2010-11-23 14:46:44

Israele: sarà sottoposto a referendum ogni modifica sulla sovranità territoriale


La Knesset, il Parlamento israeliano, ha adottato la proposta di legge che impone di svolgere un referendum popolare confermativo per eventuali decisioni di ritiro da aree dove è stata estesa la legge israeliana, come Gerusalemme Est e le alture del Golan. Secondo diversi osservatori, il sottoporre decisioni del genere al giudizio della popolazione si potrebbe tradurre in ulteriori ostacoli per il processo di pace con i palestinesi, attualmente in forte difficoltà. Sugli aspetti tecnici e politici della legge, ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente, intervistato da Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

R. – Dal punto di vista tecnico, la legge approvata parla dei territori ufficialmente annessi a Israele: Gerusalemme Est e le alture del Golan. Il discorso sul referendum non vale per la Cisgiordania. Per cui, qualsiasi aggiustamento sui confini dello Stato palestinese che riguardi la Cisgiordania è fuori da questa legge. Dal punto di vista politico è una scelta che dà l’idea della debolezza della leadership israeliana di oggi. E’ una decisione che va letta all’interno di questo negoziato molto lungo sui rapporti di forza all’interno del governo Netanyahu. Questa proposta del referendum era voluta da tempo dall’ala destra del governo per mettere in qualche modo sotto tutela Netanyahu e, soprattutto, il suo ministro della difesa Barak, rispetto ai negoziati che erano cominciati a Washington e che adesso sono in fase di stallo.

D. – Quindi, decisivo il riflesso che avrebbe un referendum sul discorso degli insediamenti. A questo punto è importante sapere come è orientata l’opinione pubblica israeliana su questo argomento …

R. – L’opinione pubblica israeliana, soprattutto su Gerusalemme Est, è fortemente contraria a qualsiasi cessione di sovranità. Sulla questione degli insediamenti più in generale, il discorso è molto più aperto: cioè, dipende molto dal tipo di proposta che verrà presentata. E’ certo che un provvedimento del genere rappresenterebbe una spada di Damocle in qualsiasi negoziato: un premier che dovesse un giorno firmare un accordo di pace con la Siria o con i palestinesi relativo a Gerusalemme, dovrebbe affrontare con un voto - e quindi con un sì o con un no - una questione ovviamente delicata, ma anche abbastanza impopolare all’interno dell’opinione pubblica israeliana.

D. - Secondo alcuni osservatori questa legge rappresenta una sorta di escamotage da parte dell’attuale governo israeliano per evitare responsabilità dirette in qualsiasi tipo di decisione …

R. – Questo, sì. E’ l’ennesimo specchio di una situazione in grande movimento all’interno del quadro politico israeliano. Se il processo di pace dovesse andare avanti con la formulazione - su cui Netanyahu sta negoziando con Obama - del prolungamento di tre mesi del blocco degli insediamenti e quindi con una formula che in qualche modo sia accettabile anche per i palestinesi, questo avrà come conseguenza un cambio di maggioranza all’interno del parlamento israeliano. Questo provvedimento va letto anche alla luce di questo processo. Insomma, è un modo che ha usato Netanyahu per cercare di tenere, in qualche modo, attaccata alla sua maggioranza l’ala destra del governo. Ma non è detto che questa scelta basti. (bf)







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