Nota di padre Lombardi sulle interpretazioni date alle parole del Papa, riguardo i
profilattici, nel libro-intervista di Peter Seewald
In merito alle interpretazione date alle parole del Papa sulla questione dei profilattici
nel libro-intervista di Peter Seewald, “Luce del mondo. Il Papa la Chiesa e i segni
dei tempi”, che sarà presentato martedì prossimo in sala stampa, è giunta una nota
di padre Federico Lombardi.
Alla fine del capitolo 10 del libro “Luce del mondo”,
il Papa risponde a due domande circa la lotta contro l’Aids e l’uso del profilattico,
domande che si ricollegano alla discussione seguita ad alcune parole pronunciate dal
Papa sul tema nel corso del suo viaggio in Africa nel 2009.
Il Papa ribadisce
chiaramente che egli allora non aveva voluto prendere posizione sul problema dei profilattici
in generale, ma aveva voluto affermare con forza che il problema dell’Aids non si
può risolvere con la sola distribuzione di profilattici, perché bisogna fare molto
di più: prevenire, educare, aiutare, consigliare, stare vicini alle persone, sia affinché
non si ammalino sia nel caso che siano ammalate.
Il Papa osserva che anche
nell’ambito non ecclesiale si è sviluppata una analoga consapevolezza, come appare
dalla cosiddetta teoria Abc (Abstinence – Be Faithful – Condom), in cui i primi due
elementi (astinenza e fedeltà) sono molto più determinanti e fondamentali per la lotta
all’Aids, mentre il profilattico appare in ultimo luogo come scappatoia, quando mancano
gli altri due. Deve essere quindi chiaro che il profilattico non è la soluzione del
problema.
Il Papa allarga poi lo sguardo e insiste sul fatto che concentrarsi
solo sul profilattico equivale a banalizzare la sessualità, che perde il suo significato
come espressione di amore fra persone e diventa come una “droga”. Lottare contro la
banalizzazione della sessualità è “parte del grande sforzo perché la sessualità venga
valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano
nella sua totalità”.
Alla luce di questa visione ampia e profonda della sessualità
umana e della sua problematica odierna, il Papa riafferma che “naturalmente la Chiesa
non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale” del problema dell’Aids.
Con
ciò il Papa non riforma o cambia l’insegnamento della Chiesa, ma lo riafferma mettendosi
nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione
di amore e responsabilità.
Allo stesso tempo il Papa considera una situazione
eccezionale in cui l’esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la
vita dell’altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l’esercizio disordinato
della sessualità, ma ritiene che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo
di contagio sia “un primo atto di responsabilità”, “un primo passo sulla strada verso
una sessualità più umana”, piuttosto che il non farne uso esponendo l’altro al rischio
della vita.
In ciò, il ragionamento del Papa non può essere certo definito
una svolta rivoluzionaria.
Numerosi teologi morali e autorevoli personalità
ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe; è vero tuttavia che
non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche
se in una forma colloquiale e non magisteriale.
Benedetto XVI ci dà quindi
con coraggio un contributo importante di chiarificazione e approfondimento su una
questione lungamente dibattuta. E’ un contributo originale, perché da una parte tiene
alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria
come la “fiducia nel profilattico”; dall’altra manifesta però una visione comprensiva
e lungimirante, attenta a scoprire i piccoli passi – anche se solo iniziali e ancora
confusi - di una umanità spiritualmente e culturalmente spesso poverissima, verso
un esercizio più umano e responsabile della sessualità.