Intervista all'autore del libro, Peter Seewald: affascinato dalla brillantezza dell'intellettuale
e dall'umiltà dell'uomo
Un libro nato da sei ore complessive di colloquio-intervista con Benedetto XVI. C’è
questo dietro la nascita di “Luce del mondo”. A raccontarlo ai microfoni della Radio
Vaticana è il suo autore, il giornalista tedesco Peter Seewald, che ammette di non
essere riuscito, per mancanza di tempo, a toccare tutti gli argomenti che si era prefissato,
fra i quali quello della persecuzione dei cristiani nel mondo. Con quest’ultimo volume,
si chiude una trilogia di libri che il giornalista ha realizzato in questi anni a
contatto di Joseph Ratzinger e ora di Benedetto XVI. Il responsabile della redazione
tedesca, padre Bernd Hagenkord, ha domandato a Peter Seewald cosa sia
cambiato nell’approccio al suo illustre interlocutore:
R. – Na ja,
anders ist zunächst dass er Papst geworden ist: Das ist ja ein gewaltiger… Beh,
intanto di diverso c’è che è diventato Papa. E’ un nimbo imponente, quello che è legato
a questo ministero e quindi l’approccio con il partner nel colloquio è ovviamente
diverso, un rispetto grandissimo. Poi, è vero anche che sono passati gli anni… In
ogni caso, quando inizi a parlare con lui – ed è vero che lui ti facilita molto il
compito – allora ti rendi conto che in realtà non c’è grande differenza. Cioè, l’“essenza”
di Ratzinger non è cambiata, nemmeno la sua cordialità e tanto meno la sua grande
umiltà, e tantomeno la sua forza intellettuale, la sua incredibile capacità di formulare
i pensieri. Come dire? In realtà, è diventato ancora più umile, ancora più semplice
e questo mi ha affascinato.
D. – Per il giornalista, non è difficile
dimenticare di avere di fronte il Papa per essere soltanto giornalista e autore di
un libro, oppure il Papa diventa un interlocutore come gli altri?
R.
– Er ist selbstverständlich kein Interviewpartner wie andere auch… Ovviamente,
non è un interlocutore come tutti gli altri: è sicuramente una situazione inconsueta
per un giornalista. E’ vero anche che si tratta della prima intervista di questo genere
con un Papa, il primo colloquio personale e diretto. Non è facile quindi far finta
di non avere di fronte il Papa: sai benissimo con chi stai parlando, sai che non è
una persona qualsiasi ma sai che stai parlando con il pastore supremo di una delle
più grandi comunità religiose del mondo e che quello che dice ha una sua rilevanza
e che anche quello che gli si chiede ha il suo peso. E’ importante presentare buoni
concetti: non è una storia nella quale ti puoi catapultare senza preparazione, perché
sarebbe come sprecare una grandissima occasione. E tutto questo, ovviamente, è anche
legato a un’enorme responsabilità.
D. – Lei ha avuto l’occasione di
fare al Papa moltissime domande. Come sono nate? Erano concordate? Ci sono state domande
che sono state rifiutate?
R. – Dieses Gesprächsbuch war meine Idee:
Ich habe schon vor fünf Jahren… Intanto, questo libro-intervista è stato
un’idea mia. Cinque anni fa, ho avanzato per la prima volta questa richiesta e ho
detto che mi avrebbe fatto piacere unire ai due precedenti libri-intervista un terzo.
Inizialmente, volevamo fare un’intervista sui primi cinque anni di Pontificato, anche
alla luce del secondo libro del Papa su Gesù. Poi, la situazione attuale con le sue
crisi, in particolare con i terribili casi di abuso sessuale, ha imposto un po’ un’impronta
diversa all’idea di fondo. Ciò che mi premeva era di poter affrontare quelle domande
che oggi sono di interesse per l’opinione pubblica. Non è un libro sulla fede, come
“Il Sale della terra”, ma è un testo che tratta le domande della gente, che non tralascia
alcuna domanda. Il Santo Padre non ha rifiutato nemmeno una domanda: è un uomo del
dialogo, non ha nessun problema a confrontarsi in modo aperto con domande critiche
e quindi questo colloquio è stato assolutamente libero.
D. – Se volgiamo
lo sguardo al fine settimana passato, quando il libro è stato in parte anticipato
prima della scadenza dell’embargo, abbiamo visto che è stato detto di tutto. Guardando
ai fatti con gli occhi dell’autore, quale effetto le fa vedere la sua “creatura” ridotta
a due-tre concetti, come ad esempio il profilattico…
R. – Na ja, ich
bin jetzt schon lange genug in diesem Mediengeschäft dass ich weiß… Beh,
sono nel campo delle comunicazioni sociali da tempo e so ormai come vanno le cose.
So che la situazione si è acuita e non è quasi più possibile volgere uno sguardo differenziato
e approfondito su un determinato argomento: c’è un argomento stuzzicante – e “Chiesa
e sesso” è sempre un tema intrigante! – e quindi ci sono i fautori ed i denigratori,
e i media aizzano le persone le une contro le altre… Ovviamente, è un peccato e non
dovrebbe far sì, questo meccanismo, che si dimenticasse quale grande occasione offra
questo libro. Ma io non sono preoccupato, perché il lettore può scegliere di leggere
e di approfondire. L’aspetto bello, direi, è che in questo libro-intervista abbiamo
la possibilità di sperimentare il Santo Padre in maniera diretta: non ci sono i media
che lo smembrano o lo aggiustano o lo interpretano a proprio uso e consumo. Il lettore
avrà, attraverso questo libro, la possibilità di gettare uno sguardo “pulito” sul
Pontificato e sull’uomo che caratterizza questo Pontificato. Da un lato, dispiace
vedere che i concetti vengano “ridotti” in questo modo, dall’altro lato, purtroppo,
è così: i media hanno bisogno di titoloni e non sempre hanno molto spazio a disposizione…
Quello che importa, però, è una cosa: che si comprenda che il Papa, la Chiesa, passano
all’offensiva: che non siano sempre i perseguitati, che non sia tutto concentrato
sugli abusi sessuali, ma ci sia nuovamente la pienezza degli argomenti e la ricchezza
dell’offerta. E che vi sia un tale, enorme interesse a livello mondiale, è veramente
una grande gioia. (gf)