2010-11-21 14:57:14

Messe a Roma e Milano per pregare con e per i separati e i divorziati


Si moltiplicano le iniziative nelle parrocchie e nelle diocesi italiane a favore di separati e divorziati. Incontri, momenti di preghiera, celebrazioni eucaristiche, percorsi spirituali dedicati a queste persone, dimostrano che sta crescendo la volontà di far sentire quanti si trovano in questa situazione parte integrante della Chiesa. Messe per pregare per e con le persone separate o divorziate sono state celebrate ieri sera a Milano e a Roma. A promuoverle l’associazione “Famiglie separate cristiane”. Per rispondere a quali esigenze è nata e si impegna questa associazione? Adriana Masotti lo ha chiesto al presidente, Ernesto Emanuele.RealAudioMP3  

R. – Guardi, di solito si parla solo della non-comunione. Il problema è che dalla nuova legge si sono separati circa quattro milioni di persone e noi, come comunità cristiana, cosa abbiamo fatto per questi quattro milioni di persone, a parte l’accoglienza del sacerdote o del confessore singolo? Come gruppo, cosa abbiamo fatto? Aggiungo anche una cosa molto importante: che parlare di Dio alle persone è sempre difficile – dicono. Parlare di Dio alle persone che si stanno separando, che sono nel dolore, è la cosa più facile, la cosa che chiedono, perché in quel momento cercano Gesù e molto spesso non trovano dei testimoni che possano donare loro Gesù. Quando dico “donare Gesù”, non dico parlare di Gesù, della Madonna, del Santi, ma farsi uno come si è fatto il Buon Samaritano che non ha fatto la predica alla persona che ha trovato; non gli ha detto: “Ma perché te ne sei andato di notte, in una strada così, non dovevi andare …”, eccetera. Si è chinato sulle sue ferite, lo ha posto sul suo asino e l’ha portato, e gli ha dato le cose di cui aveva bisogno. Le persone che si separano hanno bisogno di essere accolte, di essere ascoltate. Ecco: noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di portare questa realtà nella Chiesa e nei movimenti.

 

D. – Quali pregiudizi la comunità cristiana è invitata a superare in merito a chi si trova – appunto – nella condizione di separato o divorziato e che voglia fare parte della comunità cristiana?

 

R. – Sapere che il separato comunque sia – lui colpevole o lui vittima – è una persona che ha sofferto nella cosa più importante della propria vita. E’ importante vederlo in positivo e di amare; e poi, noi non possiamo giudicare perché quella persona si è separata, chi è la vittima e chi è il colpevole. Dobbiamo superare il giudizio su queste realtà. Se tante persone regolarmente sposata si trovassero ad essere abbandonate dal coniuge, come si comporterebbero? Allora, mai dire: queste cose a me non capitano! Il pregiudizio da togliere è proprio quello di giudicare: di giudicare queste persone come persone lontane da Dio. Sono persone a cui invece in quel momento avremmo potuto, se fossimo stati testimoni veri, essere vicini.

 

D. – E quindi, in concreto, come avviene il vostro accompagnamento delle persone che si trovano in questo stato, oltre ai momenti di preghiera?

 

R. – Diciamo che la nostra associazione “Famiglie separate cristiane” ha collaborato e partecipa al progetto di una casa per i separati a Rho, a Milano, con 15 posti letto. Ma oltre a questo, noi abbiamo momenti di ascolto, di primo impatto: vuol dire accogliere tutte le situazioni con i bisogni primari legali, dell’assegno di mantenimento dei figli, della casa, dei tempi di frequentazione … attuata da noi separati.

 

D. – Quindi, c’è uno sportello?

 

R. – Abbiamo gli sportelli, abbiamo il “telefono s.o.s.”, abbiamo momenti di ascolto e di accoglienza in varie città d’Italia.

 

D. – Si sono formati anche dei gruppi che si incontrano, nelle città?

 

R. – Abbiamo 40 gruppi, in Italia, di cui una dozzina a Milano, sette-otto a Roma e in altre città come Firenze, ad Arezzo, a Genova, a Verona, a Udine, a Venezia, a Varese eccetera … (gf)








All the contents on this site are copyrighted ©.