro tratto della spiritualità di Caterina - ha poi notato -
è legato al dono delle lacrime:
“Le lacrime esprimono una sensibilità
squisita e profonda, capace di commozione e di tenerezza. Non pochi Santi hanno avuto
il dono delle lacrime, rinnovando l’emozione di Gesù stesso, che non ha trattenuto
e nascosto il suo pianto dinanzi al sepolcro dell’amico Lazzaro e al dolore di Marta
e Maria, e alla vista di Gerusalemme, nei suoi ultimi giorni terreni … Secondo Caterina,
le lacrime dei Santi si mescolano al Sangue di Cristo”.
E proprio
a partire dal suo amore per l’Eucaristia, “pur consapevole delle manchevolezze umane
dei sacerdoti”, ebbe sempre un grandissimo rispetto per essi:
“Essi
dispensano, attraverso i Sacramenti e la Parola, la forza salvifica del Sangue di
Cristo. La Santa senese ha invitato sempre i sacri ministri, anche il Papa, che chiamava
‘dolce Cristo in terra’, ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e
solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa”.
Prima di
morire, a 33 anni, Caterina dice: ho avuto la singolarissima grazia di aver consumato
e dato la vita nella Chiesa e per la Chiesa Santa:
“Cari fratelli
e sorelle, impariamo da santa Caterina ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero,
Cristo e la Chiesa”.