India: in Orissa continuano le persecuzioni e le minacce contro i cristiani
I cristiani dell’Orissa, a due anni di distanza dai pogrom sanguinosi vivono ancora
in uno stato di insicurezza e pericolo. “I cristiani del Kandhamal vivono ancora in
una situazione di discriminazione. Talvolta persino i rifornimenti alimentari governativi,
e altri beni che dovrebbero essere distribuiti fra tutti i poveri non vengono consegnati
ai cristiani. In alcuni villaggi ai bambini cristiani non è consentito l’accesso alle
scuole governative. Inoltre alcuni testimoni sono stati minacciati affinché non si
presentassero nei tribunali per raccontare di ciò che hanno visto durante i pogrom”
hanno detto fonti anonime all'agenzia AsiaNews. Un altro segnale che è stato visto
dai cristiani come poco incoraggiante è il fatto che l’alta Corte dell’Orissa ha concesso
la libertà su cauzione a Aruna Suresh, un uomo politico del Bjp, il partito nazionalista
indù, che era in prigione da settembre, dopo che una corte di primo grado nel distretto
di Phulabani l’aveva giudicato colpevole di omicidio nei confronti di un giovane,
Bikram Pradham, nelle violenze dell’agosto 2008. Preoccupazione è anche espressa dall’arcivescovo
Raphael Cheenath della diocesi di Cuttack-Bhubaneswar. “Tempo fa c’è stato un incontro
fra leader cristiani e indù e si è giunti a un accordo, in modo che fosse possibile
celebrare feste religiose e liturgie, e perciò da allora in molte parrocchie ci sono
state processioni nei villaggi, ed è stato possibile celebrare la festa di Cristo
Re. E’ stata la prima volta dal tempo in cui ci sono stati attacchi contro i cristiani
in Orissa. Quest’anno, anche se abbiamo chiesto formalmente alle autorità di garantire
la sicurezza in tutte le chiese e istituzioni per la celebrazione del Natale, ancora
non abbiamo avuto risposta”. L’arcivescovo ha descritto così la situazione nello Stato:
“Non c’è violenza, ma non c’è nemmeno pace. Circa 16mila famiglie non hanno casa,
e ai cristiani non è permesso tornare in 20 villaggi, a meno che non si riconvertano
all’induismo. Così la paura colpisce ancora la nostra gente. In molti villaggi del
distretto di Kandhamal i nostri cristiani vivono maltrattamenti e umiliazioni ogni
giorno. Non viene loro permesso di prendere acqua dal pozzo del villaggio, raccogliere
legna da ardere, comprare cibo dai negozi. Le autorità non fanno nulla per prevenire
questi maltrattamenti, anche se abbiamo fatto denunce. Il loro silenzio è inquietante”.
L’arcivescovo ha aggiunto: “Stiamo cercando di creare un qualche tipo di rapporto
fra i fondamentalisti che ci hanno attaccato, e le comunità cristiane che vivono ancora
nella paura”. (R.P.)