Haiti nel vortice del colera, ospedali pieni e 20 mila i contagi. Serve acqua potabile
Si continua a morire di colera, ad Haiti: l’ultimo bilancio delle vittime supera mille
e duecento morti. L’emergenza dell’epidemia si aggiunge a quella del disastroso terremoto
dello scorso mese di gennaio. In questo scenario, sono a rischio le elezioni generali
del prossimo 28 novembre, già rinviate a causa del sisma. Tra grandi difficoltà le
organizzazioni internazionali cercano di fronteggiare la diffusione del virus. Da
uno degli ospedali a Port-au-Prince, sentiamo la testimonianza della giornalista Sara
Milanese:
L’odore di
cloro è la prima cosa che colpisce appena entrati nell’ambulatorio di Suor Marcella,
missionaria francescana, che da cinque anni vive a Port-au-Prince. Subito dopo si
capisce la violenza della malattia. La piccola entrata e le due salette dell’ambulatorio
sono piene: uomini, donne, bambini, tutti malati di colera. Di fianco ad ogni lettino,
da un lato la flebo, dall’altro il secchio per il vomito, praticamente solo acqua.
Siamo a Wharf Jeremy, quartiere periferico di Cité Soleil, la bidonville più grande
di Port-au-Prince: questa è la parte più recente, la più vicina al porto, ci vivono
centomila persone ed è qui che si sono registrati i primi casi di colera della città.
Il contagio, però, ha ormai raggiunto anche le altre bidonville e praticamente tutte
le città dell’isola. La paura del contagio cresce, ma per ora la malattia resta confinata
nelle baraccopoli e nei campi di tende, dove dal terremoto di gennaio vivono ancora
centinaia di migliaia di persone. Il timore per il colera si somma alle tensioni per
le elezioni di domenica prossima. Per ora, le contestazioni si sono fermate. A Cap
Haitien, dove ci sono state le prime proteste contro la presenza della Minustah, la
missione militare dell’Onu accusata di aver introdotto il colera nel Paese, è stato
riaperto l’aeroporto. I manifestanti hanno tolto le barricate lungo le strade, che
per giorni hanno isolato la città. Resta forte il sospetto che ci siano stati dei
tentativi politici di pilotare le manifestazioni in vista del voto, ma il malcontento
popolare è vero e sicuramente spontaneo. Impossibile prevedere cosa succederà nei
prossimi giorni.
Continua a crescere ad Haiti il numero dei morti per l’epidemia
di colera: le ultime informazioni parlano di 1.250 persone decedute e di oltre 20
mila ammalati. Intanto, ad otto giorni dal voto, quattro dei 19 candidati alle presidenziali
hanno chiesto un rinvio delle elezioni perché le autorità possano concentrarsi sull'epidemia.
Debora Donnini ha intervistato Freja Raddi, responsabile nel Paese caraibico
dei progetti di Medici senza Frontiere, rientrata da pochi giorni da Haiti:
R. - La situazione
ad Haiti è sicuramente una situazione critica sia nei nostri centri, che siamo riusciti
ad installare, sia nel nord del Paese, sia a Port-au-Prince. Siamo completamente inondati
dal numero dei pazienti che ci arrivano. A livello della gestione di questa malattia,
ci sono diverse problematiche e questo perché ad Haiti è una malattia che non è conosciuta;
la gente ha paura e non c’è una risposta sufficiente per gestire il livello di propagazione
di questa malattia.
D. - Si parla di circa 1.250 morti e di 20 mila
persone ammalate: cosa chiede Medici senza frontiere?
R. - Sfortunatamente,
non c’è stata una risposta veloce per cercare di rallentare il propagamento della
malattia. Uno dei grandi problemi, ad Haiti, è la mancanza dell’acqua potabile e la
mancata clorazione dell’acqua. Un altro problema che abbiamo incontrato è quello relativo
alla gestione dei rifiuti e questo rappresenta un grossissimo problema per evitare,
poi, la contaminazione: sto parlando soprattutto dei rifiuti delle strutture mediche.
D. - Medici senza frontiere cosa chiede, quindi, alla comunità internazionale
per poter agire al meglio?
R. - Chiede un intervento più forte, soprattutto
nel fornire acqua potabile e clorata alle comunità colpite dalla malattia in tutto
il Paese. Chiede la costruzione di latrine e l’organizzazione di un sistema di rimozione
dei rifiuti, con - ovviamente - la conseguente gestione del loro smaltimento, soprattutto
per le strutture mediche, per prevenire ulteriori contaminazioni. Chiede, infine,
di installare dei punti acqua per la reidratazione orale nelle aree in cui si registrano
i casi di colera e assicurare la rimozione e la sepoltura dei cadaveri. Il nostro
team di Msf lavora 24 ore su 24: ha dei ritmi abbastanza sostenuti, siamo riusciti
anche a portare all’interno del Paese più di 240 tonnellate di materiale medico e
logistico per rispondere il più velocemente possibile a questa epidemia.(mg)